Il processo involutivo della Salernitana non conosce soste e regala alla tifoseria granata un’altra amara pagina di calcio e difficile da metabolizzare. La squadra vista all’opera al Menti di Castellammare è stata deficitaria sotto tutti i punti di vista, ha palesato carenze tecniche e tattiche, ma anche i livelli di personalità e temperamento, collettivi ed individuali, hanno subito drastici abbassamenti. A destare maggiore preoccupazione, infine, è l’integralismo calcistico di Giampiero Ventura, il quale ha smesso da alcune settimane di essere valore aggiunto per indossare le vesti di incomprensibile esponente di una nociva ortodossia calcistica. Il suo 3-5-2 (3-4-1-2), privo dei calciatori necessari per poterlo attuare, rischia di aggravare la confusione mentale di una squadra che appare strutturalmente impossibilitata a concretizzare sul terreno di gioco i suoi dettami. Insistere con certe convinzioni, pur comprendendo il legittimo desiderio di non accantonare il lavoro portato avanti da mesi, può solo far lievitare il disordine psicologico e calcistico degli uomini a sua disposizione. Il mercato di gennaio è ancora lontano, la squadra deve ricominciare a muovere la classifica in fretta, prima che l’ottimo inizio di stagione diventi un pallido ricordo destinato a piombare velocemente nell’ennesima stagione fallimentare dell’era Lotito-Mezzaroma-Fabiani. La Salernitana dovrà essere rinforzata in tutti i reparti, ma in questa fase il tecnico sta sciupando anche la possibilità di limitare i danni snobbando alcuni correttivi che, messi in pratica, potrebbero restituire al gruppo nuove certezze calcistiche e maggiore serenità. Giocare con due attaccanti centrali, nonostante la doppia cifra sia un’impresa non riscontrabile nelle carriere di tutti i presunti bomber presenti nel roster offensivo granata, al momento appare un lusso difficilmente sostenibile per una squadra che fatica a produrre calcio offensivamente incisivo e allo stesso tempo a difendersi con rassicurante organizzazione difensiva. Djuric, Jallow, Giannetti e Gondo avrebbero difficoltà ad essere cecchini infallibili anche se il centrocampo alle loro spalle li rifornisse con continuità. L’elemento che avrebbe dovuto garantire assist e rifiniture preziose, stiamo parlando di Cerci, ormai ricalca fedelmente il sentiero dei bluff pallonari già percorso in passato da Rosina, Di Gennaro e Foggia. Pertanto, l’assenza di bomber in grado di fare la differenza e di centrocampisti capaci di rendere scorrevole, rapida e continua la manovra, impongono un cambio di strategia calcistica. Ventura farebbe bene ad indossare gli umili panni della massaia che, giunta a fine mese ed economicamente impossibilitata a riempire frigo e dispense, raccoglie gli ingredienti superstiti e cerca ugualmente di preparare un pranzo nutriente e appetibile. Uscendo dalla metafora culinaria, ci piacerebbe rivolgere al tecnico un quesito sulla possibilità concreta di cambiare l’assetto tattico della squadra per valorizzare quelli che, attualmente, sembrano essere i pochi punti di forza dell’organico.
Se le punte non hanno dimestichezza con il gol, le fonti di gioco, troppo ordinarie e compassate, finiscono per accentuare questa difficoltà, non sarebbe meglio focalizzare l’attenzione su alcuni oggettivi pregi calcistici esibiti dai calciatori presenti in rosa? In soldoni, il quesito è il seguente: con una difesa che fa fatica a recepire le nozioni di un assetto incardinato su tre centrali (raramente la linea difensiva sale per accorciare sulla mediana e spesso fallisce sul terreno delle marcature preventive, delle diagonali e delle marcature da scalare), centrocampisti abili in interdizione ma poco affidabili in regia (Di Tacchio, Odjer e Akpro), attaccanti sterili e incapaci di giocare con e per la squadra, ma anche una discreta batteria di trequartisti, mezzepunte ed esterni d’attacco (Kiyine, Cicerelli, Firenze, Maistro, Lombardi e, si spera, Cerci in un futuro non tanto lontano), non sarebbe il caso di semplificare il tutto per ottenere un prodotto più efficace e, soprattutto, in grado di esaltare le qualità dei singoli? Ed allora, visto e considerato che la squadra brillante di inizio stagione ha lasciato il passo ad una truppa confusa, timorosa e sempre più incerta, perché non offrire ai calciatori la possibilità di superare la crisi tecnico-tattica facendogli fare ciò che hanno sempre fatto e sanno fare meglio? Di Tacchio ed Akpro, ad esempio, costituirebbero un’ottima diga mediana davanti alla difesa e non sarebbero più costretti ad accollarsi un lavoro di regia illuminante che non rientra nel loro dna calcistico. Cicerelli, Kiyine e Lombardi hanno dimostrato di avere dei numeri nell’uno contro uno: perché non sfruttare queste doti per puntare l’avversario, ridurre i loro compiti difensivi e renderli devastanti in fase di rimessa? Maistro, Firenze, Kiyine hanno palesato indubbie qualità in fase d’inserimento, ed allora perché non impiegarli alle spalle di un’unica punta fisica? Invece di giocare con due attaccanti che regalano scarsi contributi realizzativi e faticano a far distendere la squadra in avanti, non sarebbe meglio affidarsi all’unico centravanti in organico (Djuric) capace di sfruttare le nuove proposte di gioco provenienti dalle corsie esterne e di lavorare a vantaggio dell’inserimento della mezzapunta collocata alle sue spalle? Una squadra così ridisegnata, in attesa del sempre più necessario mercato invernale di riparazione (sperando che non sia il solito, fumoso passaggio stagionale già registrato nel precedente quadriennio), non potrebbe arrestare il pericoloso scivolamento della Salernitana nelle posizioni meno nobili del torneo cadetto? Ai lavori settimanali del campo d’allenamento affidiamo l’ardua sentenza.