Il BAI a Salerno ha il merito per tanti versi di essere stato uno degli apripista nel capoluogo di provincia a iniziare dei discorsi relativi al bere birra di qualità e a fare da alfabetizzazione e promozione delle eccellenze della produzione brassicola italiana, diventando parte integrante del fenomeno della birra artigianale che negli ultimi anni sta trovando sempre più spazio e volumi in tutta Italia. Nel difficile mare magnum della proposta birraria, sempre più sovrabbondante, sono ancora troppo poche le attività in grado di fare una giusta selezione dei prodotti, consci delle problematiche e dei punti di forza del mondo che gira intorno al concetto di birra artigianale (il più importante dei quali è il fatto che essere una birra artigianale non è indicatore sufficiente per stabilire una birra di qualità, e al proliferarsi dei microbirrifici questo fenomeno sta diventando sempre più pressante), e il BAI negli anni si è impegnato a iniziare a costruire, insieme ad altri, un percorso difficile ma intenso di creazione di un nuovo pubblico consapevole.
È perciò con gioia che abbiamo accolto questa “festa”, organizzata dal BAI al Parco Pinocchio lo scorso fine settimana, che ha portato nel parco cittadino una selezione di alcuni dei birrifici più meritevoli del territorio nazionale, dal locale (con la consueta certezza di Birrificio dell’Aspide, il quale ha proposto tra le altre un’interessante farmhousesaison, esperimento su cui Enzo Serra sta lavorando da un po’ di tempo, fino alla sempre eccellente Zarina, che già avevamo ri-provato a Birra in Villa) ad esperienze anche di peso del Sud (come la pugliese Birranova) e del resto d’Italia (Lariano o Hammer, per fare degli esempi). Il pubblico ha risposto bene all’evento, accorrendo in massa in questa cornice, testimonianza della voglia di bere bene e di qualità, mission dell’evento come sottolineato dall’organizzatore Luigi (ma per tutti Gigi) Manzo, che possiamo dire abbia vinto questa scommessa, in attesa di future edizioni.
Tra le birre provate, sono senza dubbio da segnalare la Workpiece, smokedporter di Hammer, che si conferma uno dei birrifici di riferimento della scena italiana per la correttezza dei suoi prodotti e per la sua alta bevibilità, oltre che la IGA di Birranova, acronimo di ItalianGrape Ale, ovvero uno stile birrario nato in Italia che consiste nell’addizionare alla birra mosto d’uva, in questo caso Moscato prodotto dall’azienda Polvanera di Gioia del Colle, uno dei punti di riferimento per il settore vinicolo (tra l’altro l’azienda produce quasi 1 milione di bottiglie interamente certificate biologico, una best practice nazionale sotto questo aspetto) della zona di Gioia del Colle, area famosa al pari con Manduria per la produzione di Primitivo. La birra ha una notevole complessità, enfatizzata dalla nota dolce della bevuta, ma allo stesso tempo una facilità di bevuta notevole. Anche la Baskerville, tripel di Foglie d’Erba, aveva delle potenzialità interessanti, mentre purtroppo duole notare qualche prodotto non all’altezza del resto della manifestazione, come la Hello Speck di La Fucina, i cui sentori affumicati tipici dello stile (è una Rauch) erano molto appiattati in una bevuta un po’ anonima, o il sidro di mele di Perugia, dalla nota sia olfattiva che gustativa fortemente zolfata, indice di qualche problema di lavorazione della birra.
Note negative che comunque non tolgono nulla alla forza di questa manifestazione, che prosegue il discorso verso un consumo consapevole e di qualità; discorso col quale, ovviamente, ci troviamo d’accordo, e che speriamo prenda sempre più piede sul nostro territorio.