La scelta di ridurre dal 75 al 50% la percentuale di attività che si svolgeranno in presenza nelle scuole superiori è stata soppiantata, a due giorni dalla scadenza, dalla decisione di rimandare l’apertura all’11 gennaio, apertura che, a sua volta, dovrà essere confermata dopo la valutazione dei dati nel prossimo week end. Già nelle ore precedenti questa ultima delibera governativa, diverse Regioni si erano mosse autonomamente e, con un effetto a catena, avevano annunciato lo spostamento della riapertura in febbraio. Secondo Comitati e genitori, il governo appare sempre più incapace di gestire la situazione e la scuola, proprio quando viene abbandonata alla deriva, diviene terreno primario di uno straniante e improvvido conflitto politico-istituzionale: per il regolamento di conti tra le forze politiche di governo così come per l’affermazione nei fatti di una balcanizzazione del Paese parallela al processo di rafforzamento dei poteri della conferenza Stato-Regioni. Bersaglio della mobilitazione anche il mondo sindacale che, attraverso raccolte di firme, tavoli di concertazione regionali e prese di posizione a livello nazionale, si è mosso compattamente per chiedere di bloccare la ripresa delle lezioni in presenza in nome della salute e della sicurezza.
Nel frattempo, in relazione al programmato ritorno in presenza nelle scuole, compatibilmente con la situazione epidemiologica, la Regione Campania ha chiesto e ottenuto l’invio di 350.000 test antigenici, che arriveranno alla fine di questa settimana. In tempi brevi sarà definito un programma di screening a tappeto per il personale scolastico, e anche per i lavoratori del trasporto pubblico.
Comitati e genitori si sono dati appuntamento in piazza Trucillo, nel piazzale appartenente alla scuola elementare “Matteo Mari”, nel quartiere Torrione, a Salerno, per manifestare contro la decisione di Governo e Regioni di rimandare nuovamente la ripresa delle attività didattiche in presenza.
Il Comitato Priorità alla Scuola esprime di nuovo la sua indignazione per il trattamento riservato al mondo della scuola. Di seguito il testo integrale del comunicato.
Eravamo preparati: inutile contare sulle promesse di un governo che, del resto, aveva cominciato a rimangiarsele prima ancora di Natale. Gli striscioni lasciati davanti alle scuole il 23 dicembre parlavano chiaro e noi le promesse le manteniamo: ci rivediamo il 7 gennaio, continua la nostra mobilitazione permanente. Il disprezzo che le istituzioni hanno verso il mondo della scuola si manifesta anche con il tempismo nell’annunciare le proroghe della chiusura: sempre poche ore prima della agognata riapertura, rendendo così inutile il lavoro svolto in ciascun istituto, vane le attese di insegnanti, personale ATA, studenti-esse e famiglie. Dall’estate la scuola è stata prostrata da richieste di adeguamento continue e contraddittorie, in spregio a ogni vitale programmazione, sia sul piano strettamente organizzativo che su quello pedagogico. Così facendo questo governo ha minato quotidianamente la residua credibilità della scuola pubblica, già mortificata da decenni di tagli ai finanziamenti e di marginalizzazione nell’agenda politica. Basta con la retorica della scuola che non ha chiuso: le scuole sono aperte quando allievi-e e insegnanti ci sono dentro insieme, altrimenti sono chiuse e basta. La scuola aperta è quella che insegnanti e studenti-esse di PAS hanno fatto in strada a partire da novembre. Non intendiamo accettare in silenzio la dissoluzione del secondo anno scolastico di fila, né che la proroga della chiusura stia diventando scontata e “naturale”. Non intendiamo accettare il deserto sociale che questa classe dirigente sta apparecchiando per il nostro immediato futuro. La notizia di oggi è che, malgrado tutto, Priorità alla Scuola non rinuncia a farsi sentire.
Le scelte del governo e degli amministratori locali sono fatte, al solito, sulla pelle dei e delle minori, ignorando deliberatamente quanto sempre più voci autorevoli denunciano, ogni giorno: la dispersione e l’abbandono scolastico sono in aumento; si registra un incremento esponenziale di disagio psicologico e psichiatrico dei giovani, legato inequivocabilmente alla persistente chiusura delle scuole. È evidente che la scuola ha una funzione di presidio della salute mentale individuale e sociale; aspettiamo che, di fronte alla crescita del numero dei suicidi e dei tentativi di suicidio, delle manifestazioni di sintomatologie gravi (disturbi del pensiero, deliri e allucinazioni), si annunci la Psicologia a Distanza. Ripetiamo, sulla base degli studi scientifici più accreditati, che la scuola non è un luogo prioritario di contagio e la chiusura delle scuole – a meno che non sia accompagnata da un lockdown totale – è una misura che non ha nessuna efficacia per il contenimento della pandemia. I danni cognitivi, psico-fisici e socio-economici provocati dal protrarsi della didattica a distanza sono gravi e ormai rischiano di essere irreparabili.
La nostra battaglia continua: per aprire la scuola, per tenerla aperta e per migliorarla, sapendo che finché resterà chiusa e in DAD non sarà messo alcun freno alla deriva, non ci sarà nessun miglioramento, non sarà investito un euro.
La scuola deve essere aperta, e per questo chiediamo:
– uno screening completo della comunità scolastica (docenti, ATA, studenti) affinché la scuola possa riaprire in sicurezza;
– che il personale scolastico ad alto rischio sia considerato prioritario nella fase 1 dell’agenda vaccinale. La scuola chiusa da quasi un anno deve ripartire dall’accoglienza e dal recupero: si tenga conto di quanto studenti e studentesse hanno passato in questi mesi. Per questo chiediamo: – che le scuole riaperte non diventino un “verifichicio”, sprecando il tempo in presenza solo a uso di compiti e valutazioni; il tempo in presenza sia il tempo di ricostruire i rapporti; – che vengano annullate le prove INVALSI di quest’anno.