Manca un’ora dall’inizio del match, motorini e macchine confluiscono nei pressi dello stadio tra parcheggi di fortuna poco distanti da Marina d’Arechi fino a riempire quelli preposti fuori dai settori di quel che “fu” il Principe degli stadi (ora lasciato nell’incuria totale). Il caldo di Settembre più piacevole e dolce accoglie il flusso di tifosi che tra una coda e l’altra accedono allo stadio. La Salernitana si presenta in campo dopo il terzo risultato positivo utile ed affronta una squadra ostica come l’Empoli: che seppur abbia perso calciatori come Pinamonti, Vitti, mantiene un impianto di gioco ben rodato e capace di accogliere i nuovi arrivati come Lammers e Satriano, autori dei gol contro la Salernitana, inserendoli alla perfezione negli ingranaggi della squadra; oltre ad avere individualità ormai già collaudate Ismajili, Bandinelli e soprattutto Parisi capace di essere una spina nel fianco di Candreva in questa partita valevole per la quarta giornata di Serie A.
La Salernitana per buona parte del primo tempo, subisce gli impegni ravvicinati di queste gare: la costruzione del gioco, a ritmi più lenti, fatica a procedere rendendo più facile il predominio dell’Empoli. Al primo gol della partita al 31mo, di marca empolese, il primo gol in Serie A per Satriano, suona come un allarme che sveglia dal torpore i granata. Il pareggio arriverà poco dopo al 39mo: un azione personale di Mazzocchi delinea una serpentina, un tango tra il difensore e il pallone nella difesa dell’Empoli; un rimpallo fortunoso prima della conclusione del numero 30 che batte Vicario: il suo primo gol in A e non solo. Si chiude simbolicamente quel capitolo estivo di voci di mercato che davano il suo addio per Monza con certezza: il viaggio in Brianza non c’è stato, la sua permanenza è valsa come un “acquisto”. Una liberazione che sblocca la partita e mentalmente i granata: dove le gambe non arrivano per la stanchezza, l’entusiasmo provoca un secondo tempo con un altro volto.
Emergono in un gioco corale: uno straripante Mazzocchi, un Coulibaly indomabile, polmoni d’acciaio per il centrocampo granata; un Vilhena che mostra la sua classe soprattutto quando gioca più vicino all’area, a volte perdendosi in numeri ridondanti, infine un Dia sempre sul pezzo che sigla il suo terzo gol in quattro partite. Corner tiro-cross di Vilhena e Dia appoggia in rete al 61mo per il 2-1. La partita è in possesso dei granata che riescono a ristabilire quel ritmo e quella velocità del pallone così cercata e voluta da Mister Nicola, mancando di cinismo rientra in gara l’Empoli che nel secondo tempo ha subito il ritorno della squadra di Nicola: all’81mo Lammers complice una deviazione di Fazio siglerà il 2-2 su ripartenza, rischiando al 94mo di siglare addirittura il 3-2. Entreranno anche i nuovi arrivati Piatek e Daniliuc, esordio positivo per entrambi soprattutto per il secondo: capace di mostrare sin da subito autorevolezza in un momento di forte incertezza della gara; il difensore austriaco ex Nizza riuscirà ad infondere fiducia alla retroguardia granata. Il pareggio sarà il risultato finale: l’esito più giusto. Partita vivace e divertente che si lascia vedere. Si rimane nella parte sinistra della classifica con una vittoria addirittura avremmo raggiunto l’ottavo posto: è tutto provvisorio, certo, tuttavia racconta di quanto sia stata positiva la partenza. E di quanto il morale non possa che essere alto. Questa partita ha il merito di raccontare sottotraccia anche quali saranno le insidie presenti in questo campionato: bisognerà avere la capacità di gestire le forze e allo stesso tempo essere più cinici possibili quando fioccheranno le occasioni da gol, perché come dimostrato nell’ultima parte della gara, il risultato può essere sovvertito improvvisamente anche nel momento migliore. Le potenzialità dei singoli e il gioco espresso da questa squadra ha palesato nonostante sia una squadra in divenire (vista la rivoluzione effettuata con tanti acquisti di qualità susseguitisi in questa sessione estiva di calciomercato) i punti di forza su cui proseguire verso la consapevolezza dei propri mezzi. Una strada lunga da affrontare tenendo conto, appunto, delle difficoltà che il campionato di serie A possa paventare per l’obiettivo di una salvezza tranquilla. Ciò che ora è un dato incontrovertibile: è il filotto di risultati positivi che arriva a quattro partite. Domenica c’è la Juventus da affrontare in quel di Torino: nonostante il gap tecnico sia enorme, nonostante sia una gara proibitiva ciò che solleva gli animi è sapere di avere una squadra capace di giocarsela fino alla fine senza essere la vittima sacrificale: al di là del risultato finale. Esco dal campo, il traffico si materializza tra luci e clacson, la sera scende prima rispetto alle interminabili giornate estive a cui eravamo abituati: nel vociare di commenti e trasmissioni radio che odo dalle macchine incamminandomi per strada, nitida da un auto poco distante risuona “Ricordati di me” di Antonello Venditti. Le note di un coro che ha accompagnato lo scorso anno in molti stadi, la torcida granata; lo ricordo in particolar modo dopo Juve-Salernitana della passata stagione con un risultato scontato e una salvezza che in quel momento apparisse irraggiungibile : eppure a fine partita, ci fu una straordinaria testimonianza d’amore con quello spicchio di settore ospiti riservato alla tifoseria granata che continuava a cantare a partita conclusa in uno stadio vuoto. Senso di appartenenza granitico. La partita di Torino è più vicina: lo sguardo del passato ha lasciato spazio a ben altro spirito.