E’ un amante del territorio e del suo lavoro. Il suo nome è Davide Sierchio, classe 1984, battipagliese.
Dopo gli studi in giurisprudenza si dedica completamente al teatro, oggi è formatore teatrale. Inizia per la prima volta a calcare le tavole del palcoscenico nel 2009, partecipando al Cut teatrale dell’Università di Salerno, con la direzione artistica del maestro Renato Carpentieri. In seguito la passione e il lavoro lo conducono ad una serie di partecipazioni teatrali e cinematografiche guidate da nomi importanti del mondo dello spettacolo italiano. Da Zeffirelli ad Albertazzi passando per Proietti. Nel 2014 collabora come attore con il regista napoletano Egidio Carbone ed altre produzioni indipendenti campane. Dal 2015 è formatore teatrale in ambito scolastico ed extrascolastico.
Scrive, produce e interpreta dal 2016 piccoli cortometraggi di genere didattico-educativo e sperimentale, uno su tutti: “Tieniammente” vincitore del noce d’oro al Bct di Benevento presieduto da Nicola Giuliano (Indigo Film) con l’istituto scolastico “Vittorino Da Feltre” di Napoli nel quartiere Barra.
Tra il 2019 e il 2020 ha prodotto erealizzato il suo primo cortometraggio dal titolo “Alters”, un omaggio al grande cinema muto di Chaplin.
Che cos’è per te recitare?
“Cosa non è? Recitare per me è vivere ogni giorno in perfetta armonia e disarmonia con se stessi. È un enorme e costante allenamento per sopravvivere alle maschere che la nostra società ci propone ogni giorno”.
Secondo te la professione dell’attore in Italia in che condizioni versa?
“In Italia da tempo,soprattutto al sud, la nostra professione non gode di buona salute. Ci sono troppe persone che si professano attori e sfruttano la loro immagine fino al midollo riducendo il tutto ad una farsa opaca,snaturando così il nostro lavoro. “La nostra è una missione” diceva qualcuno più bravo di me”.
Come valuti la situazione campana in ambito cinematografico e teatrale?
“Non la valuto, non sta a me valutarla. Posso dire solamente che ci sono pochi, pochissimi incentivi che partono dalla nostra regione per le nuove leve, vi sono giovani autori che purtroppo non avendo nessun santo in paradiso non riusciranno a scardinare così facilmente l’arduo mondo dello spettacolo. Mi duole dirlo, ma siamo indietro di una buona decina di anni rispetto ai nostri cugini francesi che hanno più attenzione verso il talento puro e vero,tutelandolo in tutto e per tutto”.
Tra i diversi maestri che hai incontrato sul tuo cammino artistico, qual’è o quali sono quelli che hanno un posto speciale nel tuo cuore?
“Non me ne vogliano gli altri, ma Albertazzi occupa un posto speciale nel mio cuore. Con lui ho compreso tutte le sfumature del teatro, dal dietro le quinte ai minimi dettagli del personaggio,elementi importanti che fanno la differenza in questo complesso mondo. E vi è un altro posto anche per il maestro Stefano Iotti a cui devo la mia prima formazione teatrale. È stato una guida importante per me, mi ha fatto capire il vero significato dell’essere attore”.
Puoi dirci qualcosa dei tuoi progetti futuri e dare qualche consiglio ai giovani attori che muovono i primi passi nel mondo del teatro e del cinema?
“Per quanto riguarda i progetti futuri, a breve mi rimetto in gioco come produttore su una storia molto particolare a sfondo sociale. Per i consigli, forse sono il meno adatto, ma l’unica cosa che mi sento di dire è quello di formarsi ed informarsi costantemente, con sacrificio e senza scorciatoie, perchè le scorciatoie ci deviano dall’obiettivo finale e a volte possono infangare la nostra reputazione artistica e ledere la nostra dignità umana”.