“Uno vicino a n’ato” è il singolo scritto da Francesco Di Bella e Dario Sansone.
Il brano è nato durante la quarantena. I due artisti hanno organizzato, con i loro allievi del laboratorio di songwriting “Canzoni alla mano”, degli incontri gratuiti online. Tra gli esercizi proposti c’era quello di formare coppie di autori: uno si sarebbe dedicato alla musica, l’altro al testo. In questo modo, ognuno si sarebbe potuto concentrare su un solo aspetto. A questo esercizio hanno partecipato anche gli organizzatori. Da qui, il singolo. Sansone si è occupato della musica e dell’arrangiamento e Di Bella del testo, in una serie di reciproci scambi e riflessioni.
“Uno vicino a n’ato” parla di libertà, la stessa che ci era stata tolta e che – forse – abbiamo imparato ad apprezzare proprio durante il lockdown.
In questa piacevole intervista ci hanno parlato di questo e non solo.
“Uno vicino a n’ato” è il vostro singolo, pubblicato per FullHeads / La Canzonetta Record. Il testo racchiude un accorato consiglio. Quale?
È impossibile rivelare cosa racchiude una canzone, è qualcosa che spesso si adatta alle conoscenze di chi lo ascolta. Ci sono diversi livelli di ascolto. Spiegare cosa significa vuol dire depotenziare un testo. Detto questo a livello più superficiale “consiglia” di riflettere sul significato della libertà individuale e quella collettiva.
Il brano nasce durante la quarantena. Ci raccontate la genesi?
Durante questo periodo di distanziamento sociale abbiamo incontrato online gli allievi del corso di songwriting che teniamo da un pó di anni, uno degli esercizi prevedeva di scrivere una canzone in coppia con un altro autore e ci siamo messi in gioco anche noi.
Alla fine, forse, sono serviti due mesi di lockdown per farci comprendere il vero sapore della libertà. Ma cosa è per voi questo valore?
Non lo so esattamente ma di certo non è quella di fare tutto quello che ti passa per la testa a scapito degli altri e di questo pianeta.
Anche nel mondo musicale si può lavorare in smartworking. Secondo voi comunicare tramite uno schermo cosa aggiunge e cosa toglie ad una canzone?
Uno spettacolo dal vivo resta insostituibile per l’empatia e lo scambio emotivo che avviene con il pubblico. Le dirette sono state un modo per restare collegati con la fanbase ma risulta difficile immaginare un futuro di concerti a distanza.
Questo è il primo brano scritto da voi a 4 mani. È stato difficile per voi unire i vostri mondi?
Non direi, il brano nasce all’interno di un laboratorio che conduciamo insieme e i nostri mondi sono sicuramente contigui.
La quarantena è stato un periodo difficile per tutti (immagino anche per voi)… Ma nel vostro caso è stato al contempo produttivo. Cosa volete portare con voi di quei 2 mesi e cosa vorreste invece completamente dimenticare (per quanto sia possibile)?
D. Vorrei dimenticare la paranoia in cui siamo piombati per la paura di poter mettere a repentaglio la salute delle persone care ma tenermi stretto il cinguettío degli uccelli nel silenzio di un umanitá “rallentata”.
F. Sono d’accordo con Dario, è stata un’esperienza che può averci insegnato tanto e in molti casi ci ha fatto capire quali sono le cose davvero importanti.
La musica live non sta vivendo un ottimo momento. Entrambi avete partecipato sui vostri social alla campagna #iolavoroconlamusica, in cui si chiede in sostanza che il governo operi per ridare dignità a tutte le persone che lavorano in questo mondo. Come e quando cambieranno le cose secondo voi?
Le cose cambieranno quando si darà maggior valore agli artisti in questo paese e si smetterà di dire : ah suoni? E di lavoro invece cosa fai? Comunque sicuramente in questo momento difficile c’è stata molta solidarietà con i lavoratori dello spettacolo e ci sono diverse iniziative a riguardo a cui abbiamo aderito, vedremo…
Restando in tema concerti… Quanto è importante per voi la dimensione live, il contatto diretto con il pubblico?
È la vita. È quello per cui continuiamo a fare questo mestiere.
Ci sarà un’altra collaborazione in futuro?
Probabilmente si perché ce ne sono state anche in precedenza.