Dalle intercettazioni continuano a spuntare nomi eccellenti dello scenario salernitano, figure consolidate nel quadro politico locale. Nino Savastano è ai domiciliari. Il sindaco Vincenzo Napoli, arroccatosi nel suo silenzio, è sotto inchiesta. Ai piani alti, come emerge dagli appunti trovati nelle perquisizioni eseguite negli uffici del leader delle imprese sociali Fiorenzo Zoccola, e come riferisce il quotidiano ‘La Repubblica’, due appunti riportavano rispettivamente il nome del governatore (“Promemoria per il presidente”) e del secondogenito (“Per il dottor Roberto De Luca”). Quest’ultimo assistito dall’avvocato Michele Sarno, candidato sindaco e ora consigliere d’opposizione, lo stesso che ha chiesto le dimissioni del sindaco Napoli. Ma è bene precisare che il governatore della Campania non risulta nemmeno nel registro degli indagati.
Spetterà ai giudici, alle prese con i primi interrogatori, capire realmente se le richieste di Zoccola transitavano per Savastano per poi essere condotte al “vertice politico apicale”. In occasione delle scorse regionali, come scrive il gip, “non tarda a manifestarsi l’impegno di Zoccola per la campagna elettorale, in favore della compagine politica di riferimento dell’assessore comunale (Savastano ndr): è documentata da una lunga serie di contatti telefonici riferita ad attività di proselitismo politico, concretizzatasi anche attraverso l’affissione di manifesti elettorali e distribuzione di materiale pubblicitario. Un sistema di relazioni di reciproca utilità e scambi ben lontani dalle semplici richieste di intercessione al politico amico, poiché integrano, invece, la contropartita di un vero e proprio patto corruttivo elettorale”. Le intercettazioni documentano la faida interna tra i big deluchiani per assicurarsi i voti utili all’ottenimento di una poltrona nel consiglio regionale. Faida che lo stesso Zoccola si ritrova a gestire, come emerge dalle intercettazioni pubblicate dal quotidiano ‘La Città di Salerno’: “Le direttive al momento sono 70 e 30, 70 a Nino e 30 a Franco (Picarone). Lui sta là da cinque anni e ha dovuto lavorare e si è guadagnato i voti, invece Nino adesso, è esordiente, perciò lui sta facendo questa operazione, perché Nino tiene un competitore forte e non può fare figure di m…, perché ci mette la faccia Vincenzo (De Luca, ndr). Quindi se non esce, fa la figura di m… lui”. Picarone, risentitosi per la situazione, ricorda a Zoccola di un “accordo di sangue” che “con te non l’ho mai tradito”.
L’arresto del responsabile della cooperativa San Matteo, Gianluca Izzo, e del suo braccio destro dopo le intimidazioni ai danni dei dipendenti, invitati con il ricatto a votare le moglie Alessandra Francese, non costituiscono soltanto la violazione dell’articolo 87 del DPR 570 del 16 maggio 1960, che impedisce di fatto lo svolgimento del libero voto, ma denotano un allarmante senso di impunità. Se quei dipendenti non avessero votato la moglie di Izzo, avrebbero con tutta probabilità subito delle conseguenze, se non rischiato il posto di lavoro. Ma la gravità del fenomeno criminoso è senza dubbio la spregiudicatezza e la disinvoltura con cui i due indagati hanno agito.
Già l’Anac aveva rilevato “plurimi profili di illegittimità nel rapporto tra le cooperative e l’amministrazione comunale. Un atteggiamento di favore che non sembra trovare ragione in un disegno di reinserimento sociale non essendovi traccia di alcuna di progettualità ma soltanto di convenienza elettorale e non solo”. L’Autorità anticorruzione avrebbe poi evidenziato l’escamotage usato dal Comune, ossia la dicitura servizi per “patrimonio cittadino” e per “patrimonio pubblico” pur di frammentare i servizi sotto soglia. Con l’emergenza Covid, inoltre, il Comune di Salerno ha prorogato gli appalti affidati alle coop di Zoccola: una scelta che i giudici definiscono viziata da “macroscopica illegittimità maturata in un contesto collusivo”.