Un disastro generale. Oppure: un disastro, Generale. Scegliete pure voi se metterla o meno la virgola, se usare o meno la maiuscola, l’ordine degli addendi non cambia. Una Salernitana senz’anima affonda in casa contro la Sampdoria, perdendo una gara importante, contro una squadra sulla carta dall’organico nettamente superiore (chi d’altronde non può vantarlo in serie A?), e affonda all’Arechi alla vigilia (dopo la trasferta di Cagliari) di un ciclo di fuoco che si preannuncia avaro di soddisfazioni.
Se non ieri, quando? Ugo Marchetti, amministratore unico della Salernitana, avrebbe dovuto far sentire la sua vicinanza alla formazione di un già rassegnato Stefano Colantuono? Bruttissimi i segnali di campo, se possibile ancora peggiori quelli pervenuti non prettamente dal rettangolo di gioco. Assente dopo una breve capatina il direttore sportivo Angelo Fabiani, assente il Generale, che forse non avrà gradito dopo le iniziali passerelle tra gli applausi e i complimenti a bordo campo, i primi “timidi” fischi della torcida granata, proprio quel Generale autore di un comunicato pieno di livore nei confronti di Fabrizio Castori, tecnico che pochi mesi prima dell’esonero caldeggiato dallo stesso Marchetti, aveva scritto una delle pagine più importanti della storia del club.
Punti pochi, soddisfazioni anche, ma con il trainer marchigiano si poteva partire da una certezza. La “sua” Salernitana avrebbe lottato dal 1’ al 90’, uscendo dal terreno di gioco con la consapevolezza d’aver dato tutto, e invece contro la Sampdoria, a preoccupare più dei limiti tecnici, comunque già noti, è stato l’atteggiamento mentale di una squadra che dopo una buona ventina di minuti iniziali, si è spenta definitivamente troppo presto.
Scioltasi alle primissime difficoltà la formazione di Stefano Colantuono è sembrata rassegnarsi al proprio destino con una passività mortificante, non offrendo mai la reale percezione di voler, più che poter, tornare in partita. Sotto all’intervallo di due reti, Djuric e compagni sono rientrati in campo senza riuscire ad imbastire nemmeno la minima reazione d’orgoglio, di cuore, con il tecnico sedutosi inerme in panca nell’ultima mezz’ora di gioco, e Ribery che (anche a causa di alcune noie fisiche), ha deciso di chiamarsi fuori dalla contesa, alzando bandiera bianca.
E ieri di fischi, dopo settimane di applausi a prescindere e incitamento incondizionato, ne sono arrivati parecchi, da parte di un popolo deluso cui, nelle prossime due gare contro Juventus e Inter, è stato richiesto un obolo con tariffe da semifinali di Champions League. Anche lì, nel settore popolare per eccellenza, la Curva Sud, dove non sono previsti nemmeno ridotti. Si poteva sottoscrivere il mini-abbonamento, risponderà qualcuno, dimenticando però che basta fare una ricerca tra le altre compagini di serie A per scoprire che rispetto alle iniziative degli altri club, all’Arechi si paga (molto) di più, per assistere a meno partite. Il tutto con una situazione di classifica catastrofica, e una situazione societaria che continua a non dare rassicurazioni di alcun genere. Buio totale.
Se la Salernitana non dovesse far risultato a Cagliari, probabilmente sulla panchina granata tornerà Fabrizio Castori, che non avrà la bacchetta magica per trasformare alcuni interpreti (fischiati ingiustamente ieri, ché la colpa di esporli a queste figure non è certo la loro, ma andrebbe forse ricercata in chi questa squadra l’ha allestita e costruita), ma che dovrà almeno provare a fungere da defibrillatore e garantire quantomeno qualche scossa elettrica, per provare a uscire da una linea piatta che rischia di anestetizzare un’intera città.