Si arricchisce di nuovi spunti il rush che, a primavera, condurrà alla barra di comando di Palazzo Santa Lucia: Potere al Popolo ha sciolto ogni riserva e, dopo aver metabolizzato le briciole di percentuale racimolate in Umbria (appena lo 0.9% delle preferenze in coabitazione con il PC), si getta a capofitto fra i drappeggi del sipario elettorale. Eccolo, dunque, il tassello che va a colmare quel vuoto ideologico che aveva reso lo scacchiere politico campano orfano di una solida opzione di sinistra radicale. Registrata, del resto, la costante navigazione verso il centro – a vele ferme nella corrente degli scontenti – di PD e Italia Viva.
Un quarto incomodo di assoluto rilievo. Impegnato, in prima linea, in tutte le vertenze che infiammano l’autunno della regione: Whirlpool, Italcementi, Treofan. Presente sempre – senza compromessi – a difesa dell’autodeterminazione dei popoli, al fianco dei curdi, contro gli strascichi liberticidi del decreto sicurezza, a sostenere con viva voce i diritti dei lavoratori. In aperto e fisiologico contrasto nei confronti dei nuovi conati nazionalisti – fascismi – che iniziano ad intorbidire le strade, nel silenzio assenso degli arcinoti – Lega e FDI – mangianastri nazionali.
Ago della bilancia a tutti gli effetti, Luigi de Magistris, potrebbe offrire una decisiva sponda istituzionale all’avanzata di Potere al Popolo, tessendo un’alleanza di sicuro spessore. Il sindaco di Napoli potrebbe anche, in maniera poco lungimirante, naufragare nelle sabbie mobili di un PD che, seppur sia saldamente ancorato alle fonti elettorali del territorio, non offre spinte propulsive all’immaginazione. De Luca continua a stringere alleanze che vertano nel mantenimento di uno status quo calcificatosi nel tempo, all’interno di un quadro politico che ancora non riesce a srotolarsi in un valido ricambio generazionale.
Non è ancora chiara la posizione del M5S che, coccio per coccio, si sgretola dall’interno e vaga senza bussola nei meandri del suo autunno più lungo. Possibile che i pentastellati provino ad avvalersi del laccio emostatico elettorale del PD – per sanare una ormai costante emorragia di voti – oppure, più dignitosamente, potrebbero farsi trainare da un candidato forte, esperto, soprattutto consapevole delle problematiche e dei meccanismi che governano i consensi in Campania. Il centrodestra al momento non concede indicazioni di sorta. A livello nazionale, prettamente propagandistico, fanno più gola le sorti delle elezioni regionali in Emilia Romagna del prossimo 26 gennaio. Nel frattempo sembrano sgranarsi i contorni della candidatura di Mara Carfagna, forzista della prima ora, in procinto di preparare le valigie e spiccare il volo verso orizzonti più moderati.
Tutto da stabilire il gioco delle alleanze, le trattative entreranno nel vivo all’alba del prossimo inverno. Siamo convinti che, nel giro di un mese e mezzo, verremo dirottati nel folle vortice dello scambio di opinioni, vivace o intavolato che sia. Intanto Potere al Popolo ha fatto sapere – tramite la portavoce nazionale Viola Carofalo – che ci sarà, a prescindere dalle coalizioni, anche in solitaria. L’obiettivo è quello di offrire una quarta via costellata di diritti, restituire brio al volto di una sinistra che sappia compattarsi a guardia dei suoi ideali, che sappia sostenere con fervore le battaglie sindacali. Una sinistra che, indubbiamente, ha bisogno di creare reti e nuovi linguaggi. Ha l’obbligo morale di provare a sfaldare le resistenze di un elettorato che, con maggiore sicurezza, bascula verso il richiamo di una destra che non ha più intenzione di nascondersi. È necessario costituire una barriera atta a contenere e combattere i deliri di onnipotenza provenienti dalle periferie più ombrose. Lo sciamare minaccioso di virgulti che, tardamente sintonizzati sull’ottobre del ’22, si sentono legittimati dagli slogan sovranisti di quei due piazzisti – vocianti popolani nel palcoscenico mediatico nazionale – che nutrono i propri serbatoi abbeverandosi di Mojito e bile.
Servirà, pertanto, ferma opposizione a chi, armato di violenza (verbale e non), trincerato nei suoi ottusi concetti di ordine e disciplina, proverà a ledere senza esclusione di colpi ogni principio costituzionale, fagocitare ogni residuo frammento di libertà. La Campania, quindi, terreno fertile – si spera coltivabile – si prepara a rivestire un ruolo cardine negli equilibri della geografia politica nazionale.