Apertura di corridoi green regionali, interregionali e intercomunitari per il transito regolare dei lavoratori stranieri regolari, concessione di un permesso di soggiorno straordinario per motivi di lavoro per tutti gli stranieri irregolari che trovano occupazione nel settore agricolo e nella filiera, superamento degli ostacoli normativi e burocratici che impediscono o limitano l’attività dei lavoratori dei richiedenti protezione internazionale. Sono le richieste che i segretari generali di Cgil e Flai Cgil Campania, Nicola Ricci e Giuseppe Carotenuto avanzano per scongiurare il fermo totale delle campagne di raccolta nel settore agricolo durante l’emergenza Coronavirus. E lanciano un appello al governatore della Campania, Vincenzo De Luca affinché intervenga sul Governo per salvare il comparto agricolo regionale.
“Anche quest’anno – sostengono Ricci e Carotenuto – registriamo una forte assenza di manodopera nel settore a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid19. Rispetto agli anni precedenti, quest’anno c’è il concreto rischio di un collasso del settore, dal momento che oltre il 30 per cento dei lavoratori stagionali sono immigrati comunitari ed extracomunitari. L’attività agricola, esentata dalla sospensione decretata dal Governo, rischia così di paralizzarsi. E – avvertono – senza raccolto si blocca la filiera agroalimentare mettendo a rischio l’approvvigionamento alimentare e oltre 35mila posti di lavoro nella nostra regione”.
In tutto ciò, si continua a parlare di liberalizzazione dei voucher in agricoltura, dimenticando che il vero problema è la disponibilità di operai agricoli stagionali. “Le nostre proposte – sostengono i segretari generali di Cgil e Flai Cgil Campania – migliorerebbero la protezione sanitaria per decine di migliaia di persone e, dunque, per tutta la popolazione. A questi lavoratori vanno anche garantite adeguate soluzioni abitative provvisorie. L’emergenza Covid19 – concludono – non può trasformarsi in una catastrofe per l’agricoltura ma nemmeno in una grande occasione per la criminalità organizzata, il caporalato e il lavoro nero non soggetto al alcun controllo sanitario”.
La situazione è drammatica per molti agricoltori con i raccolti, già impoveriti dall’alternarsi di gelo e siccità per un andamento climatico del tutto anomalo al quale si aggiungono gli effetti della mancanza di almeno 200mila lavoratori stagionali che mette a rischio le forniture alimentari degli italiani. Con l’avanzare della stagione a rischio c’è più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
Occorre intervenire urgentemente per la raccolta di fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane) e in pieno campo. Con l’aprirsi della stagione, sottolinea la Coldiretti, i prodotti di serra lasceranno il posto ai prodotti all’aperto. Le raccolte di frutta delle prossime settimane partiranno tra una decina di giorni con la raccolta delle prime ciliegie, a seguire partirà la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione.
Nel frattempo, dalle mele alle patate, si assiste a un aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione è un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura con le difficoltà nelle esportazioni, la chiusura delle mense e dei ristoranti e la mancanza di lavoratori stranieri che alimentano anche speculazioni con compensi che in molti casi non coprono neanche i costi di produzione degli agricoltori. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a marzo si evidenziano al dettaglio nel carrello della spesa sulla frutta del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%.