Prestiti e appalti, i clan fagocitano le imprese. Salerno scalo della droga, Cilento ad alto rischio

L’analisi sui fenomeni delittuosi condotta dalla DIA nel secondo semestre 2021 sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione conferma ancora una volta che il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria. Ciò appare una conferma di quanto era stato già previsto nelle ultime Relazioni ed evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale, arginando il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico.

La lettura degli eventi che nel 2021 hanno riguardato il territorio della Campania restituisce il quadro di un fenomeno mafioso caratterizzato, come afferma il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, dal chiaro assetto di una camorra organizzata in un vero e proprio “sistema” basato su stratificati e complessi livelli decisionali, nonché su una struttura criminale consolidata sul territorio
e dotata di un direttorio per la gestione e il coordinamento dei gruppi subordinati. La capacità di generare ingenti profitti anche tramite attività criminali a “basso rischio giudiziario” che spaziano dalle tradizionali attività dei cd. magliari del contrabbando e del gaming illegale alle truffe telematiche e al controllo degli appalti, dalle aste giudiziarie, ciclo dei rifiuti ed edilizia pubblica e privata fino alla nuova frontiera delle grandi frodi fiscali, ha infatti trasformato da tempo i principali cartelli camorristici in vere e proprie holding imprenditoriali parti integranti dell’economia legale supportate da stratificati sistemi relazionali fondati su legami personali molto spesso parentali e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione. Tutto ciò è peraltro esemplificabile con quello che è stato dagli stessi affiliati denominato il “SISTEMA” ovvero una struttura di coordinamento gestionale che le organizzazioni camorristiche si danno al fine di raggiungere gli obiettivi comuni finalizzati esclusivamente al perseguimento dell’illecito arricchimento. Tuttavia al margine dei grandi cartelli criminali e di quel mondo in cui gli interessi mafiosi si congiungono con quelli dell’impresa persiste la “camorra dei vicoli e delle stese”, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga. La potenza economica delle organizzazioni criminali anche campane viene assicurata principalmente dal traffico di droga.

La Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021 presentata dalla Presidente della Corte di Appello di Salerno, Iside RUSSO, il 22 gennaio 2022 pone in primo piano l’interesse delle organizzazioni criminali verso “le prospettive di espansione legate all’emergenza sanitaria, cercando di consolidare la loro presenza sul territorio mediante l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali in difficoltà, allo scopo di “fagocitare” le imprese, facendone uno strumento per il riciclaggio ed il reimpiego di capitali illeciti”. Alcune specifiche riflessioni che richiamano i passaggi più significativi della relazione del Procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, hanno riguardato la difficoltà di pervenire ad un’organica interpretazione dei fenomeni di criminalità organizzata e al necessario inquadramento dei singoli episodi delittuosi, specie dei c.d. reati-spia, che non possono essere valutati quali forme delinquenziali puntiformi ma devono essere più ampiamente contestualizzati. Si corre infatti il rischio in caso inverso “di determinare, …, una difficoltà davvero consistente nella ricostruzione degli elementi costitutivi della fattispecie di cui all’art. 416 bis c.p., che, come è noto, presuppone la dimostrazione del processo di concretizzazione del cd. assoggettamento omertoso, che ne costituisce l’essenza”. Ciò è vieppiù concreto in una realtà come quella salernitana in cui lo scenario criminale è fortemente condizionato dalle eterogenee connotazioni economico–sociali nei diversi ambiti geografici quali la città di Salerno, l’Agro Nocerino-Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana del Sele, il Cilento ed infine il Vallo di Diano.
Difficoltà incrementata dai processi evolutivi del fenomeno mafioso verso forme più subdole di penetrazione del tessuto economico-imprenditoriale che “prescindono completamente dall’uso della violenza e della minaccia” e sono fondate “sulla capacità di condizionamento della pubblica amministrazione e della classe politica, sulla cui selezione le vecchie reti di potere camorristico restano
in condizioni di incidere significativamente”. In tal senso “uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare”.

Il Procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli, ha posto poi l’accento su alcune criticità nell’attività di contrasto per aree molto sensibili quali il Cilento “…- territorio di reinvestimento di profitti da parte di organizzazioni mafiose di varia natura – derivante dalla inesistenza di informazioni provenienti quel territorio sul quale, inoltre, la distanza chilometrica dalla città di Salerno, rende complesso, se non addirittura impossibile, delegare investigazioni, specie con attività tecniche”. Infatti “la distribuzione delle forze di polizia giudiziaria sul territorio risulta completamente irrazionale. Basti pensare, in proposito, che l’ultimo commissariato di Polizia di Stato è localizzato in Battipaglia ed il successivo a Sapri, ovvero ad una distanza di circa 130 km”.

Nella provincia è confermata la presenza di una pluralità di sodalizi ciascuno con un proprio ambito territoriale di influenza e con un largo grado di autonomia sia nelle attività criminali sia nelle alleanze criminali con i clan napoletani e casertani.
Nella città di Salerno continuano le attività di contrasto a carico del clan D’AGOSTINO. In particolare la DIA il 4 novembre 2021 ha eseguito una misura cautelare personale nei confronti di alcuni imprenditori e professionisti che concedevano prestiti di denaro a persone in stato di bisogno dalle quali pretendevano con atti di intimidazione la restituzione di somme ingigantite da tassi d’interesse in alcuni casi oscillanti tra il 300 ed il 514 % annuo. Ad alcuni degli indagati è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso avendo agito “avvalendosi dalla forza d’intimidazione e dalla condizione di assoggettamento e di omertà delle vittime, derivante dalla storica
contiguità” del principale indagato “al clan camorristico D’AGOSTINO, operante in Salerno” (comprovata da una condanna per associazione mafiosa divenuta definitiva il 4 marzo 1991). Con il provvedimento di fissazione dell’udienza preliminare programmata per il mese di febbraio 2022 ai principali indagati sono stati aggiunti altri soggetti le cui responsabilità sono emerse da successive indagini sul rilevante circuito finanziario illegale. Numerosi arresti e sequestri sono stati poi eseguiti nel capoluogo a carico degli elementi di
gruppi criminali minori che gestiscono prevalentemente il mercato degli stupefacenti e risultano composti in qualche caso da pregiudicati scarcerati dopo lunghi periodi di detenzione ma soprattutto da giovani leve in ascesa. In particolare nell’ambito dell’operazione “Porta a porta” il 14 settembre 2021 i Carabinieri hanno eseguito una misura restrittiva a carico degli elementi di un sodalizio criminale autodenominatosi “I GUAGLIONI DI VIA IRNO” dedito al traffico di eroina, cocaina e crack mediante un sistema di “centralinisti” con utenze fittizie dalle quali erano fissati gli appuntamenti per la cessione di stupefacenti.

Il porto commerciale “Manfredi” di Salerno sembra aver assunto un rilievo sempre più centrale nei traffici illegali internazionali in quanto “nodo finale” dei trasporti intercontinentali di sostanze stupefacenti e TLE destinati a tutta l’Europa. Ciò ha trovato riscontro con l’operazione “Captagon” della Guardia di finanza eseguita nel maggio del 2020 nell’ambito della quale erano state sottoposte a sequestro 14 tonnellate di anfetamine destinate a vari mercati esteri. Le successive indagini hanno documentato le attività di due gruppi criminali operanti tra Toscana, Albania e Svizzera e composti da cittadini italiani e albanesi che si approvvigionavano di
ingenti quantitativi di cocaina e hashish provenienti rispettivamente dal Sud America e dal Nord Africa. L’operazione si è conclusa il 3 dicembre 2021 con l’esecuzione di misure cautelari a carico di un catanese titolare di una società svizzera operante nel trasporto di merci con il quale collaborava uno spedizioniere salernitano.
Nell’agro nocerino-sarnese202 tradizionalmente influenzato dai clan della confinante area vesuviana il radicamento criminale si è rimodulato in più evolute forme d’infiltrazione del tessuto economico-commerciali specie ai fini del riciclaggio. Negli anni si è peraltro registrata una rilevante mutazione della mappa criminale con la scissione delle diverse associazioni in gruppi minori e una conseguente maggiore influenza delle più autorevoli consorterie partenopee e avellinesi. D’altro canto i numerosi arresti e sequestri eseguiti nel semestre in esame a Scafati, comune in consistente crescita demografica, confermano come quel territorio rappresenti un
importante crocevia per i traffici illeciti interprovinciali specie di stupefacenti.
Nella Piana del Sele connotata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi nel settore agro alimentare “l’asset camorristico fuoriesce dall’aspetto violento e/o militare proprio delle organizzazioni di meno recente operatività per costituire parte integrante del tessuto socio-politico-economico, influenzandolo e determinandolo dal suo interno con una palese difficoltà di inquadrarlo investigativamente e di ricondurlo alla fattispecie incriminatrice di cui all’art. 416-bis c.p.”. In tale ottica finalistica nel tempo si è ridimensionata anche la storica contrapposizione tra i PECORARO-RENNA ed i DE FEO.

Riproduzione riservata ©