Terremoto Irpinia: due parole che evocano inevitabilmente quella soleggiata domenica del 23 novembre 1980.
Ma la Storia non smette mai di sorprenderci e a raccontarla spesso è proprio il territorio, in questo caso si tratta di un’epigrafe situata tra le mura della Chiesa di Santa Maria Assunta, Cattedrale di Ariano Irpino, paese in provincia di Avellino (Campania).
All’interno dello storico edificio di culto, infatti, si trova un’iscrizione contenente tutti i terremoti che nel corso del tempo hanno causato danni alla stessa chiesa, dal IX secolo (850 d.c.) fino all’anno 1732. Si tratta di una inestimabile documentazione di oltre 880 anni, sull’attività sismica che insiste in territorio irpino.
LE CONFERME DALLE FONTI STORICHE
Sull’epigrafe il terremoto era inizialmente datato 17 marzo 1517, ma in seguito la data è stata corretta al 29 marzo dello stesso anno, evento sismico attualmente riportato anche negli archivi storici ufficiali dell’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Come si legge dall’archivio dell’INGV, le prime nuove informazioni sull’evento sismico di oltre 500 anni fa, erano state reperite nei “Diarii” di Marin Sanudo (1466-1536), grande erudito veneziano, autore di una monumentale raccolta di notizie dal 1496 al 1533. Successivamente, è stato possibile risalire proprio alla fonte utilizzata dallo stesso Sanudo: un dispaccio dell’ambasciatore veneziano a Roma, Marco Minio.
CONZA IL PAESE PIU’ COLPITO
Il documento dell’ambasciatore veneziano, datato 10 aprile 1517, è conservato all’Archivio di Stato di Venezia (“Archivi propri degli ambasciatori”). La consultazione diretta di questa fonte ha permesso di correggere alcune imprecisioni che si trovano nel testo dei “Diarii” di Sanudo. Secondo l’ambasciatore Minio, a Napoli non furono riportati danni.
Fu il paese di Conza (sempre in provincia di Avellino) a subire le conseguenze più gravi dell’evento sismico.
Un accenno a questo terremoto compare anche nell’opera di Vitale del 1794, storico locale di Ariano Irpino.
GLI EFFETTI del TERREMOTO DI MAGNITUDO 5.4
I dati man mano raccolti dall’incrocio delle fonti hanno poi permesso di ricondurre il terremoto del 29 marzo 1517 ad un evento sismico di vaste proporzioni. Fu avvertito fino a Napoli, e durò oltre un minuto, “un Miserere” si legge negli scritti dell’epoca (inteso il tempo di recitare un intero “Miserere”, il salmo 51 della Bibbia).
Le tecniche poi sviluppate dalla scienza, in particolare nella branca della geofisica applicata all’archeologia, hanno consentito di approfondire che il terremoto fu di magnitudo 5.4, verificatosi alle sette di sera con epicentro nell’attuale comune di Carife.
Il comune più colpito fu Conza della Campania, con 116 edifici danneggiati e 26 morti.
Quello del 29 marzo viene classificato come uno degli eventi sismici più importanti degli ultimi 1000 anni, verificatosi in Irpinia e non solo, e lo stesso territorio ne resta il primo custode della sua memoria.
Marco Giordano
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FONTI:
Archivio Storico INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:
http://storing.ingv.it/cfti/cfti4/quakes/42036.html#
– Pantosti D. e Valensise G.; Riconoscere il ‘terremoto caratteristico’: il caso dell’Appennino centro-meridionale, in “I terremoti prima del Mille in Italia e nell’area mediterranea. Storia archeologia sismologia”, a cura di E.Guidoboni, pp.536-553 – 1989 – Bologna.
Un “miserere” = un minuto. Dall’archivio della Comunità Pastorale San Paolo VI:
https://www.sanpaolosestocesate.it/wp-content/uploads/2020/03/Salmo-051-Ravasi.pdf
– Archivio di Stato di Venezia, Archivi propri degli ambasciatori, Archivio proprio Roma, reg.4, n.37, Dispaccio dell’ambasciatore Marco Minio al Senato veneziano, Roma 10 aprile 1517.
– Sanudo Marino; I Diarii, tomo 24 (1516-1517), ed. F.Stefani, G.Berchet e N.Barozzi – 1989 – Venezia.