A chi non è capitato, almeno una volta, mentre con il dito scorre la home page di Facebook dal proprio smartphone, di imbattersi in fotografie inquietanti che ritraggono la plastica negli oceani? Si tratta, il più delle volte, di realtà lontane da noi e per questo motivo le osserviamo, le zoomiamo, le condividiamo sul profilo redarguendo anche chi – lontano, lontano da noi – inquina senza pietà.
Il maltempo degli ultimi due giorni ha messo a dura prova Salerno e tutta la provincia, provocando disagi e danni territoriali non indifferenti. Ma, dopo la mareggiata, ieri sera la città si è trovata di fronte una scena sorprendente e davvero alienante.
Un tappeto di plastica ha invaso il mare di Salerno. In particolare centinaia di bottigliette di plastica, confezioni di polistirolo e rifiuti di vario genere si sono accumulati tra la stazione marittima e gli ormeggi Autuori.
E allora il problema che era degli immensi oceani, dei posti quasi irraggiungibili, si trasforma in un problema anche di Salerno e dei salernitani.
“Nulla di sorprendente – ha dichiarato Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – visto e considerato che nelle nostre campagne contro il beach litter, che abbracciano trenta spiagge della Campania, troviamo rifiuti in plastica ad ogni passo”.
“Piuttosto – ha aggiunto – immagini come questa devono suggerire la necessità ormai inderogabile di un cambio di paradigma. Non si può più discutere dell’opportunità della plastic tax, il dibattito politico rischia di essere surreale. Oggi siamo tutti responsabili, la transizione ecologica è fondamentale: vanno semmai previsti incentivi per le imprese affinché abbandonino definitivamente modelli produttivi che ci hanno condotti a disastri come questo”.
Oggi più che mai diventa vera la riflessione secondo cui se non succede qui, non significa che non succeda. E questo più che gli altri diventa il giorno della consapevolezza.
In un periodo come questo, dove il dibattito sull’ambiente è più acceso che mai, quelli divulgati da Il Giornale di Salerno diventano gli scatti della vergogna, una presa di coscienza sconcertante che non può che lasciare l’amaro in bocca.
Baudelaire diceva: “Uomo libero, sempre avrai caro il mare”. E, a questo punto, la domanda sorge spontanea: quanto possiamo essere liberi se il nostro mare è in queste condizioni?