Gli enti che erogano servizi fondamentali come la sanità pubblica e il governo del territorio, accusano la mancanza di oltre 100 mila lavoratori. Il vuoto da colmare registrato nei ministeri è pari a 18mila unità. Nelle agenzie fiscali occorrono oltre 7mila persone per raggiungere quel fabbisogno minimo in grado di garantire un efficace contrasto all’evasione fiscale. Numeri ai quali bisogna sommare le uscite per pensionamento, nei prossimi anni stimate attorno alle 500mila. Sono alcuni degli allarmanti dati diffusi di recente, che fotografano lo stato in cui versa la Pubblica Amministrazione. Un settore in cui i giovani costituiscono appena il 2,8% del totale (90mila under 30, quasi la metà arruolati nelle forze armate), e gli anziani, incentivati da quota 100, propendono sempre di più per il pensionamento. In questo scenario, lo sblocco del turnover di compensazione non basta a far ringiovanire la PA. Le stime della Fondazione studi dei consulenti del lavoro parlano di un tasso di turnover complessivo pari al 37%. Significa che nel pubblico, a fronte di 315mila uscite con quota 100, dovrebbero essere poco più di 116mila gli ingressi di giovani under 30. Secondo una proiezione della Ragioneria dello Stato, per abbassare la media dei dipendenti pubblici e per scongiurare il collasso dei vari comparti, occorrono 205mila giovani, una spesa che ammonterebbe per le casse dello Stato a circa 9,7 miliardi. Cifre irreperibili, considerando oltretutto che i concorsi pubblici sono stati congelati fino a novembre per motivi di bilancio. E che non saranno in grado di coprire in tempi ragionevoli il turnover. I sindacati hanno suggerito il ricorso alle graduatorie degli idonei, ma il governo non sembra intenzionato ad adottare la linea. Si calcola un’emorragia di circa 23mila medici in tre anni nel Servizio sanitario nazionale, causata dal raggiungimento dei limiti per la pensione e aggravata dagli effetti della quota 100. Forte preoccupazione anche dai sindacati della scuola, comparto in cui le previsioni suggeriscono un numero altrettanto corposo di uscite. E nei comuni, soprattutto campani, si assiste a un esodo senza precedenti: il pensionamento dei “quotisti” potrebbe infliggere un colpo mortale visto che la Campania detiene il record italiano dei pensionamenti naturali nei Comuni entro il 2021: 12.574 sul totale nei municipi italiani di 71.480. Con una ricaduta immediata e ineludibile sui servizi. A questo si aggiunge la situazione riguardante il rapporto tra i pensionati e i lavoratori nel nostro paese, un rapporto di due pensionati per ogni tre lavoratori. Un rapporto destinato inesorabilmente a peggiorare entro il 2038. Infatti, è stato stimato che, tra vent’anni, potremmo avere in Italia un pensionato per ogni lavoratore.
Quota 100, la misura fortemente voluta dalla componente leghista del governo, grava sulle casse dello Stato contribuendo al debito pubblico che pagheranno le future generazioni. Rivela, già a partire dallo sconquasso provocato nel sistema pubblico, e con il depotenziamento dei servizi che ne consegue, tutta la miopia di una politica senza visione, abile a parlare alla pancia del paese, meno a porsi il problema di governare i fenomeni.