Riceviamo e pubblichiamo due note a firma dei consiglieri comunali eletti in quota MoVimento 5 Stelle Claudia Pecoraro e Catello Lambiase in merito al regolamento d’accesso al Comune di Salerno per i giornalisti, con obbligo di riconoscimento, rilascio di un badge, solo previo appuntamento, e rischio di sanzioni fino a 500 euro.
Claudia Pecoraro: “Alla Corte del Re si accede solo previo assenso. Peccato che si parli, nell’occasione, della casa dei cittadini e delle cittadine, la cosa pubblica per eccellenza, svilita e chiusa ai salernitani per l’ennesima volta. Questa Giunta comunale, trincerata da giorni in un silenzio che fa quantomeno riflettere in questo momento storico, nel corso del quale l’intera città aspetterebbe risposte a domande quanto mai legittime, ha varato, lo scorso 5 novembre, un provvedimento per disciplinare l’accesso dei giornalisti, dopo un mese di porte chiuse in faccia senza nessuna giustificazione, a Palazzo di Città. Il regolamento, si legge in una nota diffusa dall’ex magistrato e neo assessore alla Trasparenza e alla Sicurezza, Claudio Tringali, ha l’obiettivo “di elevare i livelli di sicurezza e realizzare un ordinato afflusso agli uffici amministrativi e alle sedi della politica”. Giornalisti, fotoreporter ed operatori televisivi, per accedere al Comune, dovranno dunque prima prendere un appuntamento, poi essere identificati, dopodiché riceveranno un badge, nominativo, con la previsione di erogazioni di sanzioni amministrative che vanno dai 25 ai 500 euro in caso di violazione. Questa amministrazione inizia a svelare finalmente il suo nuovo volto. Dopo aver sbandierato una trasparenza amministrativa a più riprese, il nostro timore dopo il primo divieto d’accesso imposto alla stampa si rivela fondato. Le inchieste giudiziarie in corso obbligherebbero ad aprire ulteriormente le porte per dimostrare che avviene tutto alla “luce del sole”, e, invece, questo “regolamento”, con la previsione di sanzioni neanche troppo velatamente minatorie, sembra solo uno strumento di censura, a portata di questo Governo. Voglio credere che nulla di tutto ciò era negli intenti del Sindaco e della Giunta, perché, ripeto, non potrei davvero pensare che in un momento di così grave crisi politica e democratica del Comune, derivante dalle ombre scure gettate dalle inchieste, si possa arrivare scientemente a minare la libertà di accesso degli organi di informazione alla vita amministrativa della città. Si riporta alla memoria dell’Assessore Tringali che la Corte Costituzionale, nella storica sentenza n. 84 del 1969, ha stabilito che la libertà di espressione costituisce “pietra angolare dell’ordinamento democratico” in una lettura dell’art. 21 Cost. che rispetti l’esigenza sottesa alla sua normazione: reagire all’esperienza fascista, arginando indebite ingerenza dei pubblici poteri.
La libertà di stampa è la libertà dei cittadini di essere informati, la libertà dei giornalisti di informare e di svolgere il proprio mestiere senza il peso sanzioni “bavaglio”. Da cittadina, da avvocata e da attivista dei diritti civili, invito il Sindaco e la Giunta comunale ad abrogare il regolamento appena emanato che palesa profili evidenti di lesione dei diritti costituzionali”.
Le fa eco Catello Lambiase: “Segnali di panico a Palazzo di Città: Napoli e la sua Giunta sempre più sulle barricate. La nuova regolamentazione per l’accesso dei giornalisti a Palazzo di Città, che tra le altre cose prevede multe salate per gli operatori dell’informazione, è l’ennesimo atto di chi, non avendo risposte che possano giustificare l’impasse in cui è finita l’amministrazione comunale di Salerno a pochi giorni dal voto e da una grave inchiesta giudiziaria che la vede coinvolta, tratta i giornalisti salernitani come se fossero dei facinorosi. Cosa sia successo da quell’11 ottobre a pochi giorni dal voto delle amministrative 2021 è noto a tutti. Il sindaco si è barricato nel Comune, ormai ultimo baluardo difensivo di un uomo solo e nel panico.Quella stessa stampa che in tutti questi anni ha dimostrato sempre professionalità e correttezza nei confronti di tutti, oggi la si vuole limitare attraverso la tanto odiata burocrazia, probabilmente per avere tempo e modo di scegliere tra giornalisti buoni e quelli “cattivi”, tra quelli che si limitano a reggere il microfono senza contraddittorio e quelli che fanno domande a cui non si vorrebbe rispondere. Esprimo solidarietà ai giornalisti e condivido le dichiarazioni dell’Ordine che in queste ore ha definito questa imbarazzante situazione come un ritorno “al Medioevo”. A nessuno dotato di onestà intellettuale sfugge che c’è un prima ed un dopo e che le fantomatiche esigenze di sicurezza sono una toppa più grossa del buco.
Questo disciplinare così “innovativo” da ricordare il MinCulPop, è stato peraltro approvato dalla Giunta in un momento in cui non si è neanche insediato il consiglio comunale (democraticamente eletto) e lo stesso primo cittadino ha affermato, pochi giorni prima, che ancora non c’è “interezza democratica”. Ci chiediamo allora se queste decisioni non debbano prima passare dall’assise comunale per l’approvazione o se il Palazzo sia diventato davvero solo “casa loro”, dove bisogna chiedere “permesso” prima di entrare.
Il neoeletto sindaco Napoli e il suo neoassessore alla “trasparenza” dimostrano una volta di più l’inadeguatezza politica a gestire l’amministrazione comunale. Probabilmente Napoli si sta impegnando solo a scimmiottare qualche predecessore cui le domande dei giornalisti risultano indigeste”.