Il protagonismo acefalo e bigotto di gruppi di religiosi ancorati a modelli risalenti ai secoli scorsi, è qui a testimoniare la presenza di una retroguardia nociva, di riserve di integralismo cattolico riemerse da un fondo mai estinto del tutto. Parliamo di frange del mondo cattolico che innalzano il muro dell’impedimento culturale, ormai patetica barricata contro la storia e le relazioni umane. La stessa fetta di Chiesa che storce il naso davanti all’umanità e all’empatia di Papa Francesco, che conduce la sua crociata contro i diritti civili e sociali (e talvolta umani). Che non sa più riconoscere, o non l’ha mai saputo fare, un povero Cristo.
Nel complesso la Chiesa, come comunità confessionale, ha tutto il diritto di rivolgersi ai cattolici ma non ha alcun diritto di condizionare le leggi e i costumi di un Paese e di una comunità nazionale molto più vasta e culturalmente plurale. Che si affaccia all’avvenire. La Chiesa, d’altronde, non ha alcun diritto nemmeno di interferire con la campagna elettorale, come accaduto a Verona, dove il Vescovo, monsignor Giuseppe Zeni, ha invitato, nel pieno della campagna elettorale per il nuovo sindaco della città, a “segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana” e di “individuare, a beneficio dei fedeli, quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia”.
Nel mese in cui si celebrano i Pride, un momento di festa e di rivendicazione dei diritti e delle uguaglianze, sono comparsi a Nocera Inferiore, manifesti di un appuntamento religioso in riparazione, si legge, alle offese dei gay pride. “Pare che queste persone siano rimaste indietro di qualche anno – commenta Francesco Napoli, Presidente Arcigay Salerno. – Da molto tempo, infatti, il Pride, e non più Gay Pride, ha assunto una connotazione ampia e trasversale che raccoglie istanze e rivendicazioni di diritti soppressi e la ricerca di un concreto avanzamento dei diritti sociali e civili nel nostro Paese”.
Dispiace che ancora una volta frange estremiste, omofobe e arretrate, della chiesa cattolica si manifestino in tutto il loro orrore – prosegue Napoli. – Un orrore ed una discriminazione che genera dolore e sofferenza in tante e tanti che proprio a causa di questo retaggio e di questo diffuso stereotipo sono vittime di violenze in famiglia come nella società. Ci domandiamo se sia questa la Chiesa di Papa Francesco e confidiamo in una netta e chiara presa di distanze del Vescovo della Diocesi dalla circostanza e da chi l’ha organizzata. Riteniamo che questi episodi siano offensive di una fede cristiana autentica, inclusiva e realmente vicina al dettato evangelico dell’amore incondizionato. Questi episodi, che appaiono isolati, ma che raccontano di un sommerso di ipocrisia e di omertà violente e marginalizzanti, intrise di patriarcato, ci incoraggiano a proseguire nelle lotte di rivendicazione e di presa di parola dei nostri corpi e dei nostri affetti. Per questo, per Cloe Blanco, per tutte le persone vittime di violenza e discriminazione, il 23 luglio saremo in piazza a Salerno per il Pride. Il nostro come sempre sarà un corteo arcobaleno festoso contro il livore di certe posizioni ancora troppo diffuse. Dove gli altri alzano muri imbracciando e umiliando innanzitutto la loro stessa fede, noi costruiamo ponti abbracciando tutti i colori degli affetti e degli amori possibili”.
Tentare di imporre la propria morale, soprattutto sfociando nell’odio verso l’altro e annullando la possibilità di dialogo e di incontro, non solo non è degno di un credente ma è un atto di inequivocabile debolezza. Una fede che tenta di imporsi per legge e che pretende di escludere e di discriminare chi non appartiene ai principi morali che la rappresentano, è una fede insicura che non risponde più all’amore verso il prossimo ma all’odio verso il diverso da sé.