Le cronache dell’ultima settimana riportano dell’intervento della Guardia di Finanza, effettuato presso strutture, lidi e ristoranti lungo la costa cilentana, che ha scovato la presenza di dodici lavoratori in nero. Strutture formalmente intestate ad associazioni culturali e ricreative senza scopo di lucro, di fatto da anni all’opera come ristoranti. Nel corso di una seconda operazione, nel mirino dei militari è finito uno stabilimento balneare di Paestum, dove sono stati identificati due barman assunti in nero. Camerieri, bagnini, barman e gelatai sono le professioni più richieste nelle località turistiche costiere, e anche le più esposte a metodi di sfruttamento ormai conclamati. Situazioni d’illegalità che il tempo, i mancati controlli, la crescente disoccupazione, soprattutto al Sud, hanno reso parte integrante di un segmento del mercato del lavoro. Una sorta di assuefazione culturale, di sindrome da “prendere o lasciare”, si è insinuata nella disperazione dei giovani, disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di avere un’occupazione.
Come ogni anno, in vista dell’aumento dell’attività, il lavoro stagionale è utilizzato dalle imprese che scelgono di assumere nuovo personale facendo ricorso a contratti stagionali. Inquadrati da due testi normativi, il decreto presidenziale 1525/1963 e il decreto legislativo 81/2015, presentano alcune peculiarità rispetto alla disciplina generale del contratto a tempo determinato, come ad esempio, un contratto di lavoro più elastico e con meno vincoli. Ma per alcuni lavori stagionali, tipicamente quelli estivi di bagnino, cameriere o barista, i datori di lavoro ricorrono ai contratti a chiamata, che consentono di impiegare il lavoratore non per l’intera stagione ma solo per quei giorni in cui la prestazione viene ritenuta proficuamente utilizzabile. Le criticità sorgono quando si verifica un utilizzo fraudolento di queste forme contrattuali, come ad esempio le prestazioni occasionali che vengono rese oltre i limiti massimi consentiti: un modo per mascherare rapporti continuativi. Una pratica che nasconde illeciti e abusi, destinata ad alimentare la piaga del lavoro nero. Altra pratica che sconfina nell’illegalità è il sempre più diffuso “lavoro in appalto“, l’utilizzo di personale non assunto direttamente dall’impresa ma fornito da terzi ed ulteriormente sottopagato. Anche in provincia di Salerno il numero degli stagionali assunti in nero è elevatissimo, e non occorre rivolgersi ai dati in possesso degli inquirenti ma semplicemente interloquire con tutti quei ragazzi al lavoro presso strutture balneari in condizioni sempre più critiche ma accettate per mancanza di alternativa. I sindacati denunciano la situazione dei lavoratori stagionali in Italia, tra contratti irregolari, contributi non pagati, stipendi bassi e riposi non concessi. E il nero. Secondo la Filcams Cgil addirittura il 95% dei contratti stagionali di lavoro non sarebbe in regola. Una cifra che è indicativa di una pratica generalizzata di abuso, sebbene non possa essere dimostrata fino in fondo perché mancano le denunce e i controlli. Perfino il pagamento dello stipendio avviene sempre più di rado con mezzi tracciabili come il bonifico sul conto corrente, prediligendo i contanti. Un altro modo per realizzare l’elusione fiscale e contributiva.
I controlli degli ispettori del lavoro sono rari, a causa delle scarse risorse di cui godono gli ispettorati. La Guardia di Finanza, invece, può intervenire solo su segnalazione e di solito esegue controlli a campione. Le fiamme gialle, poi, possono contrastare il lavoro nero ma non i contratti irregolari, per i quali bisognerebbe rivolgersi ai sindacati e al giudice del lavoro. Dall’azione di controllo svolta nel 2018 dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro risulta che il settore “attività dei servizi di alloggio e ristorazione” ha il più alto indice di dipendenti irregolari (15.621 accertati in 18.689 controlli). L’Ispettorato rileva anche che in questo settore, al secondo posto per le irregolarità nelle fattispecie contrattuali flessibili, nel 54% degli accertamenti sono stati trovati lavoratori in nero: oltre 10mila sono i dipendenti senza contratto.