Un salto all’indietro, un ritorno all’incubo vissuto un anno fa. Ma per uscirne definitivamente. E’ quanto si appresta a discutere la cabina di regia convocata nelle prossime ore, ragionando sul duplice volto dei numeri: quello allarmante del tasso di positività che sale rapidamente, trainato dalle varianti, e quello più rassicurante in merito alle dosi di vaccino in arrivo nel nostro Paese.
I contagi
Il balzo dei contagi è imponente e autorizza a delineare scenari drammatici se non si interviene in tempo. “Il mondo politico da mesi non ha capito uno dei problemi fondamentali: noi oggi vediamo i contagi di circa 2-3 settimane fa, per questo le decisioni vanno prese in modo tempestivo”, osserva Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe. “Oggi abbiamo il 28% della saturazione delle terapie intensive a livello nazionale, ma in alcune Regioni sono ben oltre la soglia del 30%. Quanto più gli ospedali si riempiono tanto più tolgono spazio a pazienti con altre patologie, si verifica la cosiddetta cannibalizzazione dei pazienti Covid”, ha spiegato Cartabellotta. E la situazione in effetti sembra precipitare, con i ricoveri cresciuti del 20% rispetto a poco meno di dieci giorni fa e 26mila casi in più rispetto alla scorsa settimana: un aumento del 22% sul territorio nazionale. Una curva, si affanna a ripetere il Ministro della Salute, Roberto Speranza, che continuerà la sua salita in assenza di misure efficaci. D’altronde lo studio dell’Ispi testimonia di come l’impennata di contagi in assenza di misure restrittive, associata alla mancata immunizzazione degli over 80, ha provocato decessi che potevano essere evitati: solo a febbraio, secondo l’indagine, potevano essere salvate 2.200 vite.
Il Monitoraggio dell’Iss ha osservato una ulteriore accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale (195 casi per 100.000 abitanti nella settimana 22-28 febbraio 2021). L’incidenza nazionale si sta quindi rapidamente avvicinando alla soglia di 250 casi/settimana per 100.000 abitanti che impone il massimo livello di mitigazione possibile. Analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, per l’Iss si rende necessario un rafforzamento delle misure su tutto il territorio nazionale al fine di ottenere rapidamente una mitigazione del fenomeno.
La campagna vaccinale
Misure di contenimento che serviranno non soltanto a far fronte a una delicata situazione del fenomeno epidemiologico ma che fungeranno anche da investimento per la campagna vaccinale. Nei prossimi cinquanta giorni arriveranno in Italia oltre 26 milioni di dosi di vaccino e il Governo si prepara a uno sforzo senza precedenti in termini di spesa, personale e logistica. Ma questo piano imponente non potrà prescindere dalla riduzione contagio per velocizzare le procedure, precettare personale e immunizzare, a partire dalle categorie a rischio, un gran numero di cittadini già prima di Pasqua. Un piano agevolato dal via libera del ministero della Salute all’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca anche nei soggetti sopra i 65 anni di età (esclusi però i soggetti estremamente vulnerabili per particolari patologie).
Le misure
Prende corpo, dunque, l’ipotesi di un lockdown nazionale sullo stile delle misure adottate lo scorso anno. Una chiusura radicale come ultimo sacrificio prima dell’effettiva e definitiva ripartenza. L’approccio rigido del premier Draghi segue il rigore europeo per favorire la campagna di immunizzazione. Ma dal vertice in programma nelle prossime ore, oltre alla possibilità di un lockdown nazionale, si vaglierà l’ipotesi di nuove restrizioni senza tuttavia puntare necessariamente sulla drasticità dei provvedimenti: lockdown integrale e nazionale nei weekend, coprifuoco anticipato alle 20 e chiusura dei negozi nelle zone in cui sono chiuse anche le scuole potrebbero rivelarsi misure in grado di contenere in maniera più efficace la diffusione del virus mantenendo però in vigore il Dpcm appena licenziato, senza stravolgimenti radicali.