È il 93’, un lampo di luce in un pomeriggio di domenica dove il cielo si è incupito come i sentimenti di coloro che assiepano gli spalti all’Arechi: dopo un primo tempo dove il sole rappresenta la soddisfazione del vantaggio dei padroni di casa con Piątek; ha visto nella seconda frazione, il pareggio scaligero e la pressione del Verona farsi più concreta: lo stesso 1-1 a pochi minuti dalla fine sembrava il risultato più giusto. In questa meteropatia in salsa granata, succede un colpo di scena; Botheim intercetta in area il pallone di Vilhena, il norvegese con un tocco morbido fa da sponda all’arrivo di Dia: come un regista che batte il ciak alla ripresa apicale del film. Il 29 protagonista del film si prende la scena colpendo di prima intenzione il pallone: così da disegnare una traiettoria a giro che non lascia scampo a Montipò. È una bolgia l’Arechi. Un’esplosione di gioia sanguigna, autentica, di quelle che fanno abbracciare perfetti sconosciuti che condividono la stessa passione: godendo della felicità che in quel frangente essa sa provocare. Quelle incessanti palpitazioni del cuore conoscono un momento di serenità solo al triplice fischio. Un sospiro di sollievo, lo stesso che il pubblico salernitano ha tirato fuori nel momento in cui l’arbitro Ghersini dopo un check al Var ha annullato il rigore assegnato al 68’ per probabile tocco di mano di Radovanovic. È una vittoria importante, i motivi sono vari: perché è arrivata dopo la rovinosa sconfitta contro il Sassuolo, per l’emergenza ormai critica a centrocampo, per la sfortuna scatenatasi questa domenica: dopo il forfait di Lovato prima del fischio d’inizio e poi per l’infortunio di Maggiore dopo pochi minuti dall’avvio dell’incontro. In particolar modo, per aver vinto una sfida salvezza contro una diretta concorrente.
Vincere una partita difficile, complicata e che non stesse prendendo il giusto risvolto: è un’iniezione di fiducia.
Nicola dopo la partita di Reggio Emilia cambia registro, non stravolgendo il modulo, bensì cambiando atteggiamento: quell’agonismo profuso nella pressione contro l’avversario nella fase di non possesso, quell’attacco che prevedeva l’utilizzo degli esterni molto alti, di sovrapposizioni continue, lasciando così molti spazi, sono stati per ora accantonati; virando su un baricentro più basso e un gioco offensivo che confluisse verso la coppia Piątek- Bonazzoli dove quest’ultimo, in fase di costruzione del gioco, non disdegnava di dare il suo apporto oltre a fornire l’assist dando il via all’azione che ha portato in vantaggio i granata. Il secondo tempo è stato di marca scaligera: dopo il gol di Depaoli che ha sfruttato un vistoso errore difensivo dei granata, il Verona man mano ha conquistato campo: colpendo il palo con Verdi al 78’( dopo aver colpito già nel primo tempo al 35’ la traversa con Gunter). Risultato vincente il doppio cambio effettuato in attacco da Nicola nel secondo tempo: l’inserimento di Dia e Botheim al 59’ ha portato i suoi frutti. Si sono dimostrati in grado di alleggerire la pressione scaligera con le loro iniziative offensive: trovando la ciliegina sulla torta nell’azione del 93’.
Una Salernitana ritornata umile, capace di soffrire e grazie all’apporto del suo reparto offensivo, assoluto protagonista, abile a pungere in maniera letale. La vittoria è stata troppo severa per il Verona di Cioffi: vincere in una partita in cui non si brilla e di certo non si attua quel gioco spumeggiante è ancora più importante.
La partita che attenderà i granata in quel di Milano sarà proibitiva: Maggiore infortunato, Bohinen in attesa, Radovanovic che ingenuamente si è fatto espellere nel finale, vedono un centrocampo ridotto all’osso. Un Don Chisciotte contro i mulini a vento: sulla carta il risultato appare scontato.
Questo scorcio di campionato ci ha insegnato che le tabelle a lungo periodo siano deleterie: bisogna cogliere le opportunità quando si palesano o meglio costruirle dal nulla com’è successo sul finale di questa gara contro il Verona: cogliendo l’attimo, incassando punti per arrivare più vicini alla meta della salvezza.