Finalmente, alle sei del pomeriggio di sabato 19 ottobre 2019, alla stazione Leopolda parte una musica solenne e dal soffitto viene calato giù un enorme logo di Italia Viva (la V dovrebbe ricordare un gabbiano, in realtà sembra la confezione di un detergente intimo); poi Renzi a passo di marcia percorre il palco, seguito dal suo popolo. Sono quei momenti della storia in cui uno vorrebbe volentieri dire: “io non c’ero”. Invece ero lì sotto in prima fila. Avevo un messaggio da consegnare e l’ho consegnato, anche se Matteo Renzi l’ha preso al volo per poi dimenticarlo sotto il leggio, qualcuno lo troverà e glielo consegnerà. Era un messaggio in cui lo pregavo di ripensarci accompagnato da un paio di calzini di paperino. Ero stata al centro commerciale giorni prima, cercando un regalo eloquente, avevo escluso una maschera da Joker e una statuetta di Albert Eistein, con un dito appoggiato sulla fronte come a dire “Sei scemo”. Alla fine l’occhio mi era caduto su dei calzini e mi ero ricordata di una profonda analisi politica che avevo fatto una vita fa, ai tempi di Renzi segretario PD, che era questa: “Se la struttura del Partito funzionasse, Renzi non potrebbe neanche scegliersi i calzini da solo”. Ho spiegato la metafora nel messaggio e sono riuscita a darglielo mentre lui passava, specificando che io non l’avrei seguito questa volta, gliel’ho consegnato domenica, quando Italia Viva era già nata e io ormai non potevo farci niente, ma Matteo non l’ha mai letto e io percepivo un vago senso di fallimento.
Sono arrivata alla Leopolda (la mia primissima Leopolda e con tutta probabilità anche l’ultima) sabato, mentre i lavori dei tavoli di confronto stavano finendo e quindi nessuno avrebbe parlato dal palco per un po’. Se non sono rimasta fuori, lo devo solo alla sedia a rotelle. Le persone stavano a frotte fuori, cercando di varcare la soglia. L’ingresso, sia dei disabili che dei normo, era male organizzato, nessuno si aspettava una folla tanto grande. I pochi bagni sono in uno stato pietoso, sempre preceduti da file chilometriche. Io e la mia assistente riusciamo a sistemarci alla destra del palco e aspettiamo. Aspettiamo in un caldo infernale. L’attesa è condita da un senso di mistero, dovuta al fatto che sono lì in qualità di elemento di disturbo, mi sento come l’agente 007 in missione per salvare il centrosinistra o quel che ne resta. Una parte di me è rammaricata di non esserci stata venerdì, durante il collegamento con la guerrigliera curda, secondo era il momento più emozionante della Kermesse. La verità è che ero alla scuola di politiche di Enrico Letta (sono una dei cento studenti studenti selezionati), insomma potrei essere accusata di trasformismo rapido, ma la verità è che da Letta si mangia molto meglio. Alla Leopolda, durante l’attesa, la mia assistente si immola e va a cercare del cibo, torna dopo un quarto d’ora con un po’ di insalata e due pezzi di pizza e mi racconta del declino della civiltà occidentale di fronte al buffet. Intanto cerco di capire dove sono capitata, mi sento immersa in un raduno di fanatici, forse lo sono anch’io. Mi ritrovo a pensare che il problema non è Renzi, ma i suoi fan, che lo trattano come se fosse Sua Santità. Alcuni degli interventi dal palco sono fin troppo celebrativi nei confronti di Matteo, altri sono di qualità. Parlano anche molti millenials. Con una curiosa maglietta con scritto “Millenials”, come se io andassi in giro con una maglietta con scritto “Anni Novanta”. L’intervento del ragazzo che ha raccontato della sua relazione con il fratello autistico e come sia migliorata grazie alla legge sull’autismo mi ha commosso, in perfetto stile “Mio fratello rincorre i dinosauri”.
La scenografia è suggestiva, c’è persino un albero di corbezzolo davanti a me. Mi aspettavo di ritrovarlo nel logo, ma poi- riflettendoci- ho capito che non poteva essere, avrebbe ricordato troppo il simbolo dell’Ulivo e certo non era quello il messaggio che Renzi voleva far passare. Italia Viva è un partito aperto anche agli elettori di centrodestra che non si riconoscono nel modello Salvini, così facendo Renzi punta alla doppia cifra. Non è necessariamente un difetto, è una costatazione. Nel suo discorso Renzi non lascia dubbi: la nascita del Conte bis e la scissione dal PD (anche se guai ad usare la parola scissione) facevano parte di uno stesso piano diabolico. Probabilmente il PD potrebbe uscirne per paradosso rafforzato, attirando di nuovo a sé gli odiatori di Renzi (che a volte sono invasati allo stesso livello dei fan di Renzi). Oppure potrebbe essere un altro passo verso la fine dei dem. Solo il tempo può dircelo.
In un muro di fronte alla Leopolda, un artista di strada ha disegnato Renzi in versione zombie, con il nome Italia Viva disegnato su una lapide. Alcuni renziani si riuniscono di fronte all’opera e discutono animatamente se sia arte o meno, finché uno di loro conclude “È arte sadica!”. Giuro, ne ho sentite tante, ma “Arte Sadica” mai.