Stop al pesce fresco a tavola per l’avvio del fermo pesca dal 9 settembre che porta al blocco per 30 giorni consecutivi delle attività della flotta italiana dallo Ionio al Tirreno, nel tratto di costa che va da Brindisi a Roma, andando ad aggiungersi al divieto già attivo nel tratto da San Benedetto del Tronto a Termoli, dove si tornerà a mare il 13 settembre. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca nel sottolineare che quest’anno, in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni, a seconda dalla zona di pesca alla quale sono iscritti. Le giornate di stop saranno decise direttamente dai pescatori che dovranno darne comunicazione scritta entro le ore 9 del giorno stesso. L’intero ammontare delle giornate aggiuntive dovrà essere obbligatoriamente effettuato entro il 31 dicembre 2019.
Con l’estendersi del blocco allo Ionio e al Tirreno che coinvolge Puglia, Basilicata, Calabria Campania e parte del Lazio, denuncia Impresapesca Coldiretti, aumenta anche il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, un prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare. Un pericolo favorito dal fatto che l‘Italia importa dall’estero 8 pesci su 10.
“Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ‘carta del pesce’”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.