Cura del tumore, si cambia. Nasce la Rete oncologica campana

In Campania, nel campo oncologico, fino a oggi si è proceduto senza un’organizzazione appropriata: gli ospedali e i centri di riferimento hanno svolto la loro attività ad ampio raggio e privi di criteri scientifici standardizzati. Il 75 % ha svolto attività di diagnosi e cura senza attenersi agli standard necessari. 70 delle 92 strutture operanti. Anche i centri più piccoli e le cliniche private accreditate si sono fatti carico, con la copertura del rimborso regionale, di qualsiasi tumore. È stato consentito a un presidio che, ad esempio, trattava due, tre neoplasie della mammella all’anno, di continuare a svolgere attività oncologica pur senza adeguata competenza. Per far fronte all’andazzo, in una regione che detiene il livello di sopravvivenza oncologica più basso (a 5 anni dalla diagnosi per quasi tutti i tumori, nei maschi tocca il 50,2 per cento e nelle donne il 59), nasce la Roc, acronimo di Rete oncologica campana. Il Decreto commissariale sottoscritto da Vincenzo De Luca e inoltrato ad Asl, ospedali e cliniche accreditate, come riporta anche l’edizione odierna del quotidiano “La Repubblica”, definisce i centri abilitati e gli obblighi a cui devono attenersi presidi pubblici e cliniche accreditate per malattie tumorali. In sostanza, si provvede all’identificazione delle strutture abilitate alla gestione chirurgica dei tumori, e si stabilisce anche che ogni struttura deve rendere conto di un numero minimo di casi trattati ogni anno, requisito che determina esperienza, capacità e produttività. Una struttura abilitata alla cura di una determinata patologia può non essere autorizzata a trattarne altre. Un sistema in grado di rispettare l’individualità dei percorsi diagnostico- terapeutici. La cosiddetta competenza tumore- specifica. È stata stilata una lista di centri sotto osservazione che subiranno controlli ogni sei mesi dal team tecnico della Rete oncologica e, successivamente, sottoposti all’esame finale del 31 dicembre 2021. Se non avranno raggiunto i volumi minimi fissati, resteranno esclusi. Altro obiettivo è la significativa riduzione della migrazione extraregionale e della frammentazione regionale delle strutture abilitate ai trattamenti chirurgici specifici per sedi tumorali

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