Anche quest’anno si celebra la giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia (17 maggio) e come ogni anno ILGA-Europe ha diffuso il report annuale sui diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersex in Europa e in Asia centrale, classificando l’Italia al 33° posto.
La ricerca di ILGA-Europeprende in considerazione legislazione e servizi previsti dagli stati ed include gli eventi accaduti nell’ultimo anno, fornendo una panoramica a livello nazionale e internazionale di progressi e tendenze relativi alla situazione dei diritti umani delle persone LGBTI.
L’Italia si è posizionata al 33esimo posto su 49 paesi in classifica, guadagnando 2 posti rispetto al 2021 solo a causa della retrocessione di alcuni stati. Per creare il punteggio di ogni stato vengono analizzati molteplici aspetti. Ad esempio, sul fronte dell’uguaglianza e della non discriminazione l’Italia è 26esima su 27 Paesi. Penultima, con l’8,74% in una scala di valori che vede la capolista Finlandia all’85%. Sul fronte del riconoscimento giuridico e tutela delle famiglie, l’Italia è 20esima su 24 Paesi, mentre riguardo ai discorsi d’odio siamo ultimi, non avendo alcuna legge contro l’omotransfobia, insieme a Bielorussia, Polonia e Repubblica Ceca.
“Le discriminazioni non rispettano le giornate internazionali” ha commentato Mauro Scopelliti, Presidente di Arcigay Firenze “per questo il 17 maggio andrebbe celebrato ogni giorno delle nostre vite. I dati rilevati dalle indagini di ILGA-Europe, sono allarmanti: il nostro Paese risulta arretratissimo su temi fondamentali per la convivenza umana, come uguaglianza, tutela, rispetto, diritti. La base di un’esistenza appagante per ogni individuo sta nella libertà di poterla vivere a pieno in ogni contesto. Nel nostro paese, purtroppo, lo stigma e le discriminazioni sono all’ordine del giorno, spesso collegate anche al solo aspetto fisico. Arcigay Firenze si impegna per portare nella società più ascolto, più empatia e – soprattutto – più rispetto, eliminando le discriminazioni di qualunque tipo. Se riuscissimo a creare una società libera dove le differenze diventassero un valore, ogni individuo si sentirebbe unico. L’intera società ne trarrebbe giovamento e potremmo finalmente smettere di demandare alle nuove generazioni un cambiamento atteso da ormai troppo tempo.”