L’incertezza frena le prenotazioni: turismo ko, al Sud vuote 7 camere su 10

Le criticità emerse nell’ultimo periodo, a partire dalla ripresa dei contagi, si abbattono sull’industria turistica italiana. E se per ora il fenomeno delle cancellazioni appare circoscritto, si segnala un forte rallentamento delle nuove richieste di servizi, soprattutto da parte della domanda straniera. È quanto emerge dall’indagine realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Assoturismo Confesercenti, su un campione di 1.332 imprenditori della ricettività. La stretta alle frontiere riguarda 6 milioni di viaggiatori stranieri che nell’ultimo anno prima della pandemia sono arrivati in Italia in prossimità delle feste di Natale e Capodanno.

I pernottamenti. Complessivamente per le imprese del turismo le festività natalizie 2021/2022 saranno meno drammatiche delle precedenti, condizionate da restrizioni e lockdown di Capodanno, ma appaiono comunque deludenti rispetto alle attese iniziali. In base alle informazioni raccolte, si stima che saranno circa 14,6 milioni i pernottamenti nelle strutture ricettive italiane durante il periodo delle festività, contro i quasi 17 milioni che si registravano prima della pandemia.

Italiani e stranieri. Ad essere ampiamente maggioritaria sarà la domanda italiana (85%), mentre le presenze degli stranieri rimangono al palo, con un totale di circa 2,2 milioni di pernottamenti, concentrati soprattutto nelle città d’arte e in montagna, in particolare nelle strutture alberghiere a 4/5 stelle. Il flusso nei giorni del Natale sarà il 25% di quello dell’intero periodo; tra Capodanno e l’Epifania si registrerà il rimanente 75%.

Le mete. Un trend sostanzialmente analogo è previsto per le strutture alberghiere ed extralberghiere, per le quali si stima un tasso di occupazione camere rispettivamente del 40,6% e del 39,4%. Gli andamenti, però, sono fortemente differenziati per tipologia di destinazione ed area geografica. Sono proprio le aree di montagna ad avere le prospettive migliori: i tassi di occupazione delle località montane dovrebbero attestarsi al 60%, circa 20 punti sopra la media nazionale. Anche per le città d’arte e per le aree termali i tassi di occupazione dovrebbero registrare valori al di sopra della media italiana, rispettivamente il 49,6% e il 46%. Relativamente bene anche località dei laghi, con una saturazione delle camere disponibili stimata al 40,6%.

Il mezzogiorno soffre di più. L’occupazione media delle strutture del Nord Ovest è stimata al 42,9%, mentre per il Nord Est si fermerebbe al 39,8%. Un certo dinamismo del mercato è atteso anche per le strutture del Centro, per le quali si stima una saturazione media del 41,7%, a differenza delle strutture del Sud-Isole che invece soffrono di più e resterebbero al 30,1% di camere occupate.

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