Il report dell’Istituto Nazionale di Sanità relativo al periodo 26 ottobre – 1 novembre conferma che l’epidemia in Italia è in rapido peggioramento. Nella maggior parte del territorio nazionale è compatibile con uno scenario di tipo 3 ma sono in aumento il numero di Regioni in cui la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4. Si conferma pertanto una situazione complessivamente e diffusamente molto grave sull’intero territorio nazionale con criticità ormai evidenti in numerose Regioni italiane.
La situazione descritta in questa relazione evidenzia forti criticità dei servizi territoriali e il raggiungimento attuale o imminente delle soglie critiche di occupazione dei servizi ospedalieri. Tutte le Regioni sono classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane. l’Iss considera essenziale rafforzare le misure di mitigazione in tutte le Regioni.
Tuttavia Rezza del dipartimento Prevenzione, a margine della conferenza sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia, si dimostra meno pessimista dei giorni scorsi sottolinea i timidi segnali di rallentamento: “La curva sta deflettendo perché cresce meno delle scorse settimane, ma occorre estrema prudenza”.
E il Governo sarebbe intenzionato a valutare entro domenica 15 novembre gli effetti del Dpcm in vigore: se entro fine settimana la curva non avrà mostrato segnali di inversione della rotta, ritorna con prepotenza l’ipotesi di rendere rosse tutte le regioni e quindi di attuare un nuovo lockdown generalizzato. Nel fine settimana il Governo si riaggiornerà con le Regioni e con il Comitato tecnico scientifico. Preoccupa la situazione delle strutture ospedaliere, ormai sature e incapaci di poter offrire cure ai pazienti non covid. Mentre s’intravede lo spettro di un Natale con le luci spente, i consumi a picco e i cenoni ristretti, chiudere il Paese per poco meno di una ventina di giorni (nel caso in cui i dati dovessero imporre un lockdown nazionale, l’ipotesi ventilata è il periodo compreso tra il 16 di novembre e il 3 di dicembre) garantirebbe uno scenario decisamente più sereno almeno fino al termine delle festività. Una boccata di ossigeno per l’economia e per ogni ambito sociale.