“Mi alleno la mattina, bisogna avere pazienza e aspettare che questo periodo finisca il prima possibile”. Parola di Francesco Di Tacchio, protagonista della diretta Instagram organizzata dalla Salernitana, occasione per conoscere più a fondo il mediano mancino, che ha risposto alle domande dell’addetto stampa granata Gianluca Lambiase prima, e a quelle dei tifosi poi.
Che tipo di lavoro con il prof Innocenti?
“Alterniamo un giorno di lavoro organico e un giorno di forza, con i mezzi ovviamente che si hanno a disposizione. Bisogna arrangiarsi, ho la fortuna di avere un garage abbastanza largo, quindi ne approfitto…”
Nel tanto tempo libero?
“Studio inglese, ne approfitto per migliorarlo un po’. Serie Tv su Netflix, social, playstation. Io preferisco Fifa, anche se molti compagni di squadra giocano a Call Of Duty”.
Sul momento attuale
“E’ un momento drammatico, in famiglia stanno tutti bene, ma capisco le persone che perdono i propri cari senza nemmeno la possibilità di salutarli. Il calcio manca”.
Domande dei tifosi, squadra al completo dove può arrivare?
“Siamo in linea con quello che ci eravamo prefissati, ci è mancata un po’ di continuità, abbiamo la consapevolezza di essere un’ottima squadra, abbiamo le carte in regola per giocarci qualcosa di importante”.
Il leader all’interno dello spogliatoio?
“Lopez, senza dubbio, riesce a tirarti un sorriso sempre. Ha il massimo rispetto da parte di tutti”.
Cosa rappresenta essere capitano della Salernitana?
“Attestato di stima da parte della società, oltre a una grande responsabilità. Sono orgoglioso e felice, questa è una piazza importante e un calciatore si sente al top, spero di onorarla nel migliore dei modi”.
Il legame con città e tifosi
“Sto bene qui, piazza molto calorosa, tifoseria splendida. Può dare tanto e può togliere tanto, si deve trovare il giusto equilibrio e non abbattersi nei momenti meno belli, non è semplice giocare a Salerno”.
Sul futuro
“Ho un altro anno di contratto, nel calcio mai dire mai, tutto può succedere. Se la società vorrà, io sono più che disponibile”.
Lo spareggio con il Venezia
“La partita che più mi ha segnato, il ritorno dei playout, la ricorderò per tutta la vita. Quanti problemi, quell’annata è stata disastrosa, sono contento di aver segnato il rigore decisivo. Spero di non rivivere più una stagione del genere. Ho pensato tante cose prendendo quel pallone, avevo solo voglia di chiudere quella stagione”.
La partita più bella giocata a Salerno?
“Il 3-0 contro il Padova, il mio primo gol con la maglia della Salernitana. Di recente ho visto Salernitana Juve, giocare all’Arechi è una bellissima emozione, spiace non averlo ancora riempito, ma sappiamo benissimo che per le squadre avversarie è difficile venire qui”.
Quando hai capito che saresti diventato calciatore…
“Da bambino tutti sognano di giocare in A, sono andato via a 14 anni, non era facile stare lontano da casa, dagli amici. Con il tempo capisci che può diventare un lavoro, ma ci sono tanti ostacoli e momenti difficili, dopo aver firmato il primo contratto ho capito di avercela fatta”.
Calciatore e squadra preferiti
“Milan. Kakà, anche se oggi non c’entro niente con le sue caratteristiche”.
Piazze dove ti sei trovato bene in passato?
“Sono stato bene dappertutto, ogni squadra mi ha lasciato qualcosa, ho dei ricordi bellissimi di Pisa, dove ho vinto un campionato, l’anno della retrocessione ci sono stati tanti problemi a livello societario. Ho avuto un tecnico come Gattuso, che ha portato la squadra fino in fondo”.
Il compagno di squadra più forte?
“Vannucchi, ho giocato con lui nell’Entella, lui era a fine carriera, ma restava un giocatore incredibile, vinceva le partite da solo. Tanta roba”.
Porte chiuse?
“Atmosfera strana, per un giocatore è bello avere gente sugli spalti. Questo è un gruppo pronto per il grande salto, composto da persone per bene, questo fa la differenza. Il mister vive di calcio, lo vive per 24 ore al giorno, grande voglia di mettersi in discussione, un maestro”.
Sui compagni di squadra…
“Djuric è il più colto, Maistro quello più bersagliato dagli scherzi. Anche a me però ne hanno fatti diversi, mi hanno tagliato i calzini. Jaroszynski è quello che mi ha impressionato, forte davvero non lo conoscevo. Così come Dziczek, ne sentiremo parlare per tanti anni. Una parola in dialetto che ho imparato? Pisciuaolo, il coro che mi piace di più è “Che bello è quando esco di casa, per andare allo stadio, a vedere i granata…”.