Alla fine, l’intento di riunire sotto l’insegna di un’unica lista i partiti e le esperienze appartenenti alla variegata area politica del centrosinistra è naufragato per effetto dei differenti indirizzi in ambito europeo e della natura sperimentale di alcune delle nuove offerte politiche in campo. Fino all’ultimo, il neo segretario dem Nicola Zingaretti aveva tentato di unire le strade con +Europa, spendendosi con Emma Bonino nell’ottica di un’unità delle forze progressiste da contrapporre alla forma smagliante dell’avversario nazional-sovranista. L’incontro, avvenuto all’indomani dell’elezione del nuovo segretario, ha sancito l’opportunità di un percorso comune solo in prospettiva delle prossime elezioni politiche, di fatti consegnando le due forze a un diverso posizionamento nella strada che conduce agli scranni dell’Europarlamento. Il partito di Emma Bonino e Benedetto della Vedova corre con Italia in Comune, il partito dei sindaci capitanato dal primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti. Più proficuo, invece, il dialogo con i bersaniani di Articolo1- Mdp che, dopo i tentennamenti iniziali, trovano spazio nella lista del Pd, forti della medesima confluenza nel gruppo della famiglia europea del Pse. Alle prese con l’atavica sindrome di Tafazzi anche sinistra radicale e verdi, la cui rappresentanza si articola in tre liste. Tutte destinate a soccombere. O al massimo, nella migliore delle ipotesi, a sfiorare la soglia di sbarramento fissata al 4%. Risalta, poi, la defezione di Potere al Popolo, rinuncia eccellente in una galassia in cui si appresta a recitare il ruolo di stella polare. L’esperienza nata grazie agli attivisti del centro sociale napoletano Je so’ pazz, che alle ultime elezioni ha raccolto circa 400 mila voti, ha avanzato condizioni non propriamente flessibili per partecipare a un qualsiasi progetto comune, imponendo come temi fondanti il rifiuto dei trattati europei e l’uscita dalla NATO. Non essendo in grado di raccogliere il numero di firme valido per partecipare alle europee, il partito guidato da Viola Carofalo ha quindi optato per la rinuncia. Una mossa da interpretare anche sul piano strategico, essendo ancora un movimento giovane che punta a radicarsi sul territorio e a proseguire quel lavoro dal basso senza doversi misurare con la portata di un appuntamento elettorale del genere.
Partito Democratico – Siamo Europei. Il rinnovato Pd di Zingaretti, che incorpora nelle sue liste le idee e le figure del movimento politico di Carlo Calenda “Siamo Europei” e, come anticipato, di Articolo1- Mdp, si configura già come il contenitore plurale e aperto alla società civile in grado di tracciare le linee guida del nuovo centrosinistra. Sciorinando qualche cifra: 76 candidati, di cui 39 donne e 37 uomini, un terzo non iscritti al partito. L’intenzione di ricreare un blocco sociale da cui farsi dettare l’azione politica, un processo che si preannuncia senza dubbio lungo, fissa nel suo primo passaggio elettorale l’assetto inclusivo su cui poggiare l’intero lavoro programmatico. Candida nelle varie circoscrizioni personalità del calibro di Franco Roberti, Giuliano Pisapia, Cecilia Guerra, Pietro Bartolo. Nei sondaggi continua a duellare con il M5S, e la partita dei rapporti di forza riguarda proprio il Movimento, con cui il Pd si contende una larga fetta di elettorato. Tuttavia l’obiettivo del 20%, a più riprese considerato un buon risultato, rivela un atteggiamento ancora troppo minimalista in una fase in cui la polarizzazione dello scontro immortala il partito come principale interprete di una delle due sponde. Ma, vale la pena ricordarlo, dopo i requiem dell’ultimo anno, si assiste a un progressivo rilancio del partito e di un’intera cultura politica.
Italia in Comune – +Europa. Ospitata dal logo di +Europa, nell’Europarlamento aderirà all’Alde, il gruppo dei liberali. C’è da sottolinearlo: seppur estremamente progressista sui diritti e inclusiva sulla questione migranti, si tratta della compagine meno a sinistra di tutte quelle menzionate in questo articolo. Una lista liberale, democratica e riformatrice. Due anime che hanno come catalizzatore l’europeismo, a partire dalle realtà urbane (dove racimolano quasi esclusivamente i loro voti) e dall’esperienza dei sindaci di Italia in Comune.
La Sinistra. Nata dalla convergenza tra Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista, ha scelto il proprio simbolo affidandosi al voto online di oltre 20mila persone. Al rosso delle battaglie sociali e per i diritti, si affianca il verde dell’ambientalismo. Un richiamo inequivocabile al doppio filo che, legandosi, caratterizzerà l’azione politica dei prossimi anni. Tra i punti principali del loro programma figurano la lotta alle diseguaglianze su base comunitaria, una patrimoniale per redistribuire ricchezza, la riconversione ecologica dell’economia. Si batteranno per un’Europa inclusiva e antirazzista, fondata sull’accoglienza e sull’integrazione. In caso di elezione, all’Europarlamento confluiranno nello storico gruppo della sinistra GUE/NGL.
Europa Verde. Scaricati da Italia in Comune dopo l’iniziale intesa, i Verdi hanno riscontrato in Possibile di Pippo Civati il partner ideale per lanciare una lista decisamente accordata ai temi ambientali, sull’onda dei Friday for Future e nel segno di Greta Thunberg e delle migliaia di giovani che manifestano per allertare la politica. Un progetto ecologista e progressista che intende rispondere alle istanze dei giovani, a iniziare dalla riconversione ecologica dei processi produttivi. Spicca per protagonismo femminile: le donne alla testa delle liste in ogni circoscrizione. Il gruppo d’appartenenza nell’Europarlamento è l’European Green Party. Tuttavia, la campagna elettorale è stata caratterizzata da un episodio che ha indotto Civati a ritirarsi dalla corsa e a promuovere soltanto i suoi candidati: la presenza, in quota Verdi, di esponenti di estrema destra, ufficialmente oscurati dalle liste. Una vicenda dai contorni ancora nebulosi che rischia di compromettere ogni ambizione della compagine ambientalista.
Partito Comunista. La creatura di Marco Rizzo, figlia della più inossidabile tradizione novecentesca, si presenta per scardinare qualsiasi meccanismo alla base del sistema Ue. Viene ribadito il conflitto esistente tra capitale e lavoro, l’impossibilità di cambiare l’Ue dall’interno perché al servizio dei profitti delle grandi lobby e della finanza.