La difficoltà, per ogni lettore, consiste nel reperire previsioni non contrastanti sull’arrivo del picco. Perché sarà quello il momento cruciale che innescherà la diminuzione dei contagi. Se le ultime analisi dovessero trovare riscontro, il picco dovrebbe esserci non prima di dieci giorni. Esperti, governo e Protezione Civile hanno gli occhi costantemente puntati sulla curva dei contagi. Si studiano numeri, si elaborano grafici, si ricorre poi all’analisi matematica che consente di individuare le caratteristiche fondamentali che regolano l’andamento dell’epidemia. L’andamento generale di contagi diagnosticati e decessi è ancora compatibile con la curva esponenziale e dall’Istituto Superiore di Sanità non si attendono una diminuzione delle nuove diagnosi nei prossimi giorni. Significa che il dato continuerà a crescere.
In Campania, al momento, si registra un trend stabile. I ritmi di crescita non sono particolarmente elevati, nonostante un tempo di raddoppio di ricoveri pari a tre giorni. Anche qui, gli esperti sono divisi: da un lato c’è chi scorge nei numeri relativamente bassi della Campania, confrontandoli con quelli registrati nelle regioni del Nord poco meno di tre settimane fa, l’inizio di un’epidemia, e chi invece sostiene che al Sud possa esserci una circolazione più limitata del coronavirus, a patto che si rispettino le attuali misure stringenti di contenimento. Per molti studiosi, in ogni caso, si tratta di dati parziali, relativi ai numeri dei soli tamponi effettuati che non forniscono un dato statistico reale. Se la verità si trova nel mezzo, il nostro futuro sarà in ogni caso diretta conseguenza del comportamento della popolazione. Finché alcuni cittadini aggireranno i divieti, riversandosi in strada senza validi motivi, sarà difficile limitare la progressione dell’epidemia. In ogni caso qui il picco è previsto per i primi di aprile, secondo quanto comunicato dallo stesso governatore.
I comportamenti responsabili, dunque. Ciò che non è avvenuto con il rientro di migliaia di meridionali dal Nord nelle scorse settimane. In Campania aumentano i casi di positività a causa delle persone rientrate dalle zone rosse del Nord, come testimonia l’alto numero di giovani colpiti, che potrebbe essere una conseguenza diretta dei rientri. L’analisi, riferita al bollettino dati dell’Istituto Superiore di Sanità del 16 marzo (i casi erano 381), ha confermato che ci sono almeno dieci casi positivi in Campania nella fascia di età tra 0 e 19 anni: l’1% dei casi si registra nella fascia d’eta’ 0-9 e l’1,6% in quella 10-19. Nei giovani tra i 20-29 anni il contagio è dell’8,9%, del 9,4% tra nella fascia compresa tra i 30 e i 39. E i dati hanno trovato conferma nei giorni successivi. Per il governatore De Luca esiste un “prima e un dopo” nella gestione dell’emergenza, in mezzo al quale c’è l’esodo verso Sud innescato dall’annuncio dei decreti. “Dopo dieci giorni dal contro esodo raccogliamo i primi effetti. E non sono positivi”. Alessandro Perrella, infettivologo dell’ospedale Cotugno e componente dell’unità di crisi regionale, lo attribuisce anche ad altre cause: “È molto probabile che i giovani, fascia di età poco disciplinata e attenta ad osservare prescrizioni rigide, ma fondamentali, come il distanziamento sociale, abbiano inizialmente sottovalutato l’unica arma che possiamo mettere oggi in campo per sconfiggere il Covid-19. E purtroppo, come abbiamo ripetuto altre volte, sono i giovani ad essere maggiormente esposti al rischio contagio: non soltanto per se stessi, ma più pericolosamente per i familiari anziani e con un quadro clinico più compromesso”.
Un problema che accomuna le regioni del Sud, Puglia in primis. C’è un dato che allarma in queste ore gli esperti della Protezione civile. In Puglia continuano ad arrivare persone provenienti dalle regioni del Nord, sono 907 sono le autocertificazioni inviate alla Regione Puglia solo nella giornata del 18 marzo. Molte persone ricoverate negli ospedali pugliesi, infatti, sono parenti di persone, soprattutto giovani, rientrati da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. come certificato dal reparto di Malattie infettive del Policlinico di Bari. In tal modo i contagi si stanno moltiplicando. Secondo quanto riferito dal quotidiano La Repubblica, inoltre, circa il 15% delle persone rientrate e controllate nelle stazioni ferroviarie pugliesi aveva la febbre. Un dato da far tremare i polsi.