La migliore Salernitana dei cinque campionati cadetti dell’era Lotito-Mezzarona, squadra capace di entusiasmare i tifosi come ormai non accadeva più da tempo, è destinata a rimanere impressa nella memoria come una sorta di reliquia sacra da tirar fuori dalla teca ed accarezzare per rivivere quelle autentiche emozioni pallonare che da anni hanno smesso gradualmente di albergare nei cuori dei sostenitori del cavalluccio. Intensità atletica, qualità tecnica, fantasia, determinazione, ma anche piccoli segnali allarmanti che possono rappresentare un’altra risorsa se analizzati con lo scopo di migliorare il quadro generale attraverso la cura dei dettagli, hanno istintivamente riconciliato la tifoseria granata con il gioco del calcio. Perché, al momento, di questo si tratta: un semplice lampo di genialità collettiva che è riuscito a farsi beffa di rigorose remore razionali, pessimismi consolidati e sfiducia di fondo nei confronti di una proprietà che, troppo spesso e attraverso parole e comportamenti, ha svilito il desiderio generale di ritornare a respirare in simbiosi con la propria squadra del cuore.
Inutile anche sottolineare come l’ottima prestazione che ha annichilito il sorprendente Pordenone di mister Attilio Tesser potrebbe rappresentare l’ennesima opportunità offerta alla società dalla storia. La base su cui edificare un nuovo modo di gestire il calcio a Salerno ed i rapporti con la tifoseria. Due semplici operazioni, se solo fossero ispirate da onestà intellettuale e consapevole analisi delle macerie prodotte nell’ultimo quadriennio, che potrebbero rimuovere in un attimo diffidenze, ostilità e barriere emotive. Senza tergiversare a lungo con le parole, con un’altra partita da affrontare prima della sosta e l’imminente mercato di riparazione che potrebbe impreziosire ancora di più le piacevoli ed inattese emozioni provate nel corso dei novanta minuti di ieri, Lotito ed i suoi più stretti collaboratori dovrebbero semplicemente dire: ”Ok signori, abbiamo capito che potevamo e dovevamo fare molto di più, che meritate ben altro rispetto alla scialba ed a tratti arrogante approssimazione della nostra condotta, pertanto siamo intenzionati a dimostrarvi il nostro ravvedimento con azioni concrete: potenziando la squadra per metterla nelle condizioni di giocare alla pari delle più forti e, soprattutto, rispettando sinceramente la vostra storia e la grande passione che il 19 giugno di quest’anno, colorando festosamente la città, ha fatto parlare l’Italia intera”.
Gli uomini veri, quelli che sono soliti riconoscere le proprie colpe mettendo in piazza gli errori commessi con l’intento di recuperare una dimensione emotiva da condividere con i propri simili, stracciano subitaneamente le capricciose e puerili prosopopee che connotano i loro comportamenti e si preoccupano di costruire ponti virtuosi che favoriscano riappacificazioni. Per dar vita ad un’operazione così illuminante, Lotito dovrebbe dimostrare concretamente alla tifoseria granata di aver compreso quanto sia inutile, visionario e controproducente per lui stesso (a livello di immagine, se non dal punto di vista economico) continuare a trattare la Salernitana da bistrattata Cenerentola. Ormai questa dinamica si è insinuata nel tessuto calcistico cittadino come una malapianta difficile da estirpare, Lotito può anche decidere di continuare ad innalzare un muro creato da lui stesso e disinteressarsi del malessere presente sull’altro lato della barricata. Ma in termini di prestigio e di immagine, come sa perfettamente il patron capitolino, ridurre ingenerosamente a brandelli la passione secolare del tifo granata, ammirata ed invidiata in molti angoli dell’universo calcistico, alla lunga rappresenterebbe una colpa capace di scolorire anche le imprese della Lazio, la figlia di primo letto che tanti sorrisi sta strappando all’imperatore Claudio. Pertanto, non resta altro da fare che interrompere questo svilente film che ha assegnato alla Salernitana il ruolo di figlia di un dio minore ed innescare un cambio di marcia che spazzi via interessi non condivisi e dia vita ad un circolo virtuoso capace di restituire a tutte le componenti in gioco la necessaria ed imprescindibile dignità. Salerno merita rispetto e progetti calcistici ambiziosi. Lotito e Mezzaroma hanno la possibilità, l’ennesima, di recuperare il rispetto e la stima guadagnati nel primo quadriennio della loro gestione, accantonando disegni e pianificazioni che releghino la Salernitana in un cantuccio perennemente anonimo. I tanti megafoni pro societari, rintracciabili sia nell’universo mediatico che in alcuni anfratti, sempre più rarefatti, della tifoseria, sono soliti rimproverare alla parte più esigente della torcida granata la tanto inflazionata ‘assenza di critica costruttiva’. L’ennesimo tentativo, operato in tal senso anche attraverso questo piccolo contributo intriso di buona volontà, dimostra che ad arrestare la crescita sono gli accadimenti oggettivi e non la sopravvivenza di infondati pregiudizi. La parola passa all’operato di Lotito e Mezzaroma, che potranno pervicacemente decidere di continuare ad inaridire il prezioso universo granata oppure, accantonando interessi personali ed evitando errori destinati a trascinare nel baratro la passione del popolo calcistico salernitano, recuperare quella dimensione di rispetto ed ambiziosa condivisione che ha caratterizzato la fase iniziale della loro esperienza nel calcio cittadino.