Anche violentando la propria razionalità, che suggeriva di rivolgere uno sguardo pessimistico alle scialbe sessioni invernali di calciomercato del precedente quadriennio, la tifoseria granata ha atteso a lungo il goleador in grado di aiutare la squadra ad alzare l’asticella delle ambizioni e a divenire la principale favorita nella corsa alla promozione diretta in massima serie. Le speranze sono crollate miseramente al suolo quando ai microfoni della stampa si è presentato il direttore sportivo Fabiani, il quale, con un’espressione intrisa di rilassamento posticcio, ha iniziato a sfornare le sue considerazioni che, senza sorpresa alcuna, possiamo tranquillamente definire, alla pari di quelle rilasciate negli anni precedenti, un insulto all’intelligenza dei presenti e di chi era intento ad ascoltare a distanza i suoi irricevibili barocchismi dialettici. Certo, i rappresentanti dell’informazione avrebbero potuto (e dovuto) metterlo maggiormente in difficoltà, sottolineando le innumerevoli banalità senza senso pronunciate dall’ex ds di Messina e Genoa, ma, evidentemente, la stanchezza cagionata dal reperire notizie in un ambiente caotico, unita alla scarsa pazienza palesata dall’interlocutore quando viene incalzato, ha suggerito agli intervistatori di non inoltrarsi troppo nei meandri dell’approfondimento. Accantonando in fretta il campionario di frasi fatte e di argomentazioni a dir poco discutibili, finalizzate a preservare una credibilità societaria ridotta da tempo ai minimi termini, a suscitare un’amenità pregna di rabbiosa amarezza sono state soprattutto le riflessioni dell’operatore di mercato sul mancato acquisto della punta di spessore, che avrebbe consentito al gruppo allenato da Ventura di indossare i panni di principale favorita nella corsa al secondo posto e alla promozione diretta in serie A. Più che un’intervista impegnata a descrivere il modus operandi societario, ad un certo punto, quando il responsabile dell’area tecnica granata ha focalizzato l’attenzione sul contraddittorio avente per oggetto l’importanza un bomber provetto e di riconosciuto valore, coinvolgendo nell’arringa l’attaccante perugino Iemmello, la discussione ha abbandonato l’analisi pallonara ed è diventata una sorta di lezione di storia di noantri. Perché affermazioni del tipo ”sono scaramantico e mai prenderei un calciatore che ha già realizzato 15 reti nel girone di andata”, elargite generosamente ai presenti, non avevano altro intento se non quello di deviare l’attenzione dall’ennesima dimostrazione di passività e disinteresse societario rispetto alla concreta possibilità di aumentare le chance promozione di Djuric e compagni. Una involontaria ‘lezione di storia’, perché una simile amenità sulla superstizione calcistica avrebbe fatto sorridere anche il Torquemada inquisitorio del quindicesimo secolo. La punta serviva e servirà, perché un attaccante che sappia far gol diversi da quelli realizzati dall’ariete bosniaco risulta irreperibile nell’organico granata. Né si può ritenere accettabile la motivazione secondo la quale la Salernitana detiene il quarto attacco del torneo. Perché, per cogliere al volo l’opportunità più unica che rara offerta dalla stagione, la presenza di un cecchino d’area di spessore avrebbe regalato alla squadra maggiori chance di incrementare il bottino di reti, consentendole in maniera del tutto naturale di avvicinarsi ulteriormente ad un obiettivo già ampiamente alla portata.Pertanto, alle ore venti di ieri, a sipario ormai calato, la legittima delusione ha fatto capolino nell’animo di una larga fetta della tifoseria.
La triade Lotito-Mezzaroma-Fabiani, il tecnico Ventura e gli attaccanti in organico, a mercato ormai concluso, avranno il compito e il dovere di smentire chi ritiene che il mancato potenziamento offensivo possa risultare determinante, in negativo, a fine campionato. Ma a procurare maggior nocumento al morale e all’amor proprio della tifoseria salernitana è stata soprattutto un’altra operazione di mercato, questa volta reale ed effettuata in uscita, ossia la cessione di Cicerelli alla Lazio, che è diventata proprietaria del cartellino del ragazzo sborsando l’irrilevante cifra di quarantamila euro nelle casse granata, prima di parcheggiarlo a Salerno almeno fino al termine della stagione. Restando in tema di rimembranze storiche, vien facile pensare ad un altro momento buio dell’esperienza umana: lo ‘ius primae noctis’ medievale. Di cosa si tratta? Per non rubare indegnamente il lavoro agli storici, ci affidiamo al sintetico contributo estrapolato dall’Enciclopedia Treccani: diritto che avrebbero avuto i signori feudali di trascorrere la prima notte di nozze con le mogli dei propri sudditi, sostituendosi ai legittimi mariti. Intanto incombe la dura trasferta in casa del Benevento, dominatore incontrastato del campionato. Il necessario e convinto potenziamento dell’organico, avrebbe regalato ai co-patron e al direttore sportivo una sorta di ‘immunita’ anche in caso di sfortunato epilogo stagionale. La tifoseria salernitana, che non difetta di passione ed onestà intellettuale, avrebbe accettato l’insuccesso riconoscendo comunque lo sforzo compiuto in sede di calciomercato. Tolleranza spazzata via dalla colpevole passività esibita nelle operazioni di rifinitura della rosa. La Salernitana ed il suo tecnico non hanno alternative, possono salvare la stagione solo in un modo: dimostrare che si può vincere senza ricorrere alla chirurgia plastica del potenziamento tecnico invernale. Tutto il resto è fuffa.