Ci siamo lasciati alla spalle, ormai da qualche settimana, le elezioni presidenziali francesi e ci stiamo avvicinando a grandi passi alle politiche italiane, che si svolgeranno il prossimo anno. Certo, non è ancora il momento dei pronostici, ma è evidente che qualcosa si sia mosso. La Francia, quando si parla di innovazione politica, è sempre stata pioniera in Europa e, qualche settimana fa, a quanto pare, la svolta era davvero vicina: Marine Le Pen, donna di destra, leader di un partito sovranista ed euroscettico, è stata ad un passo dal conquistare l’Eliseo.
Si è scelto, ancora una volta, il meno peggio. Si è andati, un’altra volta, verso la solita via politica, quella della stabilità e del lento progresso trainato dall’UE. Per quanto tempo ancora si potrà continuare a scegliere la soluzione migliore tra le peggiori? Dove possiamo arrivare optando sempre per ciò che è conosciuto e comodo in un mondo in continua evoluzione? Quanto durerà la cara democrazia in queste condizioni? Questo sarà da vedere, ma ciò che è certo ed evidente è la grande abilità che i partiti della destra sovranista stanno dimostrando nel mutare programmi politici e modalità di approccio alle masse al fine di apparire meno sovversivi e più eleggibili, evitando di parlare (come da usanza) alla pancia del popolo, avvalendosi di buoni comunicatori e di (a tratti volgari e ripetitivi) arringatori di folle. Effettivamente, il piano sembra stia funzionando, infatti, oltre alla risalita percentuale del Ressemblement National della famiglia Le Pen nel periodo della presidenza di Marine, è da evidenziare, per ciò che riguarda il nostro Paese, quella di Fratelli d’Italia, che, al momento, rappresenta la forza politica maggioritaria del centro-destra italiano.
A cosa porteranno questi processi? Come detto, non possiamo saperlo con certezza. Però è lecito attendersi una svolta. C’è da sperare che non si vada verso una strada peggiore.