Quest’estate, dal primo luglio al diciassette agosto, niente è meglio per combattere la siccità di rivedere cinque opere d’arte di Hayao Miyazaki di nuovo al cinema. Si parte con la Città Incantata (nelle sale dall’1 al 6 luglio), poi arriva Principessa Mononoke (dal 14 al 20 luglio), Nausicaa della Valle del Vento (dal 25 al 31 luglio), Porco Rosso (dal 1 al 7 agosto) e il mio preferito, Il castello errante di Howl (dall’11 al 17 agosto). Purtroppo manca il suo ultimo lungometraggio Si Alza il Vento, che doveva vincere l’Oscar, ma purtroppo capitò lo stesso anno di Frozen e quindi non c’era trippa per gatti. Quindi, se alla fine della maratona Miyazaki non ne avete avuto abbastanza, potete recuperare la sua filmografia su Netflix, dove troverete quasi tutto.
La sfortuna dei film d’animazione giapponesi
Con i film asiatici come quelli che ho citato sopra, la distribuzione in Italia è in tanti casi “criminale”: i film d’animazione giapponese spesso escono più tardi, anche in ritardo di anni, o vanno direttamente sulle piattaforme di streaming. O, peggio ancora, escono nelle sale come “film evento” per un massimo di tre giorni. La dicitura “film evento” è molte volte un modo carino per dire che i distributori cinematografici ci stanno credendo davvero poco. D’altra parte sono stata molto contenta qualche mese fa, quando Belle, un film del regista Hosoda, giapponese ma non studio Ghibli, ha avuto una programmazione “normale”. Forse il vento sta cambiando, per dirla con una metafora che piacerebbe a Miyazaki. Il Giappone sta arrivando da noi e non parlo solo di riso e pesce crudo, in ristoranti con camerieri robot. Forse anche grazie al successo dell’anime L’Attacco dei Giganti.
Miyazaki e gli aerei contro la guerra
In questo momento, è molto importante rivedere i film di Miyazaki, non solo per l’elemento fantastico e la bellezza delle storie, ma perché quasi tutti i suoi film hanno un sotto testo più o meno evidente di denuncia contro la guerra. Per questo sarebbe stato fantastico rivedere Si Alza il vento, dove il pacifismo non è in sottofondo, ma è un elemento portante. Il protagonista, Jirō Horikoshi, è un ingegnere aeronautico realmente esistito e abbastanza famoso nel paese. Il suo sogno era costruire aerei (gli aerei sono una grande passione del regista) e in particolare voleva realizzare l’aereo dei sogni, una macchina perfetta, ispirata alla natura, ad aspetti piccoli della natura, come le spine di pesce. La maggior parte della gente spera di non trovare mai una spina di pesce, se capita una spina viene buttata con disgusto. Ma Jirō no, lui guarda le spine ammirato e ne trae ispirazione. Purtroppo il suo sogno viene trasformato in bombardiere. Il suo meraviglioso aereo, quasi un suo figlio, usato come strumento di morte. Eppure il nostro protagonista è l’uomo più tranquillo del Giappone, ingoia la frustrazione e cerca di vivere.
Non vi piace? Tranquilli, siete normali
Volevo rassicurarvi su una cosa, e scrivervi che se anche non vi piace Miyazaki non siete sbagliati. Non dovete aver paura di dire che la sua lentezza per voi è noia, che non sopportate il suo carico di tristezza- malinconia, che vi divertite con Fast & Furious e che i giapponesi proprio non li capite. Per voi, forse, il miglior modo di avvicinarsi al Giappone, se volete, è leggere il romanzo noir Le Quattro Casalinghe di Tokyo. Una delle protagoniste all’inizio uccide il marito; certo la Tokyo descritta da Natsuo Kirino non ha nessuna aurea mistica, non nel senso che di solito associamo ai prodotti giapponesi. Meglio ammettere di non apprezzare Miyazaki, anziché passare per finti intellettuali radical chic. Può essere complicato capire personaggi che danno per tutta la vita del lei o del voi ai propri compagni o addirittura ai propri fratelli.