È una atomica bionda, vive tra Salerno e Napoli ed è più granata dell’essenza della salernitanità stessa.
Il suo nome è Erica De Lisio, classe 1995.
Dopo diversi lavori come assistente alla regia ed editor video per cortometraggi e mediometraggi di finzione ha trovato una particolare predilezione per il cinema del reale, focalizzandosi su storie di vita genuina e autentica.
È autrice di “Bettina” (2017), storia di una bidella che fa miracoli attraverso Padre Pio, selezionato in diversi festival nazionali e internazionali, vincitore del premio Discovery Campania al Festival Internazionale del Cinema di Salerno (visibile su RaiPlay) e “Pucundrìa” (2019), ambientato in una casa di riposo e vincitore del premio miglior documentario all’Efest Festival.
È in fase di montaggio il suo primo film breve “Nina e il Cielo”, prodotto da AN.TRA.CINE Film Industry in partnership con Accademia di Belle Arti di Napoli insieme a Esga Trading.
Che cos’é il cinema per te?
Il cinema è una espressione artistica che in qualche modo coinvolge più persone, non solo chi lo realizza concretamente ma anche e soprattutto chi ne usufruisce ovvero, lo spettatore. È un mondo affascinante che molte volte pone l’attenzione su storie particolari che scaturiscono emozioni e ti lasciano un segno profondo, quasi viscerale.
Come è nata la passione per la settima arte?
È nata in età adolescenziale, giravo i primi video con una vecchia telecamera e la mia attrice preferita era mia sorella Fabiana. Ho svariati hard disk pieni di filmati che prima o poi monterò e me li godrò con la mia famiglia.
Perché il documentario?
Il documentario è venuto un po’ per caso. Non pensavo assolutamente di cimentarmi in questo genere cinematografico, anzi, il mio pensiero era rivolto verso altri lidi ma, prima di affrontare un genere come la finzione in ambito filmico avevo bisogno di un mio sguardo personale e l’ho trovato raccontando storie reali e concrete.
Puoi anticipare qualcosa agli amici di Paese Sud sul tuo ultimo lavoro?
“Nina è il cielo” è un piccolo film di finzione che mi è stato commissionato dall’Accademia delle belle arti di Napoli insieme ad una società di produzione esterna. È stato scritto da Giovanna De Luca (salernitana anche lei) e diretto da me. È la storia di una forte amicizia dalle sfumature indomabili, di due giovani ragazze provenienti dalla medesima estrazione sociale, ma con differenti situazioni familiari del capoluogo partenopeo. Il film racconta in maniera esclusiva e peculiare la condizione giovanile del nostro tempo. Le protagoniste sono: Giorgia Agata ed Elena Foresta insieme a Giovanna Rei ed Ester Gatta.
Hai qualche consiglio da dare ai giovani autori e registi?
Partendo dal presupposto che è un mondo molto complesso, la dritta che voglio dare ai giovani autori e registi salernitani e campani è quella di circondarsi di cose belle non solo esteticamente ma belle in senso più ampio. Vedere film attraenti, sperimentare nuovi linguaggi e discuterne con gli amici,creare dibattiti anche a costo di avere un pensiero differente da tutti perché è soprattutto così che nascono progetti e idee autentiche.