Una settimana separa la Salernitana dall’inizio della nuova stagione agonistica, ma della tanto decantata rivoluzione calcistica di Lotito, che dovrebbe cancellare in un sol colpo quattro inguardabili tornei di B, non registriamo ancora alcuna testimonianza credibile. Due giovani calciatori delle categorie inferiori, Musso ed Esposito, i quali saranno probabilmente dirottati altrove nei prossimi giorni, ed il colpo di teatro Ventura, francamente, non riescono a fugare lo scetticismo di fondo che attraversa ampi strati della tifoseria granata. L’impressione, netta e tutt’altro che inattesa, è che la società stia cercando disperatamente di liberarsi di gran parte dei contratti onerosi stipulati superficialmente negli anni precedenti, prima di dare il via alla necessaria operazione di ricostruzione tecnica che l’attende. Ed è proprio in questa pretesa, insensata e velleitaria, che si nasconde il rischio reale di gettare le basi per una nuova incompiuta. Perché, intanto, una proprietà forte ed ambiziosa ammette le sue colpe ormai acclarate, stralcia dalla pubblicizzata programmazione a vincere la gestione degli errori passati e, infine, si tuffa con rinnovata determinazione sull’insieme di iniziative da condurre per regalare al nuovo tecnico, possibilmente prima dell’inizio del ritiro, almeno l’ottanta per cento della rosa chiamata a restituire il sorriso ad una tifoseria sempre più perplessa ed inviperita. In sostanza, senza tanti giri di parole, una dirigenza calcistica artefice del proprio destino, realmente vogliosa di lanciare un messaggio ‘bellicoso’ alla concorrenza, prende atto degli strafalcioni operativi dell’ultimo quadriennio ed esegue una scissione netta tra la gestione del presente, fortemente focalizzata sulle operazioni di mercato tese a gettare le basi per un futuro ricco di successi, e la gestione dell’inguardabile pregresso che, condannata ad essere governata in un limbo non baciato dalle luci dei riflettori, deve occuparsi esclusivamente di limitare i negativi effetti economici scaturiti dai tanti errori. Pertanto, se vuoi puntare ad importi nella competizione, ma anche dimostrare concretamente di voler investire sul progetto vincente ingenti risorse economiche, devi assolutamente impedire che i due piani operativi si mescolino. Devi fare il possibile per evitare che il piano di rientro economico, interamente basato su cessioni difficili da realizzare e contratti da rescindere, vada a condizionare negativamente la tempistica del progetto ambizioso da consegnare a Ventura. Una società veracemente ambiziosa, stanca ormai di dover sempre porsi sulla difensiva rispetto alle legittime aspirazioni di una tifoseria spossata da una costante mediocrità pallonara, abbandona il calcolo del pizzicagnolo di borgata e parte spedita, supportata dalla convinzione di voler finalmente lanciare un segnale positivo alla piazza. Sette giorni per ingaggiare i tanti calciatori di qualità che servono a Ventura per lavorare sui contenuti della sua interessante proposta calcistica. Impresa vera e propria, che rischia di diventare impossibile se intralciata dalla necessità di dover prima sgravare l’organico delle tante zavorre che ancora appesantiscono i bilanci societari. La botte piena e la moglie ubriaca è un approdo filosofico che affascina tutti, d’accordo, ma la realtà operativa, soprattutto se la si vuol rivestire di credibilità e ambizione, spazza via i calcoli, indossa i paraocchi e procede in linea retta fino al raggiungimento dell’obiettivo fissato. Incurante delle questioni secondarie e degli effetti collaterali generati da una condotta, tecnica e manageriale, troppo spesso distante da un modello calcistico intriso di organizzazione e competenza.
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