Dopo Venezia, anche i porti di Napoli e Salerno, il tratto costiero della Piana del Sele e il porticciolo di Scario sono a rischio inondazione per l’innalzamento del Mar Mediterraneo e i cambiamenti climatici. È questo l’allarme lanciato disallinea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Ad incidere pesantemente sullo stato di salute, già precario, di vaste zone del Mar Tirreno, oltre all’innalzamento dei mari, provvede anche il peso crescente dei centri urbani, dovuto alle costruzioni massicce.
Come emerge dalla previsione del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, il Mediterraneo si già è innalzato di circa 30 cm negli ultimi 1.000 anni e da precisi calcoli scientifici si prevede un innalzamento più che triplo nei prossimi 100 anni.
In Italia, l’indagine si è concentrata in tre aree del sud, tra queste il comune di Scario dove il livello del mare si è innalzato di circa 15 cm negli ultimi mille anni.
Come si legge dal rapporto Enea: “Entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale). A questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro”.