Semplicemente Lucio. Per un’intera generazione a cavallo dei trent’anni, passata tra i banchi del liceo Severi, il prof. Lambiase ha rappresentato un’eccezione più unica che rara. Era infatti forse l’unico docente cui un alunno poteva rivolgersi dandogli del tu, chiamandolo per nome, come si fa con un amico, con uno zio, insomma non certo con un insegnante, anche se la materia in questione, l’educazione fisica, risulta forse la più amata per eccellenza. Era un simbolo Lucio, di libertà, un inno agli anni più spensierati che la vita possa regalare, quelli in cui basta avere un pallone da rincorrere per dimenticare gli affanni dell’adolescenza e divertirsi. In tanti hanno conosciuto le sue ineguagliabili performance, dai discorsi pre-partita ai tornei studenteschi, (roba che Eziolino Capuano scansati proprio), alle risate regalate nelle tante gite scolastiche cui si offriva di fare da accompagnatore per decine e decine di classi, così come i siparietti nelle sfide a calcetto tra professori e alunni. Voleva vincere, sempre, a tutti i costi, e bastava un minimo contatto, una mezza simulazione, per avere un fallo a proprio favore. Ma di gol, anche a 50 suonati, ne segnava in tutti i modi. Destro, sinistro, di rapina.
E a molti, poi, a distanza di anni, strappava un sorriso con il suo look audace, quando diversi anni dopo il diploma, veniva “avvistato” nei pressi dell’arenile di Santa Teresa, costume succinto e immancabile bandana fluo sul capo. Amava il mare, amava tenersi in forma proprio sulla sabbia, esercizi più disparati conclusi quasi sempre con un tuffo nelle acque di quella città che ha così tanto amato. La sua. Un simbolo di Salerno e di salernitanità, quello che se ne è andato a 68 anni il primo giorno di un 2020 iniziato con il piede sbagliato, e che ieri è stato salutato per l’ultima volta alla chiesa Madonna di Fatima. C’erano tanti suoi ex alunni, tanti colleghi di una vita, specie quelli di educazione fisica (Lembo, Ugatti, Genovese, Foglia, Vernaglia), guidati dal vicepreside Marseglia. C’erano inoltre tanti ex compagni della Salerno nel pallone, specie i componenti della formazione Berretti che nel maggio del ’69 alzò al cielo il primo trofeo della storia della Salernitana. La squadra presieduta dal presidente Tedesco fu capace di affermarsi in finale sulla Solbiatese dopo i calci di rigore, grazie alle tante reti messe a segno da Lucio nella competizione e ai penalty parati da Fulvio De Maio, presente in compagnia di Gigi Sica. C’erano anche i suoi ex compagni della prima squadra, Egidio Sironi, Nicola Provenza, Antonio Capone, Gaetano Zeoli e tanti altri, che hanno avuto il piacere di giocare con e contro di lui. Lui che di reti ne ha messe a segno centinaia, non abbastanza da ricevere la giusta fiducia con la maglia della Salernitana indosso (2 le reti in 19 presenze ufficiali), prima di esser ceduto per far cassa, che allora erano anni difficili e i prodotti del settore giovanile erano fonte di approvvigionamento non indifferente per far fronte alla crisi. Ha continuato a giocare per tanti altri anni, ricevendo l’invito per il centenario della Cavese ma non della Salernitana, nonostante il prestigioso traguardo raggiunto a fine anni ’60, e oltre dieci anni passati in granata, non aveva nascosto la sua delusione, ma il giorno dopo era già in sella alla sua bici, occhiali da sole, e pedalate d’orgoglio da macinare.
Raggiunge ora Rosario, storico custode del liceo, la cui scomparsa tanto dolore ha provocato in quegli stessi studenti sgomenti in questi giorni per Lucio, e nello stesso prof. Lambiase. Un legame forte, che ora continuerà lassù, tra una chiacchiera sulla loro amata Salernitana, e una risata. Per un pezzo di storia del Severi che continuerà a vivere molto a lungo…