Se Sky nei giorni scorsi aveva dedicato ampio spazio agli eroi di Berlino nel 2006, anche la Rai, in particolare con il suo canale dedicato interamente allo sport, ha ben pensato di sfamare gli italiani con le partite storiche più celebri della Nazionale, dal Mundial dell’82 ad altre eroiche imprese raccontate anche a chi in quegli anni non era probabilmente nemmeno nato, ma ne approfitta per non perdere il contatto con lo sport più amato. Ottima iniziativa per distrarsi in un periodo tragico per il Paese, ma nel corso del quale è anche necessario provare ad accantonare per qualche ora, in attesa che praticamente tutto lo sport mondiale, riprenda regolarmente le proprie attività. Sarebbe il segnale inequivocabile, che il peggio è alle spalle. Per chi ha ancora appetito calcistico da sfamare, da segnalare serie tv e film dedicati al mondo del calcio che potranno fare compagnia ai lettori per rendere meno arida la quarantena.
Ultras: il film probabilmente più discusso del momento. C’è chi lo reputa poco veritiero, chi lo attacca di poca imparzialità, chi è rimasto deluso perché troppo pieno di violenza e troppo poco di tutti gli ideali legati a una delle poche sottoculture rimaste in Italia, sicuramente il lavoro d’esordio di Lettieri fa parlare di sé. Il regista diventato famoso per i video delle canzoni di Liberato e Calcutta su tutti, (del primo c’è traccia nel lungometraggio), è un lavoro centrato a metà, probabilmente troppo debole la trama a margine del film, salvato da una fotografia di qualità altissima. Parla di una guerra generazionale tra tre “classi generazionali” di ultras del Napoli, nessuna forse ne esce vincitrice. Di calcio giocato poco e niente, violenza e dramma in abbondanza.
The English Game: proprio lui, il calcio, un gioco inglese inventato alla fine dell’800. Siamo in questo periodo storico, quando questo sport, le cui regole sono da poco codificate, cerca di rivolgersi ancora alla classe aristocratica del Regno Unito, che vedono nel football una passione esclusivamente rivolta ai gentiluomini. Sarà una squadra che rappresenta in pieno lo spirito operaio del suo popolo a tentare di stravolgere questa gerarchia, provando a conquistare ad ogni costo la FA Cup. Nel mezzo le prime compravendite di giocatori, all’epoca assolutamente vietate, e le prime accuse di “mercenari” ai giocatori che percepivano denari per quello nato solo come un gioco. Ispirato a fatti realmente accaduti e che hanno permesso che il calcio diventasse quello che è oggi, e come ci viene detto nel finale. “Questa gente vive per la propria squadra. Lavora tutta la settimana aspettando la partita”.
Puerta 7: anche qui pochi gol, ma il contesto calcio come sottofondo delle vicende di una curva argentina mista tra corruzione e delinquenza. La società, con la dirigenza in primis, è un po’ succube e un po’ complice dei cosiddetti barra bravas, che comandano il quartiere e asciugano le casse del club, prima che una donna, tifosissima della squadra e con un legame familiare molto stretto con la squadra, proverà a ripulire l’immagine del club stesso e del quartiere.
Apache, la vita di Carlos Tevez: serie che come potrete intuire dal titolo racconta i primi anni di vita e di carriera dell’attaccante argentino, cresciuto non senza difficoltà in un barrio tra clima di violenza e povertà a fare da sfondo a una situazione familiare piuttosto dura. L’apache, così viene soprannominato l’attaccante con un passato in Italia con la maglia della Juventus, dovrà stare attento a evitare strade pericolose pensando a coronare il suo grande sogno, esordire con la maglia del Boca Juniors, e seguire le orme del suo idolo, idolo forse di ogni calciatore albiceleste, Diego Armando Maradona. “Un viaggio pieno di cicatrici…”
Sunderland ‘Til I Die: docu-reality che avrebbe dovuto “portare il pubblico a osservare gli alti e bassi della prima stagione del Sunderland nella Championship successiva alla dolorosa retrocessione dell’anno precedente”. Un anno raccontato dall’interno, reso ancora più drammatico, e forse ancora più convincente da un punto di vista narrativo (ci perdoneranno i tifosi del Sunderland), la clamorosa retrocessione in terza serie inglese. Storia di un amore che, frase quanto mai inflazionata ma che forse oltremanica può basarsi ancora su saldi principi, va al di là di ogni risultato. Pathos, lacrime, abbracci, bambini che diventano uomini e viceversa, sulle note di “Can’t help falling in love” di Elvis.