Una vicenda dai tratti “stravolgenti” come quella che stiamo vivendo a causa dell’emergenza da Covid-19, ha suscitato in tutti noi un grande senso di preoccupazione, ansia e paura. La situazione emotiva è ancora più complicata per i malati oncologici che si sono trovati a vivere un “dramma nel dramma”, gli stessi che insieme all’ansia per il rischio di contrarre il Coronavirus stanno affrontando un tumore o l’hanno da poco sconfitto.
Tutti stiamo prendendo precauzioni per far fronte all’epidemia ma alcune persone corrono un rischio più elevato di complicazioni. Si tratta appunto di chi soffre di patologie severe, tra le quali quelle oncologiche, e chi ha una difesa immunitaria bassa, i cosiddetti “immunodepressi”, alcuni di questi divenuti tali proprio a seguito di un tumore diagnosticato. Un paziente oncologico/immunodepresso come sta affrontando questa emergenza? A raccontarcelo è Bernarda, esempio di forza, coraggio e speranza, una storia a lieto fine nonostante tutto!
“Sono Bernarda Sessa, originaria di Pontecagnano Faiano ma vivo a Calsalgrande, ho 51 anni, una vita da vivere, una bella famiglia, tanti amici, un lavoro che amo e ho sconfitto un cancro al seno!“, è con queste parole che si presenta. Il mostro “chiamato da me cankromon ha cercato di farsi spazio, oltre che nel mio fisico, anche nei miei pensieri… ma non gliel’ho permesso, non potevo permettergli di farmi perdere la mia gioia di vivere” racconta Bernarda.
L’atroce diagnosi è arrivata per lei a maggio 2019 e da quel momento in poi la sua vita è stata del tutto stravolta, soprattutto dal punto di vista mentale. Nonostante il terrore, quello che non è mai mancato in lei è quello spirito combattivo, dalle sfumature ottimiste, che le ha dato la forza di andare avanti sempre e comunque. Ci confida infatti che “con tanti pensieri colorati, ma anche tanta paura, ho iniziato a vivere il mio tempo non tempo. Sì, perché mi sembrava surreale la nuova e forte situazione che stavo vivendo“.
Vivere il presente senza troppa negatività, progettare il futuro e scacciare i pensieri negativi con quelli belli e luminosi, sono state per lei le vere armi vincenti. “È iniziato poi il tempo dell’attesa: le chemio, le visite e l’attesa. L’operazione, i controlli e, ancora, l’attesa. La radioterapia, i controlli e sempre l’attesa e ancora oggi le terapie, ma io in questo tempo ho continuato a vivere – racconta Bernarda – sono stata attraversata da mille emozioni, come lo smarrimento e il dolore per i miei amati capelli, ma ho subito cominciato ad amare la mia testa pelata, complimentandomi con me stessa e dicendomi di stare bene così. Ho ricominciato ad amare ancor di più la mia vita e a dare spazio prima a me stessa. Mi sono affidata, da credente, a Dio“.
Un momento così difficile e delicato si è affiancato ad un altro altrettanto complesso e per i guerrieri come Bernarda si presenta un’altra guerra da combattere. L’avversario, il nemico invisibile dal nome Covid-19, in questo preciso momento storico non ha fatto sconti davvero a nessuno neanche a chi come lei, quando finalmente pensava di aver “concluso” la battaglia contro il suo “Cankromon”, si è trovata a dover fare di nuovo i conti con quella maledetta attesa che si è ripresentata puntuale.
“Avevo sperato di ritornare, a primavera, a lavoro con i miei bimbi di 2° primaria. Tuttavia, non avevo fatto i conti con questo nuovo problema: l’emergenza COVID-19. Mi sono ritrovata di nuovo a fermare il mio tempo ma questa volta però ero preparata: il cancro mi ha insegnato che rallentare la propria vita non significa non vivere, ma al contrario è vita pura. Nel tempo non tempo ti ascolti, assapori ogni attimo e lo fai con maggiore consapevolezza, dai spazio davvero a ciò che è importante” dice Bernarda.
Questo ormai lungo periodo di quarantena come è stato affrontato? Quali sono state le difficoltà per Bernarda? “Durante la quarantena – racconta – ho continuato le terapie, ma ho constatato che a seguito delle nuove disposizioni precauzionali sono venuti a mancare elementi fondamentali per un malato e ancor di più per un paziente oncologico: i sorrisi sinceri e spontanei, ormai celati dalle mascherine e il contatto umano con l’equipe medica e anche con gli altri pazienti. Con ciò non voglio insinuare di non essere stata accolta e curata adeguatamente, ma l’atmosfera non era più così serena come lo era stato nei mesi precedenti“.
Alla domanda “hai paura di questo periodo?” lei ci risponde con un fermo “certo!”, non nascondendo il timore che “questo nuovo virus possa attaccare il mio fisico già debilitato“. Come darle torto? “Manca solo lui e poi avrai completato l’album mamma“, è questa la frase che i due figli di Bernarda le ripetono, invitandola soprattutto a fare attenzione. “Ed è proprio in questo momento che mi è tornato in mente un mio pensiero significativo: quando vedi tutto grigio, accendi la speranza e questa non mi ha mai abbandonata nel percorso di vita!” – dice ancora Bernarda.
Ogni paziente come lei, che esce da un’esperienza come quella che il cancro fa vivere, vede la vita sotto una prospettiva diversa da quella precedente, anche lei infatti ha il suo pensiero, un pensiero profondo che trova conferma nella sensazione che lontanamente possiamo solo immaginare. “Posso dire di aver realizzato che tutti siamo a casa e viviamo questo tempo non tempo di attesa e che da questa situazione critica potremmo trarre il meglio: dare più importanza alla vita, alle piccole cose, a un sorriso regalato, una parola pronunciata. Questa attesa, a volte snervante, ci farà capire che la vita è appesa a un filo, sta a noi non caricarla di pesi banali, ma di apprezzare, momento per momento, ciò che essa ci regala” ci confida.
“Trovo ci sia una certa corrispondenza tra la malattia che è arrivata senza che io la cercassi e il Coronavirus entrato, dirompente, nella vita di ognuno di noi, senza che nessuno l’avesse voluto. La guarigione da una malattia e la rinascita dopo questa emergenza, sono responsabilità di ognuno, di ogni persona ancora desiderosa di vivere una vita nuova. Sono certa che questo periodo passerà e che ne usciremo tutti cambiati ma sicuramente migliorati” – conclude così Bernarda.