Il nuovo singolo di Mico Argirò “Lambrooklyn” si muove su inediti ritmi pop veicolando un messaggio di speranza nel ritornare a ripopolare la città: nel sogno di una normalità smarrita.
Lambrooklyn raffigura una grigia e vuota Milano segnata dalla pandemia che prende vita colorandosi di rosa, con un ritmo pop. La spensieratezza come volontà di rivivere e condividere la città: cos’altro possiamo ritrovare in questo tuo nuovo lavoro?
Possiamo ritrovare il disagio, il malessere, la rottura delle regole, il sesso, il fuoco, David Bowie, l’esplosione… È un pezzo nel quale mi metto tanto in gioco e in discussione, le parole sono pesate e la musica pure. È una canzone leggera che è tutt’altro che leggera: c’è la mia vita, le sensazioni di quel periodo di zone rosse, le riflessioni, il desiderio bruciante.
Mico, l’idea di questo pezzo con ritmi pop per te che parti dal cantautorato: è la scelta di sdoganare il genere, di sdoganare te da qualsiasi etichetta, oppure è da leggere, appunto, come una semplice scelta stilistica?
È soprattutto una scelta stilistica, una diversa versione di me, nel solco di “Hijab” e del live elettronico che sto portando in giro. Come stile mi piace perché abbino un contenuto importante per me, per la mia vita, a una musica orecchiabile, anche ballabile, elettronica e acustica insieme.
Di sicuro il genere del cantautorato classico mi sta stretto, ma ormai da anni; dall’altra parte non ho voglia di adeguarmi a mode o strizzare l’occhio a sonorità piacione, forzatamente indie o simili. Sto creando un genere tutto mio, come hai ben detto nella domanda, che mi piace, che mi diverte suonare e che risente delle mie nuove influenze e di tutta la tradizione che mi porto dentro.
Milano in Lambrooklyn è molto più di un semplice palcoscenico in cui il tuo brano si proietta: quanto pensi sia stata importante per te Milano dal punto di vista artistico?
Tantissimo, me ne accorgo ancora di più quando altri me lo fanno notare e succede sempre più spesso. Qui ho capito tante cose, non è solo una questione di apertura a stimoli nuovi (che c’è stata: sicuramente c’è lo zampino di Milano nelle mie nuove cose elettroniche), ma anche un insieme di riflessioni post contatto con gente che viene da altre parti d’Italia.
Mi ritengo fortunatissimo ad essere nato e cresciuto in provincia, per mille ragioni e ancora di più ad essere un cilentano con sangue calabrese.
Milano però mi ha fatto tanto bene e, d’altro canto, è lo sfondo nel quale si muovono le avventure della mia vita da ormai 5 anni, quindi inevitabilmente entra nelle mie canzoni.
In questa libertà di provare e ricercare nuovi generi, nuove sonorità, quale sarà la tua nuova prossima destinazione musicale?
Questo non lo so ancora anche se sto lavorando a progetti molto diversi, alcuni che non so se vedranno mai la luce e altri che lo faranno tra tanti anni.
Nel frattempo voglio continuare questa via a metà tra l’acustico e l’elettronico, tra la tradizione e il presente. Ho un live molto divertente che sto portando in giro e per ora mi concentro su quello, poi probabilmente nel prossimo anno uscirà un disco, ma di questo poi ne parliamo.