La sala freme, quasi scalpita. Alla spicciolata arrivano tutti. Volti di una Salerno che ha tessuto un legame simbiotico con la squadra, che ha raccontato, seguito appassionatamente, e vissuto una storia unica a modo proprio per ognuno dei presenti. Il nome annunciato è altisonante, ha attirato un numero di partecipanti altrimenti impossibile. Un relatore, artefice della fase più luminosa della storia granata, gli anni ’90 polveriera di passioni, formidabili come non mai. Per il raduno di inossidabili cuori granata che affollano Palazzo di Città, Delio Rossi continua ad avere l’aureola del Santo, nonostante il conferimento dell’appellativo ormai ineludibile: il Profeta. Il Profeta è tornato e la città gli tributa il plauso che merita, riversa l’affetto custodito nel tempo. Assente durante le celebrazioni del centenario, Rossi cala su Salerno per fissare il suo ritratto all’interno del libro “Una partita lunga un secolo” di Angelo Scelzo e del nostro collega e collaboratore Luigi Narni Mancinelli.
La presentazione del libro è scandita dagli interventi dei più alti rappresentanti delle istituzioni cittadine, dal sindaco Vincenzo Napoli all’assessore allo Sport Caramanno, fino all’arcivescovo Monsignor Bellandi, autore di un intervento appassionato, capace di omaggiare il gioco del calcio e il legame strettissimo tra Salerno e la Salernitana: “La mia prima foto in carrozzina è sotto la curva Fiesole. Mi ha impressionato a Salerno la simbiosi tra squadra e città. Giocare a calcio, soprattutto per i più piccoli, significa imparare a collaborare, a fare squadra. Quello che occorre alla nostra società. Verrò sicuramente all’Arechi, magari contro il Pisa per ovvi motivi”.
Somma, Valese, Carmando, Viani, nessuna figura della gloriosa storia granata rimane conficcata nel dimenticatoio degli anni. In sala due giornalisti del calibro di Nino Petrone (autore della prefazione insieme a Dino Zoff) e Gianfranco Coppola, introducono alla lettura di un libro che riesce a immortalare la compenetrazione naturale tra Salerno e la Salernitana, passando al setaccio i momenti più significativi, i traguardi e gli arretramenti, le tragedie e le rinascite. Storie di vita e di campo che si nutrono del carisma e dell’inestimabile valore morale di personaggi mai dimenticati, bandiere mai ammainate. E’ il caso di Agostino Di Bartolomei, cui è dedicato un capitolo del libro e una scheda tecnica a cura di Luigi Narni Mancinelli pubblicata in esclusiva da Paese Sud. Il volume, edito da “Il filo- Albatros”, contiene anche un capitolo dedicato alla stampa sportiva cittadina, racconta il secolo della squadra granata e della città di Salerno, ed è arricchito da una serie di schede tematiche sul ruolo e la successione dei Presidenti, sul profilo della tifoseria e, infine, sulla rievocazione dei gol più importanti che hanno segnato, negli anni, il cammino della Salernitana.
“Delio Rossi, chi è costui?” E’ il titolo del capitolo che lo riguarda e che lo induce ad ammettere, con un certo stupore (o con un eccesso di modestia), di non attendersi un ruolo di primo piano nella partita lunga un secolo. “Non sapevo che ci fosse un capitolo per me. In ogni caso penso il calcio faccia parte della cultura: ogni evento della storia è legato alle sorti della squadra di calcio locale. Salerno mi ha formato, come uomo e come professionista. La storia di una squadra va rispettata: se non hai rispetto per il passato non puoi avere futuro”.
A sorpresa compare Aniello Aliberti. Si aggira sorridente, si gusta i momenti ripercorsi, lascia la scena a quella che fu la sua scelta vincente da presidente. Proprio la presenza di Aliberti segna una frattura tra passato e presente: nessun componente dell’attuale società ha presenziato all’evento nonostante l’invito regolarmente esteso al sodalizio granata.