Venezia nel destino. Non c’è dubbio che se un sussulto di vita l’ippocampo deve provare, contro i lagunari è quasi sempre la volta buona. E quasi sempre, specie al Penzo, sono emozioni per cuori forti.
Partendo dalla fine, ovvero da un modesto centrocampista, spesso tacciato (manco fosse colpa sua) come simbolo dell’immobilismo sul mercato di una società assente e frettolosa, capace di trasformarsi eroe in un martedì sera che passerà alla storia, e che vale alla Salernitana il primo successo fuori casa in serie A.
Ne aveva disperatamente bisogno, la truppa passata nelle mani di Stefano Colantuono, bravo a dar seguito alle uniche cose buone mostrate dalla squadra in un esordio da incubo contro l’Empoli. Senza strafare, senza inventarsi nulla di particolare, la formazione granata è riuscita a ripartire dalle poche certezze accumulate sino ad ora in campionato.
Ad esempio Gyomber, centrale troppo spesso costretto a giocare, con inevitabile calo di rendimento, da “braccetto” di destra o da terzino, in perenne difficoltà quando chiamato a destreggiarsi con la palla tra i piedi. O da Zortea, che forse nemmeno sarà terzino puro, ma ha dimostrato buona capacità di spinta, mettendo diversi cross interessanti in area, compreso quello che è sbucato sulla zucca di Simy, complice l’uscita a vuoto di Romero, e diventata occasione della vita per il già citato Schiavone.Che in una sera nel corso della quale un 38enne francese, Franck Ribery, decide di dare sfoggio ulteriore della sua classe immensa con una prestazione monumentale, riesce a prendersi la scena diventando il più improbabile degli eroi che la Salernitana poteva aspettarsi ma del quale aveva assolutamente bisogno.
Ritrova la rete anche Bonazzoli, invocato da tempo dalla stragrande maggioranza della tifoseria, finalmente lanciato di nuovo dal 1′, e a segno con un mancino educato e affilato, dal quale spesso possono arrivare giocate di una qualità che pochi tra i calciatori granata vantano.
Ed è così blitz in Laguna, al 95′ di una gara comunque sofferta, e iniziata ancora una volta in salita, tanto per cambiare. Proprio lì, due e mezzo fa, la Salernitana riusciva dopo 120′ più calci di rigore agonici ad evitare la retrocessione nell’anno del Centenario, grazie al rigore decisivo di capitan Di Tacchio. Solo lo scorso aprile, invece, fu all’Arechi che il Venezia si trasformò in amuleto, grazie a un’altra rimonta da infarto, griffata dalla doppietta di Gondo, ribattezzato dopo due reti in extremis (92′ e 94′), il Gondoliere Granata. E’ stata probabilmente la vittoria più inaspettata, di quelle sporche, ma decisiva per la promozione in serie A della Salernitana. Che se ieri ha provato a risalire la china sperando di rimanerci in questa categoria, anche nella stagione ’97-98, si impose con un perentorio 3-0 che fu testimonianza prepotente della propria forza, con una prestazione totale in casa di un’altra diretta candidata alla promozione in massima serie. Ci riusciranno entrambe, festeggiando a braccetto, seppur con grande rispetto per le vittime dell’alluvione di Sarno, il 10 maggio di 23 anni fa.
Andrea Schiavone lo racconterà ai nipotini, gli oltre 700 tifosi giunti in Laguna in un martedì pomeriggio tornano a casa finalmente con i primi tre emozionantissimi punti conquistati dopo 4 trasferte di digiuno, amarezze, e rimpianti. C’è però una certezza nel destino della Salernitana. Prima o poi arriva Venezia…