La Guardia di Finanza di Salerno, con il coordinamento della procura della Repubblica di Vallo della Lucania, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di sei soggetti, tra commercialisti ed amministratori di una società di Milano, ritenuti a vario titolo responsabili di un’evasione fiscale quantificata in oltre 2 milioni e mezzo di euro. Le prime indagini sono state avviate nel 2016, da parte delle fiamme gialle di Vallo della Lucania, insospettite dal fatto che un imprenditore aveva spostato nel piccolo Comune cilentano di Laurino la sede di una delle sue imprese, operante nel settore dell’impiantistica termica. Un trasferimento anomalo e, soprattutto, avvenuto solo sulla carta.
Come riscontrato infatti dai militari nel corso di un sopralluogo, presso il nuovo indirizzo non vi era alcuna traccia dell’azienda. Non un’insegna o una cassetta postale, né tantomeno un locale o un magazzino che ne provasse l’operatività. L’inchiesta ha, da quel momento, preso tutt’altra piega: per fare luce sulla vicenda, i Finanzieri hanno aperto una verifica per approfondire la posizione fiscale della società, che di fatto aveva mantenuto cuore e anima nel centro meneghino, a due passi dal Duomo. Attesa la mancanza della documentazione contabile obbligatoria, gli investigatori hanno approfondito le ricerche attraverso specifiche interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo, accertando in questo modo che, dal 2013 al 2015, l’impresa aveva utilizzato fatture per operazioni inesistenti emesse da diverse aziende, tutte riconducibili al medesimo titolare. Il passo successivo è stato quello di individuare i soggetti coinvolti nella frode e delinearne i rispettivi ruoli. Un vero e proprio sodalizio di matrice calabrese (quasi tutti i responsabili erano lombardi solo di adozione), con al vertice l’amministratore di fatto della società, principale artefice della truffa, e, a seguire, i due rappresentanti legali, mere teste di legno. Notevole apporto alla realizzazione del disegno criminoso è stato infine fornito da tre commercialisti che, mediante la compilazione dei modelli 760 e degli F24 con dati non rispondenti al vero, hanno contabilizzato crediti iva inesistenti per cifre enormi, ai quali la società ricorreva sistematicamente per annullare le imposte che avrebbe dovuto versare. Per garantire il pagamento delle somme dovute all’Erario, il gip del tribunale alla sede, su richiesta di questa Procura, ha pertanto disposto il sequestro preventivo dei beni nella disponibilità degli indagati. All’esecuzione del provvedimento hanno preso parte anche i reparti della Guardia di Finanza del milanese, competenti in ragione della residenza dei destinatari della misura. Sui conti correnti sono state così rinvenute e cautelate disponibilità finanziarie per oltre 400 mila euro.
Hanno inoltre formato oggetto di sequestro 15 fabbricati e 22 terreni, nonché una serie di beni di lusso, tra i quali orologi e quadri di pregio, una lussuosa villa sita nel capoluogo lombardo (che, da sola, vale mezzo milione di euro), una Porsche “718 – Cayman” e una fiammante Ferrari “612 – Scaglietti”. Gli indagati dovranno ora rispondere dell’accusa di evasione fiscale mediante l’indebita compensazione di crediti d’imposta fittizi, reato per il quale rischiano la reclusione fino a 6 anni.