Una Salernitana spigliata e creativa concede appena una ventina di minuti al Pescara (i primi cinque della gara e l’iniziale quarto d’ora del secondo tempo), poi provvede ad asfaltarlo con una prova ricca di intensità, qualità e personalità. I tifosi granata abbandonano lo stadio con lo sguardo quasi incredulo, regalando ai protagonisti in campo un lungo e caloroso applauso. Il merito di questa agognata ed inattesa svolta è da attribuire al lavoro, sul campo e nelle menti dei calciatori, sviluppato da Giampiero Ventura, artefice di un processo a tappe destinato a regalare soddisfazioni crescenti. L’euforia per quanto visto ieri sul prato dell’Arechi, ovviamente, deve essere immediatamente accantonata e lasciar spazio ad un atteggiamento saggio che anteponga la necessità di ritrovarsi sul campo, alla ripresa degli allenamenti, accompagnati dalla consapevolezza di dover continuare a lavorare con umiltà e abnegazione. Alla squadra vista all’opera ieri mancavano Cerci ed il giovane metronomo polacco Dziczek, due calciatori destinati ad innalzare il tasso tecnico e la qualità di palleggio del gruppo. Infine, si spera che la società metta a segno almeno un altro paio di colpi entro la scadenza ormai prossima della sessione estiva di calciomercato. Al termine della quale avremo le idee molto più chiare (anche sulle altre compagini cadette) e potremo forse collocare la squadra granata in una dimensione più vicina al sogno che non al disincantato realismo che regna sovrano da quattro stagioni.Tante sono le note positive emerse nel match contro i biancazzurri abruzzesi di Luciano Zauri. Partendo dalla volontà collettiva di produrre calcio di qualità, per giungere al desiderio di divertirsi in campo e offrire uno spettacolo gradevole e trascinante ai novemila tifosi granata presenti sugli spalti. Mister Ventura, potendo contare su calciatori tecnicamente validi rispetto al passato, sta lavorando soprattutto sull’incremento dell’autostima individuale e collettiva. All’interno dello stesso match, infatti, la giocata del singolo è sempre inserita in un progetto di squadra, raramente è un numero tecnico fine a se stesso ed infruttuoso. I messaggi positivi trasmessi dalla squadra sono numericamente superiori agli aspetti tecnico-tattici che ancora necessitano di approfondimenti e manutenzioni da effettuare sul prato verde infrasettimanale.La difesa è stata compatta e reattiva per lunghi tratti del match, alternando presidio di posizione basato sulla densità e tempestive uscite sulla trequarti da trasformare in provvidenziali coperture preventive. Preciso, flemmatico e reattivo è stato il centrale di sinistra Jaroszinski, sempre pronto a dare il suo contributo nella costruzione del gioco dalle retrovie, ad aggredire gli attaccanti rivali sulla trequarti ma anche a scalare sulla fascia sinistra per coprire la posizione avanzata assunta da Kiyine. Lavoro eseguito disciplinatamente anche dal cipriota Karo sul centrodestra, seppur con coraggio contenuto (e qualche ingenuità) in fase di impostazione. Buona l’interpretazione tattica del perno centrale Migliorini, attento e risoluto sia nel garantire fisicità negli ultimi venti metri, sia nell’effettuare chiusure laterali imposte dalla necessità di bloccare sul nascere le ripartenze rivali. Però la gara di ieri ha fatto emergere alcune piccole criticità che meritano un’accurata revisione. Almeno in un paio di occasioni, infatti, è mancata la simultanea uscita in pressing della linea mediana e di quella difensiva. Quando Di Tacchio porta pressing alto sul facitore di gioco rivale, la linea difensiva deve prontamente accorciare altrimenti rischia di regalare ampia agibilità sulla trequarti alla fase offensiva altrui. In questo senso, Karo e Jaroszinski sono sembrati più reattivi, mentre centralmente Migliorini è parso ancora timoroso e titubante in qualche circostanza. Qualche accorgimento, inoltre, bisognerà trovare per limitare al minimo (come è avvenuto ieri) l’attesa difensiva incardinata su un 5-3-2 piatto, scolastico e privo di pressione. Ricordiamo l’uno-due Galano-Tumminiello che ha quasi liberato all’ex foggiano un invitante varco verso la porta di Micai. La squadra granata piace perché riesce ad arrivare con discreta facilità sugli esterni, dove agiscono calciatori tecnicamente validi ed abili nell’uno contro uno. Un ruolo chiave è svolto dai difensori centrali leggermente defilati, i quali, partecipando alla costruzione del gioco, costringono esterni offensivi e mezzali pescaresi ad uscire in pressing. Tale dinamica, soprattutto a sinistra dove agiscono Firenze e Kiyine, mette in grandissima difficoltà la fase difensiva del Pescara, preoccupato di impedire la manovra iniziale alla Salernitana, ma anche di non sfaldare la sua retroguardia a quattro uomini. Firenze e Kiyine vanno a nozze e sono spesso in superiorità numerica, sfondando lateralmente quando il Pescara non esce nei tempi giusti sul belga marocchino, oppure ottenendo con il giropalla superiorità numerica sull’altro fronte (Tiro dai venti metri del liberissimo Akpo e le iniziative di Cicerelli nell’uno contro uno) quando Busellato, Balzano e il resto della mediana scalano le marcature sull’out destro. L’ossessiva preoccupazione di Zauri di impedire alla Salernitana di produrre gioco, palesata dal pressing alto esercitato da Bruno su Di Tacchio, consente a Ventura di sguinzagliare tra le linee Firenze, la cui percussione si conclude con un tiro che non punisce il Pescara solo grazie al coraggio di Campagnaro, il quale si getta a peso morto sulla sfera restando quasi tramortito. A regalare imprevedibilità alla fase offensiva granata sono anche alcuni repentini cambi di gioco, che impediscono al Pescara di organizzare raddoppi di mercatura laterali e consentono a Kiyine e Cicerelli di sfruttare la loro abilità nell’uno contro uno.Altra trama che assicura efficacia in fase d’attacco è l’aggressione dello spazio cercata da Akpo alle spalle di Del Grosso, terzino sinistro ospite intento a contenere la verve di Cicerelli.Insomma, per larghi tratti abbiamo visto una manovra avvolgente e discretamente intensa, con un vero pressing d’accerchiamento portato alla fase difensiva ospite e comprensivo della capacità dei difensori granata di eseguire coperture preventive tese a conquistare le seconde palle e a mantenere tambureggiante la capacità di offendere (il contributo di Jaroszinski in occasione del primo gol di Jallow è la dimostrazione più evidente). L’attacco granata, partito decisamente in sordina, è cresciuto gradualmente fino a risultare determinante nello scorcio finale del match (pregevoli il secondo gol di Jallow ed il terzo firmato da Giannetti). L’inizio non è dei migliori perché i due cecchini di Ventura, che risultano quasi avulsi dalla manovra, si liberano raramente dai blocchi difensivi del Pescara e quasi mai dettano il passaggio ai facitori di gioco. Insomma, per circa trenta minuti è venuta meno quella disposizione verticale della coppia, tanto cara all’ex tecnico della nazionale, attraverso la quale imbastire fraseggi nello stretto, produrre ‘veli’ che disarticolano le difese e pongono nella condizione di attaccare frontalmente e con più uomini la porta avversaria. Il gol fortunoso di Jallow ha favorito l’ingresso nel match delle due punte granata, le quali hanno iniziato a lavorare qualche pallone in più per i compagni, a staccarsi a turno per offrire una soluzione di passaggio al portatore di palla e allo stesso tempo preservare l’opzione legata alla possibilità di attaccare la profondità. La prestazione è rimasta per larghi tratti contraddittoria (giocate utili, determinanti ed efficaci, ma anche errori clamorosi a pochi metri dalla porta ed errate letture tattiche), però Jallow e Giannetti sono rimasti saldamente ancorati al match, sia dal punto di vista tattico, sia sotto l’aspetto mentale e caratteriale. Sicuramente da rivedere è l’approccio fisico e mentale palesato dalla squadra nella fase iniziale del secondo tempo. Quando Di Tacchio e compagni hanno commesso l’errore di pensare che sarebbe stato sufficiente gestire il vantaggio per portare a casa i tre punti. Errore di valutazione da evitare in futuro, perché la Salernitana, essendo soprattutto una squadra tecnicamente brillante ma non molto strutturata sul piano fisico, non può permettersi di speculare sul risultato. Quando lo fa, entra immediatamente in difficoltà, si consegna all’avversario e rischia di smarrire l’autostima favorita dalla continuità di gioco che è in grado di esprimere. Il Pescara, reso più vivo dall’asse Galano-Balzano (Firenze aiuta poco Kiyine in fase difensiva) capitalizza immediatamente (gol di Campagnaro sugli sviluppi di un corner) il nocivo attendismo dei ragazzi di Ventura, i quali, poi, impiegano un bel po’ di tempo prima di ritrovare le loro coordinate calcistiche e la sicurezza nei propri mezzi. Fortunatamente, gli abruzzesi non approfittano del momento di confusione attraversato dai padroni di casa. Resettato lo scialbo avvio del secondo tempo, i calciatori granata riprendono a muovere velocemente gambe e pallone, ad attaccare lo spazio con i centrocampisti, a far salire la squadra con il lavoro delle punte e ad affondare con costanza sulle corsie esterne, nuovamente nobilitate dagli incontenibili spunti di Cicerelli e Kiyine. Il Pescara finisce immediatamente alle corde, salvandosi in più occasioni solo grazie all’assenza di precisione dei calciatori di casa (Maistro, due volte Giannetti e Kiyine). Prima di consegnarsi, ormai stremato, alla percussione di Akpo, da cui scaturisce lo scaltro ‘gioco di ‘prestigio’ di Jallow, e soprattutto alla giocata sublime di Giannetti che permette alla volitiva truppa di Giampiero Ventura di blindare in anticipo una vittoria meritata e convincente.
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