La nascita di una casa editrice può rappresentare un sintomo insperato di risveglio culturale. Il primo e nitido segnale di un fermento che preme dal basso, che attende il canale ideale per emergere. Chi lo fiuta è dotato in genere di una sensibilità particolare: precorre i tempi di iniziazione di un processo di fuoriuscita, s’accorge di quelle voci di sottofondo capaci d’influenza e ancora relegate ai margini. Sovverte il linguaggio dominante per coltivarne di nuovi e più consistenti. Se poi questi motivi agganciano la freschezza della progettualità giovanile, allora il discorso s’innesta su binari innovativi, delinea una realtà destinata a diventare sorgente letteraria secondo canoni non più soltanto appartenenti a un passato florido. L’avventura della Saggese Editori, neonata casa editrice salernitana, s’innesca esattamente seguendo questa traccia. Il giornalista Francesco Saggese, ideatore e fondatore della casa editrice, dispiega appassionatamente la missione e gli obiettivi del progetto, orientato caparbiamente a rispolverare un’editoria di qualità, a restituire al lettore ciò che i grandi colossi del web e le case editrici a pagamento (stamperie mimetizzate) hanno contaminato: pubblicazioni di valore. Il progetto, partner della Zona Orientale Rugby Popolare Salerno, colleziona propositi incontestabili: la ricerca di giovani scrittori, un radicamento sul territorio degno di un’attitudine alla crescita culturale e la possibilità di fare rete con altre realtà. Ma soprattutto offre all’editoria salernitana la possibilità, dopo tanto tempo, di avere un autentico riferimento. L’impermeabilità al richiamo culturale di parte del territorio non deve scoraggiare: la casa editrice ha già avviato sul piano nazionale quell’opera di scouting imprescindibile per scovare nuovi talenti. La conferma proviene direttamente dalla prima pubblicazione, il “Signor Blu” dell’autore pugliese Piero Bagnardi, scritto e ambientato in Puglia e che proprio sulle sponde dell’Adriatico sta riscuotendo il successo meritato. Qualche giorno fa è stato presentato ufficialmente a Capurso.
Francesco Saggese, ci spiega com’è nata l’idea della Saggese Editori?
“Io sono un divoratore di libri e la casa editrice nasce dalla passione per la letteratura. La mission principale della casa editrice è quella di coinvolgere tanti ragazzi che sono rimasti, nonostante tutto, sul territorio, di incentivarli alla letteratura. Ci troviamo in una regione come la Campania dove, secondo i dati Istat, si scrive e si legge di meno. Lo stimolo per la letteratura è una delle cose più belle che esista”.
Come valuta il contesto salernitano da un punto di vista culturale?
“Quello salernitano è un terreno fertile ma gli autori vanno selezionati. Anche nella nostra zona esistono molte case editrici che chiedono contributi e che, di conseguenza, pubblicano un po’ di tutto. Io e il mio team vogliamo portare una ventata di novità. Puntiamo alla qualità e a progetti di ampio respiro, cercando di radicarci sul territorio anche attraverso progetti di scrittura creativa e iniziative nelle scuole”.
Conciliare le esigenze di vendita con l’esigenza altrettanto importante di lanciare nuovi talenti è considerata impresa ardua da molti editori. Tant’è che in molti preferiscono pubblicare soltanto scrittori affermati.
“I giovani sono le risorse principali per l’editoria, è tra di loro che si nascondono nuovi talenti. Per scoprirli bisogna lanciarli. In questa città ci sono molti giovani validi che soffrono la mancanza di palcoscenici adeguati. Noi, insieme ai giovani, vogliamo creare qualcosa di innovativo”.
Qualche osservazione degna di nota sul self-publishing e sull’editoria online. Amazon sta realmente ammazzando l’editoria?
“Da giornalista sportivo mi concedo sulla metafora calcistica: se vuoi diventare un calciatore, un po’ nell’indole devi avere la stoffa del calciatore. Vale lo stesso per la scrittura. Io penso che Amazon voglia dare la possibilità, anche a chi non ha proprio la vena artistica o poetica, di autopubblicarsi e di avere una piccola vetrina. Il problema a mio avviso è che poi non si valorizzano gli autori che realmente valgono. Purtroppo ci sono tanti editori che non si curano del contenuto dello scritto ma sono interessati a garantirsi, fin da principio, un numero di copie vendute. Noi puntiamo principalmente alla qualità. Quando il lettore si troverà di fronte a una pubblicazione della Saggese Editori deve rendersi conto di non sfogliare un libro dei tanti, pubblicato per motivi che prescindono dall’effettivo valore. Gli autori devono rivolgersi a case editrici in grado di valutare, oltre allo scritto, il loro curriculum, le loro precedenti pubblicazioni, le loro attività sul territorio. C’è una trafila da rispettare, non si pubblica a scatola chiusa. Il self-publishing è una forma di pubblicazione che le persone hanno il diritto di poter scegliere ma una casa editrice differisce non soltanto per criterio di selezione ma anche per come ti segue durante tutto il percorso: correzioni, presentazioni, distribuzione. La nostra è una squadra valida e sapremo riaccendere una speranza nel campo editoriale. Oltre a realizzare qualche sogno”.