Difficile chiedere un miracolo a San Siro, forse sarebbe meglio rivolgersi direttamente a San Matteo. Che sé alla Scala del calcio luci non ne accenderanno più, per dirla alla Vecchioni, allora la speranza, per dirla invece alla salernitana maniera, è quella di provare a chiamare in causa il nostro Santo Patrono, della serie “Pensaci tu”.
Della partita da raccontare, c’è poco e nulla. A tratti non lo è parsa nemmeno, una vera partita, e non per il risultato finale che recita un tabellino fin troppo benevolo, quanto per la disarmante semplicità con la quale il Milan si è ritrovato a gestire un impegno che è diventata tappa d’avvicinamento alla super sfida con il Liverpool.
No, non ci si aspettava risultato utile, né tantomeno prestazione capace di far ricredere tifosi e addetti ai lavori sul valore di una rosa che si dimostra ancora una volta incapace di provare a essere all’altezza della massima serie, e non solo per demeriti dei calciatori, quanto di un management che ha fallito sotto ogni punto di vista.
Alla formazione di Stefano Pioli è bastato corricchiare, trotterellare, giochicchiare, per trovarsi avanti di due reti dopo pochi minuti, per poi fallire diverse palle gol prima di tirare il freno a mano, più per gestire energie fisiche e mentali in vista della Champions che per reale rispetto nei confronti della Salernitana.
La sensazione, nemmeno troppo velata, era che gli stessi calciatori fossero pienamente coscienti di non poter mai rimettere in discussione la gara, e che bisogno d’infierire proprio non ce n’era. E noi? Ci ritroviamo a raccogliere i cocci, il popolo granata si ritrova ad incassare per l’ennesimo weekend di fila i complimenti di tifosi avversari, media nazionali, e appassionati del mondo curvaiolo, senza però tornare a casa con punti in classifica, prestazioni degne del proprio attaccamento, ma soprattutto segnali che possano portare a sorridere.
Non ce ne vogliano i diretti interessati, il cui impegno è stato pienamente elogiato anche in passato, ma presentarsi nello stadio più prestigioso del calcio italiano con un centrocampo composto da Di Tacchio e Schiavone non è ammissibile. Il livello, per loro come per molti altri interpreti, è semplicemente troppo alto, e la colpa, superfluo ribadirlo, è di chi li ha ritenuti in grado di poter competere a certe vette, mai toccate prima in carriera.
Mortificante è vedere Franck Ribery, a sua volta mortificato da un contesto tecnico poverissimo, costretto a un mero lavoro di copertura in fase di non possesso, quasi come un ragazzino qualsiasi messo in mezzo nel torello dei palleggiatori rossoneri. Di palloni per provare a incidere nemmeno l’ombra, la sensazione costante è quella che il francese provi a spiegarsi in una lingua calcistica che i compagni non solo non sono in grado di parlare, ma forse nemmeno di comprendere.
Della partita di ieri, da salvare poco e nulla. Oggi va in scena una partita più importante, quella che il campo ha per l’ennesima volta ribadito essere fondamentale per provare a partecipare con dignità a quel che resta di questo campionato di serie A, ma soprattutto a garantire dignità a una tifoseria che sta dimostrando il suo valore sui gradoni di mezza Italia.
La speranza, superfluo dirlo, è che non ci sia l’ennesimo rinvio di una gara nella quale è racchiuso il presente, ma soprattutto il futuro della Salernitana.
foto tratta da Rai Sport