Giornate senza calma di vento, imperversa il timore per il Coronavirus e le antenne della pubblica opinione sono totalmente calamitate dalle dinamiche di una psicosi che, rapportata alle ultime notizie che arrivano da Lombardia e Veneto, monopolizza le attenzioni degli addetti all’informazione e – per stretta proprietà associativa – degli utenti. Il Ministero della Salute capeggiato da Speranza, per forza di cose, è quello più sollecitato dall’incalzare degli avvenimenti. Ora per ora, come naturale che sia, aumenta il numero dei coinvolti e le testate nazionali si riscoprono fautrici di graduatorie – fini a se stesse – in cui l’Italia risulta il terzo paese per numero di contagi, scatenando finanche la preoccupazione degli altri paesi europei. Intanto si susseguono riunioni fiume nella sede capitolina della Protezione Civile e, mentre i cittadini riproducono scenari apocalittici svuotando le corsie dei supermercati, vengono lanciati accorati appelli all’unità nazionale da parte del Premier Conte destinati a quelle opposizioni di cui appena i due terzi della coalizione di centrodestra ha risposto presente, l’unico a non essersi degnato di risposta – non lasciatevi stravolgere dalla sorpresa – è come al solito Matteo Salvini. Il leader padano continua imperterrito – con l’indole dell’orologio a cucù intento a segnare l’odio più che le ore – a puntare il dito contro presunti barconi colmi di contagiati, non avvedendosi che il ricercatissimo paziente 0 con molta probabilità non proviene dai tanto temuti paesi in cui sono i riti sciamanici a scandire il tempo e le nascite ma da luoghi in cui perfino il sacramento del battesimo viene conferito con le sacre acque del Po. La sete di continui aggiornamenti non aiuta, tutt’altro, è aggravata dalla condotta non propriamente etica di alcune testate devote al “clic” più che all’informazione e alimenta il terrore fungendo – in una mostruosa conta dei contagi – da mero pallottoliere delle disgrazie. Il clima di caccia all’untore ci proietta alla calda estate del 1630, il parere degli esperti sfuma nell’assurdo viavai di stoccate propagandistiche e tesi complottiste varate dai grandi esperti in immunologia laureati all’università della strada (viene quasi da sperare che venga concesso un rigore discutibile alla Juventus affinché i temi del dibattito vertano su strade più conosciute ma, nell’ora più buia della terza repubblica, anche la FIGC decide di serrare le gradinate e le bocche).
La mole di lavoro risulta proibitiva per le altalenanti fortune di un governo giallo-rosso che, oltre a doversi preoccupare di intensificare i controlli igienico-sanitari si deve guardare dalle offensive provenienti dalla lesta baionetta di Salvini e tenere a freno la stucchevole parlantina di un Matteo Renzi – in preda a uno dei continui attacchi di megalomania – vestito con gli stracci del Cola di Rienzo formato nuovo millennio, intento a minacciare l’ennesima scissione, cullando la pretesa di tenere in scacco le sorti dell’esecutivo pur essendo a capo di un partito appena costituito (Italia Viva), composto da una manciata di anime che fanno del veleggiare parlamentare l’unica fonte di sostentamento. Fino alla settimana scorsa – prima ancora che le preoccupazioni confluissero verso gli inesplorati sentieri della virologia – sui tavoli del Ministero degli Interni, Luciana Lamorgese, coadiuvata dal premier Conte, dal guardasigilli Bonafede, da un pool composto da PD, Leu, M5S e sparute figure pronte al dialogo di Italia Viva tentavano di giungere ad un trait d’union condiviso per modificare i decreti sicurezza di salviniana memoria. Per ora, nonostante le ultime vicende abbiano provveduto a silenziare tutte le altre tematiche, si è in una fase istruttoria: quella che, in attesa di mettere tutti d’accordo e conferire nuove sfumature legalitarie ai decreti, si pone come obiettivo principale quello di affievolire – o sfrangiare di netto, a seconda dei casi – gli strascichi prodotti un’estate fa dalla Lega che, sostenuta dalla politica del capo reclino tanto cara ai 5 stelle 2.0 , avallò un insieme di normative funzionali esclusivamente ai discorsi propagandistici dettati dal carroccio oltre che definite preoccupanti dall’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati ed in aperto contrasto con i fondamenti della nostra Costituzione.
Un insieme di provvedimenti in aperto contrasto – secondo quanto prontamente comunicato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – con le norme costituzionali. Le norme, tutt’ora in vigore, sono in attesa di essere derubricate o semplicemente smussate, fra cui l’inasprirsi delle sanzioni per le Ong che varcano i confini di spuma delle acque territoriali, la chiusura degli SPRAR (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che ha tristemente contribuito a rendere fuorilegge oltre 80mila richiedenti asilo e lasciare senza lavoro centinaia di addetti. A chiudere il quadro ecco che giungono dozzine di misure anti-libertarie di varia natura volte, nella maggioranza dei casi, ad imprimere una sonora svolta giustizialista al paese del garantismo e dello stato di diritto per accompagnare al patibolo di un’opinione pubblica – ormai acefala e votata al disprezzo – legioni di novelli pendagli da forca. Dottrina grondante odio e continuo bombardamento propagandistico da parte del truce Matteo. La dote corrisposta al paese è il caos, un caos dettato da decreti assolutamente non destinati ad un percorso di crescita programmatica bensì prestati ai cannoni di una involuzione autoritaria che non concede dubbi di sorta.
Si attendono pertanto aggiornamenti dal fronte parlamentare anche se, nelle ultime ore, le fresche fonti degli algoritmi tendono a destabilizzare le coscienze di una popolazione che, ora avviluppata dalla paura del morbo e non più da malcelati rancori verso il diverso, si inoltra con fierezza nel tutti contro tutti, fra le fauci mediatiche di un’epidemia 3.0.