Covid e spettacolo, un anno senza musica: “Noi artisti dimenticati”

“Non è per sempre”. Ha preso in prestito la bella canzone degli Afterhours, lo Stato Sociale, che nella serata duetti di Sanremo ha voluto lanciare un messaggio di speranza, insieme a Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli. Ma oltre alla voglia di normalità, anche il lungo elenco citato di locali simbolo nel Paese per la musica, chiusi per sempre o in attesa di capire quando e come si ritornerà alla normalità, suona come un cazzotto nello stomaco. E nel frattempo, mentre la campagna vaccinale procede lentamente, i contagi aumentano giorno dopo giorno, la musica resta praticamente ferma da un anno. Quattro artisti salernitani ci offrono la loro testimonianza.

“Si parla tanto di cultura associata al nostro Paese, però noi artisti siamo completamente dimenticati dallo Stato”. Piervito De Rosa, in arte Grisù, la definisce una protesta pacifica, ma più che altro un modo per farsi portavoce della situazione drammatica che ha colpito il mondo dello spettacolo, fermo ormai, da quasi un anno. “Eppure alcune soluzioni, una volta tornati in Zona Arancione, si potrebbero tentare. Ad esempio penso al successo riscosso dal Drive Live, un concerto in totale sicurezza che ho brevettato con la mia agenzia di spettacolo, che potrebbe permettere di respirare a tanti artisti, ma soprattutto alle maestranze, pure totalmente abbandonate. Si tratta di un evento basato sull’idea del Drive In, solo che invece che vedere un film, dalla propria autovettura si assiste a un live show su un palco. Lo scorso giugno si è tenuto a Pontecagnano ed è stato un grande successo, ma soprattutto la cosa è stata studiata nei minimi dettagli, auto distanziate tra loro in postazioni fisse, divieto assoluto di scendere dall’auto, possibilità di interagire suonando il clacson, lampeggiando con i fari. Certo il contatto con il pubblico è tutta un’altra cosa, però per il momento potrebbe essere una soluzione per riprendere a creare un minimo di indotto, perché c’è gente che con la musica ci vive e ci mantiene una famiglia”.  

Un anno fa eravamo rinchiusi per produrre il nuovo album – racconta Antonio Amatruda leader e fondatore dei Vico Masuccio -. Facevamo diverse serate, 50 almeno in estate, in inverno una decina almeno al mese, e l’unica cosa che ci sta portando del bene in questa stasi, è stata la voglia di fare. Oltre al nuovo album, cui stiamo lavorando e abbiamo quasi terminato, ho lavorato a uno spettacolo teatrale con Sergio Mari, con i suoi testi e la mia voce, oltre alla collaborazione di diversi artisti di spessore. Provo a vedere il lato buono delle cose, cercheremo di mettere fieno in cascina, per esporlo quando tutto sarà finito, e pian piano proveremo a riprendere da dove c’eravamo fermati, sperando che presto ritornerà come prima”. 

“Alla vigilia del primo lockdown, dopo un anno, poco è cambiato per il settore musicale. Siamo ancora fermi. Ciò nonostante non si smette di pianificare quello che un giorno sarà il ‘gran ritorno’, cercando di immaginare gli scenari e le dinamiche che caratterizzeranno la ripartenza. Quella della musica dal vivo che anima i locali notturni presumo andrà quasi di pari passo con quella del settore della ristorazione, uno dei più colpiti dalla crisi. Così come è successo agli inizi della scorsa estate non tutte le attività avranno modo di fare una programmazione di eventi sul medio/lungo periodo, in primis non potendo prevedere l’evolversi della pandemia, in più non tutte hanno gli spazi necessari per accogliere una band e garantire il distanziamento sociale, non tutte vorranno accollarsi il rischio di sostenere un’ ulteriore spesa dopo un periodo così duro, non tutte vorranno accollarsi il rischio di non poter poi gestire un flusso elevato di avventori che genererebbe assembramento. Alla luce di tutto questo credo che la ripartenza della musica nei locali sarà caratterizzata da formazioni in set acustico da 1,2 o massimo 3 elementi così da poter abbattere i costi, proporre un repertorio da ascolto (e non da ballo), ridurre l’ingombro all’interno dei locali“, il pensiero di Marco Frimale, chitarrista di diversi gruppi tra i quali anche Indieficio, uno dei più attivi sulla scena fino al lockdown.

Giovanni Marino, pianista dei Lògipop, ci racconta la sua esperienza. “L’ultimo live prima del lockdown del 2020 risale ormai ad oltre un anno fa: era giovedì  5 Marzo, e con i “Lògipop” – tribute band ai Lùnapop e a Cesare Cremonini – eravamo di scena in un noto locale della provincia di Salerno, che aveva proprio nel giovedì la sua serata di punta. Ricordare il pub pieno di ragazzi saltare e cantare davanti (alcuni anche addosso) a noi, e provare ad immaginarlo oggi, sembra impossibile. Qualche giorno dopo avremmo dovuto esibirci per la “Festa della Donna” in un altro locale ma il pomeriggio di quell’8 Marzo, arrivò il messaggio del proprietario, il quale ci comunicava l’annullamento della serata. Durante la quarantena, per tenerci “musicalmente vivi”, ci siamo organizzati con delle registrazioni casalinghe nelle quali abbiamo suonato, ognuno dalla propria abitazione, le canzoni più significative del nostro repertorio. Con l’arrivo dell’estate, c’è stato un lento e graduale ritorno alla realtà, interrottosi, purtroppo, di nuovo ad ottobre. Nella solita foto pubblicata su Facebook post-serata (1 Ottobre 2020) scrivevamo: “Dal caricare le auto con gli strumenti al soundcheck, dalla cena al live, dalle canzoni cantate a squarciagola alla foto di rito di fine serata… ci era mancato tutto, per troppo tempo!!! È stato bellissimo ritrovarci e ritrovarvi”. Siamo a Marzo 2021 ed è tutto, di nuovo, fermo, senza alcuna certezza su date di una possibile ripresa. L’unica certezza che abbiamo è proprio quello che abbiamo scritto lo scorso ottobre, tutto quello che ci è mancato in questi mesi, quanto ci siamo mancati come band e quanto ci sono mancate tutte quelle consuetudini che rientrano nella routine delle nostre serate. Ma come dice il nostro Cremonini, “Domani sarà un giorno migliore”, e abbiamo il dovere morale di fare il possibile affinché sia così“.

Fonte foto: stonemusic.it

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