“Le canzoni divertenti” sono una doccia fredda

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Il 16 gennaio, Mico Argirò pubblica il suo nuovo singolo in collaborazione con Andrea Tartaglia alias Tartaglia Aneuro. “Le canzoni divertenti” sono una doccia fredda, un singolo che presenta una forte critica al mondo musicale nella sua interezza e per osmosi alla società di cui facciamo parte. Lo stesso videoclip, uscito il 17 Febbraio, mostra uno degli scenari più belli e suggestivi di Agropoli, Trentova, esponendo la sua critica al deturpamento che l’umanità stia facendo nei confronti dell’ambiente. Un j’accuse che pone ognuno di noi davanti alle proprie responsabilità per l’inquinamento provocato ai danni della nostra madre Terra.

A tal riguardo, poniamo qualche domanda a Mico Argirò sul suo ultimo lavoro.

Mico, ne ”Le canzoni divertenti” critichi un mondo musicale che si preoccupa di apparire impeccabile sulla vetrina social; piuttosto che intercettare tematiche che possano raccontare le odierne difficoltà umane e sociali.
Impoverimento contenutistico, attenzione spasmodica all’immagine posta come principale marketing: possibile che la musica sia diventata un mero strumento di entertainment?

La musica è sempre stata entertainment e lo è anche nelle forme più alte; quello che mi stupisce è che nel nostro presente abbia perso completamente il ruolo artistico, sia dal punto di vista dei creatori che da quello degli ascoltatori. Chiaramente non tutta la musica oggi è così, ma nel mainstream e anche nel panorama “indipendente” lo è fin troppo: artisti attenti solo all’immagine e al personaggio, agli orari giusti sui social, alla frasettina, al politicamente corretto, ai tanti “te” vacui: l’arte è pugno allo stomaco, è visione sul presente, è scandalo.

È come vedere delle spade che non combattono, ma si guardano allo specchio felici del loro luccichìo. Io non voglio questo per le mie canzoni, non mi interessa, non voglio tradire i miei sogni. La coerenza mi lega al Mico ragazzino, quello che iniziava a suonare la chitarra e desiderava usarla per combattere, per fare qualcosa nel mondo e per il mondo.

“Le canzoni divertenti” nasce da qui, da questo ragionamento e da un vero e proprio disagio: è una canzone che segue l’andamento del pensiero e cambia con esso. Ci sono ironia, rabbia, introspezione, gli strumenti acustici e quelli elettronici, la chitarra acustica e l’elettrica distorta. Ci sono i cambi di tempo, l’italiano e il dialetto, c’è l’inglese; un mix di tanti elementi, una sperimentazione mia, ma tutto è al servizio di un pensiero. In questo mondo di marketing cosa cantare a chi sta male veramente? Qual è la funzione dell’arte?

O nemico song io”, messaggio ripetuto da Tartaglia Aneuro, è una critica per chi crea musica, sia per chi l’ascolta o meglio che la subisce “con il mio iPhone e la testa spenta”, per citarti.
Approccio superficiale e passivismo sono piaghe che sembrano renderci vittime e carnefici di noi stessi. Come uscire da questa realtà stagnante?

L’eroe moderno, propagandato anche da tutti i mezzi di comunicazione esistenti, vive le sue giornate sul divano, guarda Netflix, scopa poco, non ha voglia di fare niente e fa anche meno; ha pochi contatti umani e quei pochi sono generalmente superficiali. Un eroe che lavora e produce per comprare cose che, fondamentalmente, non gli servono; e paradossalmente tutto questo gli sta bene e vive felice.

Poco conta che non sia una vera felicità e che se ne accorga sempre troppo tardi; poco importa che questo sistema amebico-capitalistico lo porti dritto alla depressione, lui continua questo stato letargico di sonno profondo.
Come uscire da questa realtà stagnante? Svegliandosi. C’è poco da fare: aprire gli occhi!

La sveglia non è una cosa bella, svegliarsi è faticoso, ma la vita è fuori da questo coma, fuori dalle imposizioni della società, la vita ha tanto da offrire ed inizia a farlo nel momento in cui ci svegliamo.
L’arte ha sempre avuto la funzione di sveglia, i grandi artisti hanno risvegliato le persone.
L’essere umano sveglio è colui che combatte e si oppone alle ingiustizie, che gode, che è libero: capisci perché non può piacere questa cosa alla società, al Potere? Libertà!

Battaglia e Libertà. Sarebbero questi i motivi che vi hanno condotto a questo singolo?
Un cantautore, un cantante reggae, dialetto, inglese, il livello di sperimentazione musicale sembra spinto oltre i limiti…

Per queste ultime canzoni mi sono voluto mettere in posizione scomoda, ho voluto rischiare e ho voluto sperimentare; ho quindi coinvolto gli amici e gli artisti nei vari pezzi a mettersi in discussione, a provare una diversa versione di sé, anche a giocare.

Sarebbe stato facile per me continuare sulla strada acustica, del folk, della mia classica canzone d’autore con l’energia che la contraddistingue, sarebbe stato facile chiamare Andrea e fargli fare una parte reggae “rappata”, magari in dialetto: non voglio cose facili, voglio cose vere, cose belle, cose che puzzino di realtà. Andrea è stato bravissimo a capirmi e credo abbia fatto un piccolo capolavoro: ha una voce bellissima ed è entrato magnificamente in una parte che è quasi Beatles, quello è poi un momento della canzone a cui tengo tanto.


E’ introspezione, è l’istante in cui realizzi che il nemico sei tu e lo sei quando spegni la testa, quando preferisci il sonno alla veglia, quando credi, appunto, a canzoni di plastica.

Il videoclip è l’emblema più significativo della collaborazione con Tartaglia Aneuro: si vede il paesaggio di Trentova ad Agropoli, tua città natale. Evidente è il tema ambientale, già trattato da Tartaglia in canzoni come “Oltre”, “Respira cummè”, “Le range fellon”.
Senza rischiare di cadere nella banalità, come si parla di ambiente sfruttando l’occasione dei riflettori puntati sull’argomento, dopo anni di totale dimenticanza?

Hai fatto davvero una bella domanda, come tutte del resto. Nel caso specifico di questo video il tema ambientale diventa metafora del concetto della canzone: il dualismo moda/arte società/individualità si trasforma nel dualismo natura/inquinamento bello/brutto.
È tutta una immagine metaforica, non so quanto si capisca, ma me ne frega poco. Questa è stata la mia maniera non banale di trattare il tema, senza aderire alla moda dei gretini o degli artisti green, dei nazivegani ecc. solo per motivi di pubblicità o di fama. Sarebbe stata un’incoerenza nemica proprio del ragionamento della canzone e di quello che dicevo prima sull’arte, sui miei desideri guerreggianti da ragazzo.

Sull’ambientalismo io mi sento di dire solo una cosa: viviamo un mondo di una bellezza unica e lo stiamo devastando, qualcosa è stato fatto, ma c’è bisogno di tanto altro. Facciamolo. Tutto il resto è moda.

In fondo mi considero un ambientalista, tengo tantissimo all’ambiente, anche inteso in senso più largo, e tengo tanto alla terra: lo scenario del video non è casuale, come hai detto, Trentova, un gioiello del Cilento che è un pezzo del mio cuore: questo gioiello è minato da piccolo e grande inquinamento! Si parte dalle cartacce, dai preservativi, dalle plastiche e si arriva al cemento, all’ecomostro che è il lido.

Il video è anche un grido d’amore, questo è per me l’ambientalismo: Amore per la propria terra (e mi viene da citare Avitabile: sì Trentova è ‘a casa mia “l’Italia è a casa mia, e si l’Italia è ‘a casa mia, l’Europa è ‘a casa mia, ‘o munn è ‘a casa mia”).

Gian Luca Sapere

Riproduzione riservata ©

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