Il pm Catello Maresca ha chiuso con 34 richieste di condanna la requisitoria al processo nei confronti dei militanti del movimento neofascista CasaPound e di altre sigle come Blocco studentesco. “Siamo di fronte a un gruppo che in un determinato momento storico, fra il 2010 e il 2011, ha fatto della lotta armata e della “caccia al compagno” la sua ideologia”, è l’accusa. Per il pm sussistono le ipotesi di associazione sovversiva e banda armata, essendo il gruppo ispirato da “un’ideologia che cerca lo scontro e si propone di affermare violentemente i propri ideali”. Qualora la Corte presieduta da Alfonso Barbarano non dovesse condividere l’impostazione giuridica sulla sussistenza delle ipotesi di associazione sovversiva e banda armata, gli imputati, secondo la Procura, dovranno comunque essere ritenuti responsabili di associazione per delinquere “semplice”. In tal caso, la pena per i principali protagonisti delle vicende potrebbe ridursi, ma non al punto da scongiurare i cinque anni di reclusione cui comunque andrebbero incontro gli imputati che l’accusa considera “capi e organizzatori”. Alla sbarra anche due salernitani, il 38enne Alessandro Mennella, di Maiori, e il 28enne Raffaele Di Lieto, del capoluogo. Per quest’ultimo il reato contestato è quello di rissa e porto oggetti atti a offendere. E mentre la difesa, a partire dall’udienza del 10 settembre, proverà a smontare l’impianto accusatorio, il pm Maresca ha depositato agli atti una memoria di 1200 pagine, nelle quali ripercorre e analizza le indagini sugli scontri violenti verificatisi nel 2011 a Napoli nei pressi dell’Università. Nelle memorie sono riportate anche le intercettazioni ambientali realizzate nella sede napoletana di CasaPound. Discorsi in cui veniva evocato con una certa frequenza Adolf Hitler e il suo “Mein Kampf”, in cui le invettive contro gli ebrei degeneravano in un intenso farneticare circa la possibilità di appiccare il fuoco agli esercizi commerciali da loro gestiti e di violentare le ragazze.