L’intera Salerno, questo pomeriggio, si è stretta intorno alle spoglie di Antonio Liguori, ultras degli UMS deceduto in seguito ad un incidente stradale. Rumoroso, toccante, il corteo che ha accompagnato il feretro del giovane nei luoghi simbolo che hanno dipinto di granata la sua breve esistenza. Uno sciame di motorini, cori e fumogeni per colorare l’ultima trasferta di Antonio verso la sua casa, lo stadio Arechi. Nessuno ha voluto far mancare la propria voce, il proprio dolore. Numerosa e commossa la folla che ha accolto Antonio fra i vicoli di Salerno vecchia. In prima linea gli amici di sempre, i ragazzi del gruppo. A seguire semplici tifosi, delegazioni di ultras giunti da ogni parte d’Italia, tutti uniti in un abbraccio ideale – gemellati e rivali – provenienti da Andria, Bari, Brescia, Cava de’ Tirreni, Reggio Calabria, Monopoli, Pagani.
Una giornata triste per la città di Salerno che saluta prematuramente un altro dei suoi figli, resta il ricordo di Antonio che ora, sorridente, campeggia su un bandierone che lo raffigura. Antonio continuerà a girare per gli stadi d’Italia, presente sotto altra forma, sarà un orgoglioso vessillo granata. Simbolo di un nuovo sentimento di aggregazione, portatore di quel desiderio di essere famiglia unita, nella felicità e nella sofferenza.
No, un ultras non muore mai, trasmigra verso un altro settore. Più su, nella marea delle stelle per sostenere la sua squadra, in eterno.